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COVID-19

Le persone hanno bisogno di persone con il naso di gomma

di Monica Vaccaretti

Da qualche mese al posto del pulmino dell'Esercito mandato in missione dal Generale Figliuolo nel padiglione dei vaccini è parcheggiata un'ambulanza. È arrivata un'altra compagnia. I dottor Clown. Quelli italiani che si ispirano al medico americano interpretato da Robin Williams. Ma quelli vicentini lo hanno conosciuto davvero Pach Adams, sono andati persino oltreoceano per imparare l'arte della medicina che cura anche con un sorriso.

Perché ci sono dei Clown al centro tamponi di Vicenza

I clown sono stati chiamati qui dalla Direzione dell'Ulss Berica, in un progetto della Psicologia Ospedaliera. Hanno il mandato di alleviare, nel modo più bello che loro sono e sanno fare, il disagio dei bambini che vanno al Centro Tamponi per un controllo se sono sintomatici e per un contatto positivo a scuola o in famiglia. I bambini li cercano, sanno che ci sono ad accoglierli sin dall'ingresso con i palloncini a forma di fantasia. Se sanno di dover tornare, portano loro un disegno. Per ringraziare. Come si dice grazie agli amici che tengono a noi. Che ci fanno stare bene.

Mi scopro ad aspettarli anche io, mi ritrovo ad osservare i loro gesti quando ho un momento tra un tampone e l'altro o quando li vedo all'opera accanto a me e al bambino che piange o è spaventato dalla situazione, dal posto e dal bastoncino infilato in bocca e nel naso. Mi fanno compagnia, fanno sorridere anche me. Fanno sorridere anche gli altri infermieri in prima linea. Su tutte le linee aperte. E non è davvero cosa da poco. A volte ci basta un po' di musica per alleggerire l'atmosfera e sentire meno caldo dentro le tute e sotto la visiera.

Lo scopo delle nostre azioni è portare umanità a chi soffre aggiungendo un po' di sano umorismo

Sono le otto della domenica mattina in Fiera, tengo sonno e pensieri mentre ho un gran da fare tra antigenici rapidi di prima seconda e terza generazione, provette rosse e tamponi molecolari. I vicentini sono mattutini, sono già in fila. Il contagio li sorprende ancora a casa, in ufficio e chissà dove. Si contagiano tra amici parenti e colleghi, si chiedono perché.

Il buongiorno che scaccia il malumore e la preoccupazione per la pandemia stamattina mi arriva alle spalle. Riconosco la voce della dottoressa Titti, quella buffa con le antenne a forma di mani viola sulla testa e il pupazzo Romeo sempre tra le braccia a cui presta la voce, fa tanto ridere i bambini. Oggi ha il naso rosso che le cade sul collo e un peluche rotondo, rosa e peloso, infilato in una mano.

Scoppio a ridere quando riconosco il Covid-19. Ha persino le proteine spike verde. Il suo nome è Virus, soltanto la Regina ha la Corona, Titti ha quella simpatia contagiosa che io non ho. Mi piacciono le anime che fanno ridere la mia. Mi piacciono le persone che stanno dentro il camice bianco dipinto a mano con i pennarelli colorati. Che dormono soltanto poche ore, come lei, dopo aver fatto il turno di notte, per venire qui ad accompagnare i bambini che devono eseguire il tampone. Lo fa con il sonno addosso mascherato dal trucco tipico dei pagliacci.

Vedo solo occhi buoni e non occhi cerchiati di bianco. Lo fa con un sorriso, la magia, la fantasia. Doc Titti è una infermiera come me nella vita seria, ma ha il naso di gomma sulla punta della ffp2 nella vita che dona allegria. Arriva e se ne va dondolando e l'ultima cosa che vedo di lei quando lascia il padiglione della fiera è il suo camice svolazzante con i Looney Tunes. Quelli che piacciono a me.

Buffo significa buono, felice, benedetto, fortunato, gentile e portatore di gioia. Indossare un naso di gomma ovunque io vada ha cambiato la mia vita

Raj è il dottor Eeega. Imparo che in India si dice Eee per dire cheese quando ci si mette in posa per una foto. E ga è una parola che da sola non vuol dire niente ma vuol dire tutto quando si associa con affetto al nome di un amico. Ha la pelle d'ebano e la voce, una sottovoce, gentile, tipica della gente d'Oriente. Ha la sua terra nell'incarnato e nel cuore. Sognava da bambino di essere un circense e lo è diventato nelle migliori scuole d'arte d'Occidente, dalla città del Gianduiotto alle rive della Senna. Ha sulle gambe la leggerezza e la grazia tra le braccia. Il corpo si muove come fosse senza peso e senza gravità, come nell'aria o nell'acqua.

