Uno studio osservazionale condotto dal Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell'Università degli Studi di Brescia presso l'ASST Spedali Civili richiama l'attenzione sull'impatto del Covid-19 nella cura dei pazienti affetti da HIV ed evidenzia l'importanza di garantire continuità assistenziale anche nell'ambito di un contesto di emergenza. I risultati della ricerca sono stati pubblicati dal gruppo editoriale Springer Nature (Consequences of the COVID-19 pandemic on the continuum of care in a cohort of people living with HIV followed in a single center of Northern Italy; AIDS Research and Therapy).
Studio su impatto del Covid-19 nella cura dei pazienti affetti da HIV
Lo studio ha considerato il numero di visite effettuate, di farmaci antiretrovirali (ART, AntiRetroviral Therapy) dispensati, delle nuove diagnosi e dei ricoveri, confrontando i dati relativi al bimestre ottobre-novembre 2019 con quelli del bimestre marzo-aprile 2020, i mesi di picco dell'emergenza Covid-19.
La ricerca ha coinvolto un gruppo di 3875 pazienti affetti da HIV, con un'età media superiore ai 51 anni. Comparando i dati relativi ai due periodi, i ricercatori hanno osservato che la percentuale delle visite mancate è aumentata solo in maniera modesta - 4.9% nel 2019 e 8.1% nel 2020 - soprattutto a carico di donne e stranieri.
Inoltre, grazie all'introduzione dei programmi di telemedicina, oltre il 67% dei pazienti programmati nel periodo considerato per un totale di 782 pazienti, tra marzo e aprile 2020, ha potuto espletare la visita di controllo a distanza tramite intervista telefonica.
Inoltre, si è osservata una riduzione dei farmaci ART distribuiti (- 23.1%), nonostante il contributo di numerose associazioni di volontariato nelle consegne a domicilio. La diminuzione dei ritiri dei farmaci è stata inferiore nel caso di pazienti in terapia con Inibitori delle proteasi (16.6%), possibilmente a causa del ruolo curativo di tali farmaci nella infezione da SARS-Cov-2 inizialmente ipotizzato e successivamente non confermato.
Degno di nota è il fatto che il numero di nuove diagnosi di HIV è diminuito nei due periodi, passando da una media di 6,4 al mese nel 2019 a 2,5 nel 2020. In crescita il dato relativo ai ricoveri: durante il 2019, 92 pazienti HIV sono stati ricoverati nel reparto di Malattie Infettive dell'ospedale, mentre solo tra marzo e aprile i ricoveri sono stati 25.
Questo studio - spiegano il Prof. Francesco Castelli e la Prof.ssa Eugenia Quiros Roldan, coordinatori del gruppo di ricerca presso la ASST Spedali Civili - sostiene l'ipotesi che la telemedicina rappresenti uno strumento utile a contenere in maniera efficace le conseguenze negative nei pazienti HIV+ e in generale cronici durante un'emergenza sanitaria, ulteriormente implementabile tramite, ad esempio, videochiamate.
Le donne e i pazienti stranieri si sono rivelati una popolazione a rischio in termine di percentuale di pazienti persi al follow-up durante il periodo emergenziale; ragione per cui particolare attenzione deve essere prestata nei confronti di questi pazienti per trasmettere loro l'importanza di un'adesione continua alla terapia antiretrovirale (ART) anche durante i periodi di emergenza sanitaria. Nonostante l'enorme impegno in prima linea dei sanitari infettivologi e farmacisti, l'attenzione a questa popolazione fragile durante il periodo della emergenza ha consentito di limitare le conseguenze negative sulla loro salute
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