Nurse24.it

Wound Care

Tecnologia idrofobica nello speciale del Neonatal and pediatric wound care

di Redazione

Quando ci si relaziona con un paziente pediatrico l’approccio è fondamentale. Il bambino non è solo un individuo complesso e fragile, ma è anche parte di un nucleo famigliare; saper fare una medicazione corretta in tempi brevi e lasciare un ricordo di benessere nel paziente pediatrico e nei familiari è piena responsabilità degli specialisti in wound care. È questo il perno attorno al quale ruota Neonatal and Pediatric Wound Care, un libro denso di esperienze cliniche di medici e infermieri con una particolare attenzione all’innovazione. A parlarne è l’editor Guido Ciprandi (Direttore dell’Unità Chirurgica di Cura delle Lesioni dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma).

L’innovazione a servizio del benessere del bambino

Il libro Neonatal and Pediatric Wound Care - del quale abbiamo già trattato nelle scorse settimane - è il frutto di oltre 20 anni di esperienza nel mondo del wound care pediatrico a cui Ciprandi ha dedicato la quasi totalità della sua vita professionale. Una riflessione particolare l’editor del volume la riserva ad uno dei capitoli, il 45, incentrato su innovazione e tecnologia applicate al mondo delle medicazioni avanzate: nello specifico si tratta di una medicazione non medicata - compendia Ciprandi -, che agisce per mezzo dell’interazione idrofobica.

La portata innovativa e la versatilità nel trattamento di soggetti delicati come i bambini di questa tecnologia risiedono principalmente nell'essere un prodotto scevro da qualsiasi tipo di complicanza, come allergie o intolleranze. Costituita da un supporto in tessuto trattato con un derivato degli acidi grassi (DACC - Dialchilcarbamoilcloruro) che lo rendono idrofobico, la medicazione a captazione batterica viene applicata direttamente sul letto della ferita e mediante l’interazione idrofobica, processo per cui le molecole non polari vengono eliminate dalle superfici di contatto – spiega Ciprandi -, è in grado di captare e intrappolare i batteri presenti normalmente sulla cute o sul fondo delle lesioni. In questo modo – continua - i patogeni vengono rimossi ad ogni cambio insieme alla medicazione stessa.

Batteri legati in maniera irreversibile ed inattivati. È questo che si ottiene con l’utilizzo della tecnologica ad interazione idrofobica: è come se si utilizzasse sulle lesioni infette un gel che crea un canale di passaggio per trasdurre i batteri dalla superficie del letto di lesione fino al DACC.

Nella pratica quotidiana – prosegue Ciprandi – utilizziamo molto la tecnologia a interazione idrofobica con un prodotto che si chiama Cutimed, soprattutto nella versione Cutimed Sorbact Gel. Un prodotto che nel caso del paziente pediatrico consente di lasciare il ricordo di qualcosa che gli ha fatto immediatamente bene, una percezione non solo diretta, ma mediata anche dai genitori.

Un esempio di applicazione di questo tipo di medicazione (indicata per il trattamento di ferite pulite, colonizzate o infette) su una situazione complessa è la necrolisi epidermica tossica, una patologia che colpisce cute e mucose, causando lesioni che coprono anche il 90-100% della superficie corporea, ricorda Ciprandi. Un caso, fra gli altri, che dà evidenza di come questo tipo di medicazione favorisca l’aumento della granulazione e soprattutto una riepitelizzazione precoce, portando ad una cute solida, che impedisca una recidiva.

Non c'è una fragilità con la quale questo tipo di tecnologia non possa essere utilizzata. Inoltre si tratta di una medicazione estremamente malleabile, perché può fungere da primo attore, ma anche da comprimario. Con un’unica medicazione possiamo partecipare a produrre un teatro di cura molto vario

Una medicazione come Cutimed può essere utilizzata come medicazione primaria e guidare tutta la lesione verso la guarigione – sottolinea Ciprandi - ma possiamo anche utilizzarla come medicazione bridge insieme ad altre tecniche e metodologie. Ad esempio? In associazione alla terapia a pressione negativa come allineatore del fondo o nel trattamento di lesioni da pressione in regioni anatomiche complesse da rivestire (come l’occipite o le pliche interdigitali). E ancora: per ricoprire regioni suturali e perisuturali per scongiurare l'insorgenza di infezioni associate.

In sintesi: nessuna citotossicità, nessuna possibilità di replicazione batterica all’interno della medicazione, nessuna distruzione dei germi, nessuna induzione di resistenza, nessuna intolleranza, nessuna allergia, nessuna controindicazione e riduzione del del dolore. L’innovazione tecnologica della medicazione a captazione batterica rappresenta un’arma molto performante, che usata con consapevolezza consente l’efficientamento delle risorse ed è fondamentale per la cura della quasi totalità delle situazioni complesse su qualsiasi tipo di paziente, inclusi i bambini a partire dai prematuri.

Commento (0)