Si avvicina lentamente ai bambini che attendono guardandosi attorno e tenendo per mano la mamma o il papà mentre registrano l'impegnativa. Talvolta saltella, fa un salto improvviso come se i piedi schiacciassero una pallina che suona, il bambino sorride. A volte gioca a nascondino dietro uno dei pesanti pilastri color dell'antracite che sorreggono la Fiera, il bambino lo rincorre per prenderlo per il gilet e i pantaloni che sfuggono inciampando.

Spesso va loro incontro improvvisandosi mimo oppure va avanti indietro difronte alle linee degli ambulatori infermieristici in sella ad una minuscola bicicletta rossa. Mi racconta che per non cadere bisogna stare in equilibrio e con il baricentro ben postato. Come nella vita, penso. Su quei pedali ha la leggiadria, la simpatia ce l'ha nel sangue.

Quando balla Jerusalema mi fa ballare i piedi stando ferma davanti alla mia linea numero 3. Fa il giocoliere, perdo il conto di quante palline sa far girare. Il suo cappello rosso fa un volo insieme ad altri cinque di tutti i colori e poi la sua testa se lo ripiglia coprendogli i riccioli neri. Arriva e se ne va in sella al mono ciclo, ci vuole acrobazia per le entrate e le uscite di scena.

Le persone hanno bisogno delle persone

Doc Sauro parla poco ma fa tanto. Basta esserci. Ti basta guardarlo per pensare che la vita è bella. Ai bambini piace per il lungo telefono della doccia che lui usa come un fonendoscopio. Per il trucco sul viso. Per quegli occhioni azzurri cerchiati di bianco che esprimono una dolcezza infinita. Per gli abiti a righe, la cuffia da sala operatoria e le scarpe a scacchi.

Sembra proprio un pagliaccio vero, quelli che si vedono al circo. Ed invece è un uomo della Croce Rossa e studia per diventare infermiere. E quando è in coppia con il dottor Eeega fanno ridere anche se non dicono niente.

Divenni un esploratore dei continenti dell'esperienza e del divertimento facendo ricerca nel laboratorio dell'umanità

Evaristo è un dottore sul serio, ma non vedo la differenza quando indossa i panni del dottor Baristo. È proprio come Pach Adams. La sua ambulanza è piena di pacchi con il nastro ed il fiocco. I regali dentro le scatole di scarpe e ben incartati erano destinati ai bambini buoni delle montagne venete nel Natale 2020, donati dalla gente di Belluno. Siccome il Covid ha cancellato il Natale da quelle parti, i doni sono arrivati in Fiera a bordo dell'ambulanza del Sorriso. E i balocchi fatti a mano fanno felici ogni giorno i bambini vicentini anche se fuori stagione.

Non c'è nessun dpcm che vieti che sia Natale anche quando non è Natale. Il Dottor Baristo ama accompagnare i bimbi dentro l'ambulatorio in sella al suo bi-ciclo, la prima bicicletta inventata. Sembra di tornare nell'Ottocento. Ama salirci pure lui. Ama donare emozioni e far tornare tutti un po' bambini. Un giorno un papà lo cercava per donargli gli scarabocchi dei suoi due figli. Il Covid gli aveva portato via quella stessa notte, poche ore prima, sia il padre che il suocero, vicini di letto in ospedale. Aveva perduto i suoi affetti, ma era venuto a posta da casa per dare al Dottor Baristo quei disegni per una promessa ai suoi figli che avevano perso i due nonni. Al dottor Baristo è scesa una lacrima.

L'humor è un eccellente antidoto allo stress

Le dottoresse Stellina e Bambi hanno attaccato centinaia di manine colorate sui pannelli bianchi che dividono la sala d'attesa dal resto della Fiera. Su ogni manina hanno scritto il nome di ogni bambino che è passato di lì e che viene invece chiamato con il numero del suo tampone per proteggere l'anonimato.

E poi fanno bolle di sapone, legano palloncini facendoli diventare ciò che il bambino sogna. Se ne vanno tutti con un cane, una spada, un fiore da portare a casa. La dottoressa Chicca ha una bella voce, fa l'attrice. Ma la vita qui non la recita, è semplicemente lei quando parla ai bambini e li fa sorridere con una battuta felice.

Infermiere

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