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Infermiere

Salva la neonata dopo il parto: La madre le dà il suo nome

di Redazione

Il sottile confine tra la vita e la morte è qualcosa che gli infermieri conoscono molto bene. Proprio sul confine tra la vita e la morte si innesta la storia di Nicolò, infermiere di Pronto soccorso che durante un periodo di servizio volontario in Uganda ha salvato una neonata. La madre della bambina, per riconoscenza, ha dato alla piccola il nome dell’infermiere.

Uganda: Infermiere salva una neonata e alla piccola danno il suo nome

Nicolò Mattana, infermiere

La storia di Nicolò Mattana, 24 anni, infermiere di Pronto Soccorso al St. Marys’s Hospital di Londra è una storia di ordinaria amministrazione per un professionista sanitario, eppure quella di “Nico”, interessato alla medicina umanitaria da diversi anni, è una testimonianza che contiene un pizzico di eroismo in più.

Dopo aver trascorso dei periodi come infermiere volontario in Nepal e Ghana, Nicolò è arrivato in Uganda, in piena crisi umanitaria, per dare il suo contributo.

Insieme a lui, per l’associazione Medical Team International, un pediatra ed un medico di base, entrambi americani.

Un giorno – come riporta il portale della Federazione Ipasvi - mentre era al lavoro nella clinica di Ayilo, l’ostetrica ugandese chiede a Nico assistenza per un parto. Lui la affianca e tutto va per il meglio, quando, con la bimba fra le braccia, Nicolò si accorge che non piange.

L'infermiere, allora, interviene con uno strofinamento della schiena, che fortunatamente va a buon fine e la piccola scoppia a piangere in maniera vigorosa. Quindi, dopo averla avvolta tra le coperte e averle somministrato la vitamina k, la affida la madre, che, piena di riconoscenza, lo ringrazia con un sorriso e decide di dare alla neonata il nome dell'infermiere: Nico, appunto.

Benvenuta al mondo “Nico ugandese”. Penso che sarai l'unica ragazza al mondo a chiamarsi così, ma ti auguro il meglio

Credo sia stata una delle emozioni più grandi della mia vita – ha detto Nicolò -. Un atto di riconoscimento immenso e, per me, un’esperienza indimenticabile. Aiutare queste persone, la maggior parte dei quali rifugiati del sud Sudan che vivono in capanne di fango, mi ha riempito di gioia. Lo rifarei subito.

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