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Wound Care

Gestione ferite croniche: l'importanza del canale home care

di Roberta Seri

In una realtà come quella italiana dove troviamo Sistemi Sanitari Regionali che rispondono in modo molto diverso ai bisogni dei cittadini con lesioni cutanee croniche fare sintesi è molto difficile e può richiedere uno sforzo notevole per garantire l’equità di accesso alle cure. Ci può essere di aiuto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che, tra gli obiettivi prefissati, ha inserito quello di affrontare i perduranti divari territoriali. In particolare, la Missione 6 del PNRR mira al rafforzamento della prevenzione e dell’assistenza sul territorio con l’integrazione dei servizi sanitari e sociali con un investimento economico, tecnologico e di risorse senza precedenti. Nel frattempo i pazienti si aspettano che il sistema li abiliti a rimanere indipendenti, a sentirsi responsabilizzati e al sicuro all’interno del proprio nucleo familiare, potendo contare però sul supporto di personale qualificato e competente e su un’assistenza coordinata.

Il domicilio è il migliore ambiente di cura per la persona con lesioni croniche

L’attuale aspettativa di tutti gli stakeholder è quella che la creazione delle Case della Comunità come sito in cui si coagulano professionalità ed esperienze diverse diventi lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi territoriali offerti, in particolare ai malati cronici e/o con lesioni cutanee croniche e che la creazione e lo sviluppo di competenze nuove, quali l’Infermiere di Comunità, offra ai fruitori di cure e ai caregiver sia la garanzia della presa in carico appropriata che della continuità delle cure.

La valutazione di una lesione è un atto complesso che richiede una formazione specialistica e conoscenze cliniche che consentono di descriverne in dettaglio lo stato, fissare obiettivi realistici di trattamento e monitorarne il progresso nel tempo per riconoscere i fattori che concorrono a determinarne la complessità e valutare il potenziale della ferita in termini di guarigione1.

Il processo di guarigione è il risultato di una complessa interazione fra fattori relativi al paziente, fattori relativi alla ferita, tempestività di intervento, trattamento impiegato, abilità e conoscenze del personale curante. Nel caso in cui la guarigione non sia un obiettivo perseguibile è necessario definire un piano di gestione del paziente e della lesione cutanea, di tipo palliativo.

A causa della multifattorialità alla base dell’insorgenza della lesione, che spesso rappresenta il segno e il sintomo di una patologia sottostante, la cura non può essere relegata ad un intervento sporadico ed eseguito da personale non esperto, in quanto comprometterebbe la guarigione della lesione, il protrarsi delle cure, un dispendio di risorse e un peggioramento della qualità di vita del paziente.

È ormai assodato che un migliore standard di cura e migliori esiti siano associati ad un team multiprofessionale e multidisciplinare, con piani di cura agiti sulla base delle evidenze attuali e sulle linee guida internazionali.

L'assistenza a persona con lesioni croniche guarda verso il territorio

La sfida che attende i sistemi sanitari è determinata dalla carenza di un’organizzazione capillare a livello del territorio/domicilio, che comprenda MMG, Ambulatori, Case della Comunità e ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) in grado di intercettare i bisogni della popolazione afferente, identificare il reale bisogno, per delineare dei percorsi predefiniti all’interno dei quali il paziente possa essere preso in carico da personale competente sia sul piano della prevenzione (quindi sul riconoscimento precoce di segni e sintomi di rischio di insorgenza di una lesione) che sul piano di intervento precoce, affinché vengano identificate le strategie terapeutiche ritenute più efficaci, in modo tempestivo ed economicamente vantaggioso, con l’obiettivo di ridurre la complessità della ferita, trattare i sintomi del paziente, rispondere alle sue aspettative e laddove possibile, raggiungere la piena guarigione.

Il grande valore della competenza professionale e dell’agire responsabile da parte di tutti i sanitari che svolgono la propria opera nell’ambito delle strutture sanitarie non può svolgersi efficacemente, se manca un modello organizzativo organico capace di far interagire multiprofessionalità e discipline diverse, componendole in una struttura armonica e funzionale rispetto all’effettivo bisogno di cura.

