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Messaggioda portaferiti 1518 12 mag 2017 12:40

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12 Maggio Ieri come oggi.
100 anni dopo ancora li, nella trincea quotidiana degli ospedali, delle corsie, dei pronti soccorso, del territorio. Incessantemente e senza sosta noi infermieri a testa bassa, spesso umiliati e trattati come fannulloni, denigrati dai contratti e dagli stipendi andiamo avanti. Assistiamo, offriamo conforto, sosteniamo, relazioniamo con chi ci chiede aiuto. Salviamo vite, corriamo a 100 all'ora in ambulanza, in mezzo al traffico e sprezzanti del rischio e dei pericoli, assistiamo feriti, ammalati, tossicodipendenti, psichiatrici, infetti. Sosteniamo malati terminali giovani e vecchi, disabili, detenuti e immigrati. Ci occupiamo di quello che molti non vogliono, non possono o non sanno fare. Facciamo della giornata nostra e della vita intera lavorativa, sempre più lunga e dura, un ideale di sanità migliore. Un ideale finalizzato a tutti gli individui di genere, di razza, di religione, buoni o cattivi, santi o criminali. Lavoriamo fra il sangue e l'urina, tra le feci e il pus, portando a casa alle nostre famiglie gli avanzi della giornata fatta non solo di germi, ma di emozioni e sensazioni tra la vita e la morte e dove il lutto, spesso quotidiano ci lascia nella mente fantasmi perenni che ritornano. Il 12 maggio qualcuno ci ricorda, forse di più anche se spesso, nel nostro silenzio quotidiano portiamo avanti la nostra missione. Una missione, non un lavoro. Turni e rientri, ferie interrotte, straordinari a volontà,- l'ospedale come una caserma - dove condividiamo con chi come noi ci capisce. Sebbene la professione sia cresciuta, anche in termini qualitativi e formativi noi siamo sempre li ad aspettare qualche riconoscimento sociale maggiore, qualche beneficio maggiore per una vita che dovrà passare dalla divisa al pigiama ed uscendo dalla corsia farci entrare direttamente in quello status di pazienti dopo oltre 40 anni di lavoro. Auspico che i nuovi infermieri maturino consapevolezza in quello che è ed è stata la missione dell'essere umano più importante: quella di assistere e di soccorrere chi non ce la fa. Credo che le parole debbano arrivare sempre prima dell'atto medico e che se il Buon Dio lo vorrà, possa ricordarsi di noi, umili infermieri e servi di sanità nell'aldilà. Ringrazio tutti i colleghi per quello che ogni giorno fanno e sopportano e soprattutto per quell'enorme contributo di eccellenza che nei nostri ospedali, nelle comunità della salute mentale, nelle carceri, nei centri per disabili, nelle case di riposo, nei centri per malati terminali, nelle strutture per immigrati, a bordo delle navi ed in tutte quelle strutture avanzate in urgenza od in cronicità. La nostre armi son le mani ed il nostro sorriso, la nostra pazienza e il nostro sacrificio. Auguri a tutti cari colleghi, buon 12 maggio. Viva l'Italia e gli infermieri studenti, lavoratori,pensionati o purtroppo ammalati.
Cristian Rossi Infermiere[img][*]
portaferiti 1518
 
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Iscritto il: 12 mag 2017 11:22

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