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Puglia, commissione regionale approva Ospedale di Comunità

di Redazione

La III commissione consiliare della Regione Puglia ha espresso parere favorevole a maggioranza (con 4 astensioni) sullo schema di regolamento regionale relativo al Modello organizzativo e di funzionamento dell'Ospedale di Comunità. Il parere favorevole sul provvedimento è stato rilasciato unitamente ad alcune osservazioni per la giunta regionale (che dovrà approvare il regolamento in sede definitiva) formulate della commissione, nonché dalla Fimmg e dagli Ordini delle professioni infermieristiche di Foggia-Lecce-Taranto intervenuti in sede di audizioni.

Regione Puglia, approvato in Commissione l'Ospedale di Comunità

L'ospedale di comunità si pone come struttura territoriale di ricovero breve per pazienti che, a seguito di un episodio acuto o per la riacutizzazione di patologie croniche, necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica potenzialmente erogabili a domicilio, ma che vengono ricoverati in tali strutture per inidoneità del domicilio o in quanto necessitano di assistenza/sorveglianza infermieristica continuativa, anche notturna.

Tra le osservazioni presentate: la necessità di una governance per evitare il rischio che l'ospedale di comunità si possa trasformare in lungodegenza; la gestione post acuzie che deve rimanere di competenza del livello assistenziale ospedaliero; l'affidamento della responsabilità dell'ospedale di comunità al dirigente del Distretto socio sanitario; la previsione di stanze dedicate per i minori nella fascia di età 15-18 anni e di locali dotati di frigorifero per la conservazione dei farmaci; la previsione di 20 posti letto anziché 10 per il PTA (Presidio territoriale di assistenza) di Trani.

La Fimmg ha espresso l'esigenza di rafforzare la valenza dell'assistenza territoriale che deve contraddistinguere il regolamento regionale in questione. Secondo la Federazione dei medici di medicina generale l'esatta definizione di questo segmento assistenziale non sarebbe quello di ospedale di comunità, ma di Unità di assistenza domiciliare protetta, con i medici di base attori di questo nuovo sistema, che non deve essere inteso come un "ulteriore trasferimento del livello di assistenza ospedaliera".

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