Il modello organizzativo funzionale di una struttura sanitaria3, deve essere inteso non solo come la somma di diversi contributi o il contenitore di competenze qualificate, piuttosto come un sistema in cui le parti si modellano reciprocamente, eliminando suddivisioni inutili o compartimenti stagni, senza confusione di ruoli e di competenze, ma sempre all’interno di un concetto di interdipendenza. Un percorso definito da obiettivi concreti e reali, dalla selezione di strategie condivise ritenute più efficaci, dall’identificazione dei processi e delle risorse ritenute necessarie, prevedendo la valutazione in itinere e al termine del processo agito.

Perché il territorio è una risorsa

Soprattutto è importante sottolineare la risorsa del territorio per cercare di intercettare i bisogni ed evitare il ricorso a interventi sanitari più invasivi ed onerosi, puntando sulla realizzazione di reti interconnesse, che permettano la presa in carico del paziente nei diversi setting assistenziali con l’obiettivo di favorire un’assistenza di qualità in ambulatorio o al domicilio del paziente, evitando l’inutile e gravoso ricorso all’ospedalizzazione.

Queste azioni sono vitali per il raggiungimento di un sistema di integrazione per la cura delle ferite in grado di garantire l’accesso facilitato a servizi reattivi che consentono alle persone di rimanere all’interno della loro casa, preservando il loro diritto alla dignità, indipendenza e qualità di vita.

La frammentazione dei sistemi sanitari e delle attività agite all’interno di ciascuna struttura, rendono impraticabile allo stato attuale delle cose, lo sviluppo di quelle attività di prevenzione o di cura delle lesioni croniche (come ad esempio nel caso del piede diabetico) a causa della mancanza di un’organizzazione strutturata che delinei dei percorsi definiti e formalizzati sulla prevenzione e sulla presa in carico del paziente affetto da lesioni cutanee croniche.

Questo stato di cose determina uno spreco di risorse strutturali, materiali e umane che potrebbero essere impiegate e valorizzate per offrire programmi di educazione sanitaria, per l’individuazione precoce delle lesioni e per arginare il rischio di amputazione o di morte del paziente. Purtroppo, il mancato superamento della frammentazione e della possibilità di integrazione fra strutture e stakeholder ai vari livelli dell’organizzazione è idealmente imputabile alla incapacità dei vari attori di condividere bagagli di esperienza e di conoscenza propri costruiti nel tempo, con quelli degli altri membri del gruppo, per la diffidenza e il timore di vedere attribuito ad altri il valore del proprio impegno.

Alla luce dei cambiamenti demografici e sociali le sfide che attendono i sistemi sanitari odierni sono strettamente legate ad un modificato sistema di bisogni/domanda in rapido e crescente aumento di richiesta ed anche alla necessità di bilanciare le risorse economiche. Per questo è di fondamentale importanza ripensare le organizzazioni, come organismi flessibili e resilienti, in cui siano sempre meno evidenti i confini tra le varie funzioni e sempre più rilevante l’esigenza di operare con ampi margini di responsabilità e discrezionalità per gestire le patologie croniche, piuttosto che continuare ad agire per mansioni o compiti, all’interno del proprio ambito lavorativo, puntando sulle risorse strutturali, materiali e professionali, di cui dispone il territorio.

Sempre più spesso le persone vogliono essere parte attiva nella pianificazione degli interventi, nella possibilità di avere accesso alle informazioni e di prendere decisioni informate riguardo il proprio progetto di cura. I pazienti si aspettano che il sistema li abiliti a rimanere indipendenti, a sentirsi responsabilizzati e al sicuro all’interno del proprio nucleo familiare, avendo fiducia nella propria capacità di autogestirsi, contando però sul supporto di personale qualificato e competente e su un’assistenza coordinata4.

Un elemento di successo è costituito necessariamente da un’efficace educazione sanitaria e addestramento dei caregiver, coinvolti attivamente nel processo di cura, a cui insegnare le tecniche corrette di trattamento.

Infermiere

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