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editoriale

La scienza genera conoscenza: il caso antinfiammatori

di Monica Vaccaretti

Chi nega la ragione delle cose, pubblica la sua ignoranza, diceva Leonardo Da Vinci. Un conto è avere un'opinione, cosa ben diversa è negare le evidenze scientifiche. Già Ippocrate riteneva che esistono soltanto due cose: scienza ed opinione. La prima genera conoscenza, la seconda ignoranza. Secondo Bertolt Brecht lo scopo della scienza non è tanto quello di aprire la porta all'infinito sapere, quanto di porre una barriera all'infinita ignoranza.

Il peso e il valore del metodo scientifico

Ministero e Aifa consigliano gli antinfiammatori (Fans) contro il Covid dal novembre 2020, ma la polemica è esplosa comunque dopo la pubblicazione della nuova review del Mario Negri

Mi vengono in mente questi aforismi d'autore in merito alla polemica esplosa sui social media dopo la pubblicazione su The Lancet Infectious Diseases, lo scorso 25 agosto, di una nuova review sul ruolo degli antinfiammatori per gestire i sintomi Covid nella fase acuta della malattia.

Si tratta di una revisione della letteratura dell'Istituto Mario Negri che sostanzialmente ribadisce il beneficio terapeutico dei farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), come l'ibuprofrene, già ampiamente noto e documentato in seguito ad un precedente studio scientifico dello stesso istituto di ricerca in collaborazione con l'Ospedale di Bergamo comparso sulla rivista scientifica nel giugno 2021.

Il Ministero della Salute e l'AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, li consigliano già dal novembre 2020. Le linee guida ministeriali, in tutti gli aggiornamenti supportati dalle agenzie nazionali ed europee di farmacovigilanza, hanno sempre raccomandato l'uso dei Fans in caso di febbre o dolori articolari o muscolari qualora il paracetamolo non bastasse a risolvere la sintomatologia. Gli antinfiammatori erano pertanto già inseriti nella cura contro il Covid. La nuova revisione aggiorna la conoscenza, che diventa più forte e sicura ad ogni ricerca che viene condotta. È il peso e il valore del metodo scientifico.

Dallo studio caso controllo – condotto su 5000 pazienti tra il 2020 e il 2021 - emerge che la terapia a base di antinfiammatori, se assunta all'esordio dei sintomi, riduce il rischio di ospedalizzazione per Covid dell'85-90%. Secondo la comunità scientifica la mortalità è causata dall'infiammazione sistemica. Occorre pertanto intervenire precocemente per spegnere la flogosi che il virus scatena nell'organismo.

Nei casi di forme lievi e moderate di Covid che non richiedono il ricovero, una terapia domiciliare con Fans condotta dai medici di famiglia, conclude lo studio, riduce la pressione drammatica sugli ospedali e i costi elevatissimi dei trattamenti nelle terapie intensive. È risultato inoltre che la terapia precoce accorcia la durata dei sintomi, il tempo di risoluzione si accorcia infatti dell'80% e addirittura del 100% la necessità di supplementazione di ossigeno. I ricercatori suggeriscono che le prossime ondate potrebbero essere maggiormente affrontate a casa, che diventa un luogo di cura. Di frontiera. Così da lasciare l'ospedale per le forme più gravi ed aggressive della malattia che richiedono un intervento salva vita intensivo.

La recente review sugli antinfiammatori si basa su ricerche che dimostrano tutta l'efficacia di questi farmaci nel ridurre sensibilmente il rischio di sviluppare una forma di malattia grave. Anziché essere valorizzata per lo sviluppo della conoscenza sul tema con cui dobbiamo necessariamente confrontarci a tutela della salute collettiva, questa revisione della letteratura scientifica è stata invece occasione, aggravata da un contesto di campagna elettorale, di una strumentalizzazione ad opera di una parte della popolazione, per avvalorare una opinione che è diventata una tesi condivisa.

A distanza di due anni ancora si polemizza sulle cure domiciliari per il Covid

Si attaccano le istituzioni, ritenute colpevoli di incompetenza o negligenza. Si ritiene disastrosa la gestione della pandemia e si ribadisce una visione complottista del fenomeno che ha colpito il mondo. Si insinua ancora una dietrologia che minimizza il Covid e che scredita la scienza. Ci si accanisce ancora su un ministro della Salute e sulle linee guida che consigliavano, all'inizio della pandemia, soltanto paracetamolo e vigila attesa.

Ancora una volta una massa di persone, certamente libera di esprimere una personale opinione, si eleva in una posizione che non le compete, per mancanza di competenze specifiche e di autorità. È doveroso che ciascuno possa migliorare ed implementare le proprie conoscenze in una determinata materia, ma questo non conferisce l'autorevolezza necessaria per discuterne allo stesso livello con una comunità di esperti qualificati.

Se non si hanno i requisiti nessuno ha la dignità di elevarsi alla conoscenza accademica. Si diventa soltanto arroganti, saccenti, supponenti. Come può uno qualunque, ammassato in una massa di qualunquisti, credere di saperne una di più di chi ne sa qualcosa ed avere il potere di creare vespai ad ogni soffio di vento, così come gli gira? Gli studi poi vanno letti sino in fondo e vanno contestualizzati. Non si può estrapolare una frase da un discorso più ampio ed articolato ed usarla per costruirci un castello in aria, per supportare il proprio convincimento.

L'Istituto Negri, venuto a conoscenza di segnalazioni dai social media che sollevano dubbi sul buon operato della scienza e delle istituzioni, è intervenuto in una nota in cui si specifica, riferendosi alla pubblicazione su The Lancet, che non significa che abbiamo sbagliato a dettare quelle linee guida. Semplicemente non potevamo fare altrimenti perché non c'erano ancora evidenze scientifiche a supporto degli antinfiammatori. Non appena ci sono state, sono state riviste le indicazioni e l'Italia è stata il primo Paese a farlo.

Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto per le ricerche farmacologiche Mario Negri, è uno degli autori dello studio. Ha sottolineato in una intervista che l'agenzia del Farmaco non può fare nulla in assenza di un'evidenza scientifica. Il Ministero ha fatto esattamente quello che doveva. E il nostro lavoro non ha nulla a che fare con la campagna elettorale. Non vorrei che Lancet e l'Istituto Negri venissero strumentalizzati per cercare consensi anche tra chi, magari, è contrario alla vaccinazione o ritiene che la somministrazione del paracetamolo sia sbagliata. In particolare, poi, ora ci sono due fazioni. Ma se faccio uno studio sui Fans significa forse che sono contrario alla tachipirina?

Le revisioni sono aggiornamenti, basati sulle evidenze scientifiche, che completano ed arrichiscono con nuove conoscenze studi precedentemente condotti da altri autori grazie a ricerche apparse nel mondo su un determinato tema di interesse. Le revisioni sono cose serie. Oltre ad essere ben documentate da una parte, devono essere ben lette dall'altra. E soprattutto devono essere capite prima di essere divulgate da chiunque. Altrimenti diventano disinformazione, per analfabetismo funzionale o per fazioneria.

Abbiamo già sperimentato quanto le fake news siano pericolose. Sono opinioni personali che diventano, con la forza dei social media, narrazioni alternative e distorsioni. Alcuni riescono a distorcere persino le fonti autorevoli, ci vedono quello che non c'è. Niente, in scienza, viene scritto tra le righe. Certe manipolazioni nella comunicazione di massa distruggono il buon sapere e il grande lavoro degli esperti, rovinano la fiducia, sgretolano la credibilità, infangano la verità.

Infermiere

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