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Agenzie interinali ed infermieri: chi "valuta" i candidati?

di Carlo Leardi

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MATERA. "Ricerchiamo urgentemente infermiere con esperienza per lavoro in prestigiosa azienda". Un annuncio del genere ha attirato la mia attenzione durante una delle ormai solite ricerche on line di lavoro. Ho inviato il mio curriculum e, a distanza di mesi (ma non era urgente la ricerca?) vengo contattato dalla suddetta agenzia ed il giorno stabilito sono nella loro sede (fuori dalla mia regione), pronto a sostenere il colloquio.

A fare gli onori di casa, una bella e simpatica ragazza dall'aspetto molto curato, la quale mi invita a compilare una scheda anagrafica precisandomi che subito dopo si svolgerà il colloquio. Mi domanda la mia età e cominciamo a chiacchierare del più e del meno. Scopro che è parecchio più giovane di me e che è una laureanda in una facoltà umanistica di una nota università Italiana. Finito di espletare la parte burocratica, mi accompagna in una stanza e mi dice che il colloquio comincerà di lì a qualche minuto.

 

Ed ecco la sorpresa: l'addetta alla selezione del personale è la medesima ragazza che ha fatto gli onori di casa! Rimango alquanto basito, e noto che da un amichevole "tu", la segretaria/addetta alla selezione del personale è passata ad un freddo ed impersonale "lei", quasi si fosse calata nei panni di una vecchia e bigotta dirigente di non so quale azienda.

 

Cerco di non far caso a questo cambiamento e come da copione, elenco le mie skills, le mie esperienze lavorative ed i miei titoli. La segretaria/addetta alle selezioni, strabuzza gli occhi quando apprende del mio master in Infermieristica Legale e Forense, ed io mi domando come faccia una persona a selezionare un professionista se non conosce neppure in quali ambiti egli può svolgere la sua professione.

 

La signorina mi domanda se sono laureato, e io rispondo che va da se che se ho conseguito un master come minimo una laurea dovrei averla.

 

Ma le sorprese non sono finite: quando mi parla del lavoro da svolgere, mi dice che dovrei gestire l'ambulatorio medico di una grossa fabbrica ed occuparmi di tutta la parte medica ed infermieristica. Le faccio presente che sono infermiere, che non ho competenze mediche e che comunque se dovessi svolgere quel tipo di lavoro, si configurerebbe il reato di abuso della professione medica, perseguibile penalmente. Mi alzo, stringo la mano dell'avvenente segretaria/addetta alle selezioni e vado via.

 

Uscendo dall'agenzia, una domanda ha continuato a turbare i miei pensieri: come si può decidere se un professionista sia adatto a ricoprire un determinato ruolo se non si ha la minima idea di quale sia la professione in questione? Personalmente, non sarei mai in grado ad esempio di decidere se un ingegnere sia idoneo a lavorare in una azienda, non essendo io stesso ingegnere o esperto di ingegneria.

 

Spero che la mia esperienza, sia un caso isolato, poichè se così non fosse, "qualcuno" dovrebbe cominciare a porsi qualche domanda e, molto più probabilmente, a porre qualche rimedio a situazioni che definire paradossali sarebbe riduttivo.

Infermiere

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