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COVID-19

Oss no vax sospesa dal lavoro: Preferisco morire di fame

di Redazione Roma

Dipendente in una Rsa piemontese, l’operatrice socio sanitaria non retrocede. Il vaccino fa male, non è sperimentato e ci nascondono il numero delle vittime. E mentre l’assessorato alla Salute dell’Emilia Romagna smentisce che la regione abbia il record di sanitari no vax, la Valle d’Aosta invia le lettere con le diffide.

In Italia oltre 45mila operatori sanitari non si sono ancora vaccinati

Quello dell'OSS di Ivrea che a vaccinarmi non ci penso proprio non è un caso isolato tra i sanitari

Preferiscono rimanere senza stipendio e fare ricorso. E, in alcuni casi, meglio morire di fame che vaccinarmi. Come ha ammesso al telefono – e ne parla a “La Stampa” – una Oss 50enne che lavora in una Rsa a ridosso di Ivrea, in Piemonte. Anche se sarebbe meglio usare il tempo imperfetto.

L’operatrice socio sanitaria, infatti, “lavorava”, considerato che da un paio di mesi è stata sospesa dal servizio e – al pari di altri suoi colleghi sanitari no vax – lasciata a casa senza percepire lo stipendio. A seguito dell’entrata in vigore della normativa sull’obbligo del vaccino, ad aprile, la direzione della struttura ha intimato ai propri dipendenti di non sottrarsi alla vaccinazione.

La donna, invece, continua a rifiutarsi (circa la metà delle colleghe non voleva, ma poi per paura ha ceduto. Io rimango l’unica sulla mia linea), dando mandato al proprio legale di contestare il provvedimento. Resiste e persiste, l’operatrice socio sanitaria no vax. E non intende retrocedere di un solo millimetro dalla propria presa di posizione. Il vaccino danneggia, non risulta sperimentato e la lista dei decessi è molto più lunga di quanto ci dicono, dichiara. E quando le viene chiesto quale sarà il prossimo passo, l’Oss non ha dubbi: Vaccinarmi? Continuo proprio a non pensarci.

Si può pensare che questo sia un caso isolato, ma non è così. E mentre da nord a sud Italia hanno preso il via le sospensioni, da parte delle aziende sanitarie, degli operatori no vax – con lo stesso governatore del Piemonte, Alberto Cirio, che non ritiene eccessiva l’ipotesi di licenziamento per chi conferma la volontà di non sottoporsi al vaccino – i dati della struttura commissariale sono più che chiari: nel nostro paese oltre 45mila operatori sanitari non si sono ancora vaccinati.

Nella maggior parte dei casi parliamo di Oss che lavorano all’interno di residenze sanitarie assistenziali; in misura minore di infermieri e poi ancora di medici. Tra i 45mila, va precisato, ci sono quelli che hanno avuto il Covid negli ultimi 180 giorni e coloro che hanno problemi di salute. Ma la situazione nel complesso desta però perplessità.

È l’Emilia Romagna la regione con più infermieri e medici non ancora vaccinati: mancano ancora 14.390 operatori sanitari (7,8% del totale). Seguono la Sicilia, dove 9.214 infermieri e medici non sono stati ancora vaccinati (6,52% del totale) e la Puglia con 9.099 (6,50% del totale). Nella provincia autonoma di Trento i non vaccinati sono 2.205, ma – qui il dato è assai curioso – costituiscono l’11% del totale. Ma sull’Emilia Romagna interviene l’assessorato alla Salute della Regione (già due mesi aveva esortato i refrattari, rimarcando il rilascio di una circolare che prevedeva la possibilità di trasferimento nel caso di mancata vaccinazione), che parla di altri dati: Dalle nostre verifiche, i segnalati a rischio sospensione sono circa 5mila: al momento non è scattato alcun provvedimento, poiché l’iter è lungo e articolato.

Risalendo lo stivale, l’Usl della Valle d'Aosta ha inviato la lettere con le diffide e le relative prenotazioni a luglio, a circa 220 operatori sanitari non ancora vaccinati contro il Covid-19. Obbligati, appunto, ai sensi del Decreto legge n. 44/2021 (“Misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da Covid-19, in materia di vaccinazioni anti Sars-Cov-2, di giustizia e di concorsi pubblici”). Allo stato attuale risultano non avere ancora ricevuto il vaccino circa 80 infermieri e 140 oss in tutta la regione, inclusi gli enti locali. Quasi tutti i medici, invece, risultano essersi vaccinati.

Giornalista

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