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Editoriale

L’umanità tra virus e guerra

di Monica Vaccaretti

Non siamo più al tempo delle antiche civiltà, in cui essere straniero significava essere nemico. Oggi le Nazioni europee sono unite con vincoli così forti, che se si allentassero improvvisamente, tanti ne soffrirebbero: ugualmente vi è anche una solidarietà tra le diverse razze della Terra, nella carità, nella benevolenza e nella fraternità.

Guerra e Covid nel cuore dell’Europa

La guerra dentro la pandemia: un male dentro un altro male

È ampiamente diffusa l'opinione comune che non ci voleva una guerra dopo una pandemia. E anche i sanitari di tutto il mondo non avevano certamente bisogno di aggiungere stress personale allo stress professionale. Penso al personale negli ospedali ucraini che combatte gli effetti devastanti della guerra oltre a quelli del virus. L'Oms denuncia che sta mancando l'ossigeno, non solo per il Covid ma anche per le sale operatorie, penso ai feriti di guerra. È grottesco, se non fosse drammatico, vedere gente che scappa e soldati che sparano con la mascherina chirurgica addosso. Una follia dentro una follia. Un male dentro un altro male. Non si tratta nemmeno di una guerra qualsiasi in qualche posto dimenticato da Dio e lontano dagli occhi e dal cuore, che è doveroso sempre condannare mobilitando le piazze. Stavolta è una guerra maledettamente vicina che rappresenta una concreta minaccia alla sicurezza e alla pace globale. Non ci voleva proprio, pensiamo tutti, proprio ora che si stava tornando ad una tregua di normalità e alla ripresa economica. Dopo due anni di misure restrittive per l'emergenza sanitaria globale, l'opinione pubblica si ritrova incredula che possa capitare pure questa sciagura. Dopo i fallimenti della diplomazia e i torti e le ragioni di tutte le parti coinvolte, eccome sta capitando.

Come ex soldato dell'Urss, non ho paura della pandemia ma della Terza Guerra Mondiale che scoppierà se l'Occidente non sarà capace di reagire a Mosca

Della situazione me ne aveva dato un'inaspettata anticipazione un ucraino venuto a vaccinarsi negli ultimi giorni in cui ho prestato servizio nell'hub vaccinale, una settimana prima del 24 febbraio quando la situazione è precipitata. Considerando le sue origini mentre raccoglievo l'anamnesi, mi è venuto spontaneo chiedergli se ci fosse un reale rischio di conflitto con la Russia. La minaccia era nell'aria mentre i venti di guerra soffiavano già. Con la semplicità disarmante di un uomo del popolo e con la durezza di un ex soldato dell'Armata Rossa in cui era stato arruolato per vent'anni di stanza anche nell'ex Germania Orientale, quell'uomo mi ha spiegato un po' di geopolitica. Se scoppia la guerra tra Ucraina e Russia, la pandemia sembrerà cosa da poco. E scoppierà, perché Putin non permetterà mai che la Nato sia ai suoi confini e perché ne fa anche una rivendicazione storica ed etnica. Come ex soldato dell'Urss, non ho paura della pandemia ma della Terza Guerra Mondiale che scoppierà se l'Occidente non sarà capace di reagire a Mosca.

Ogni pandemia ha la sua guerra

Il 21 febbraio 2020 ci portò un virus mortale che stiamo ancora combattendo. Sembrava solo un virus cinese, lontano, finché non è arrivato a Codogno e a Vo' Euganeo. Il 24 febbraio 2022 ha portato all'umanità un drammatico conflitto con il quale, ad ogni giorno che passa, rischiamo la terza guerra mondiale se interveniamo militarmente, secondo l'Unione Europea e gli Stati Uniti d'America. Se c'è qualcosa di più spaventoso di un virus sconosciuto, è un conflitto in Europa e in corso di pandemia. Rileggendo la storia recente, trovo curioso notare che ogni pandemia ha la sua guerra, a quanto pare, o viceversa. La Spagnola fece una strage di milioni di anime infettate da un virus respiratorio, durante il Primo Conflitto Mondiale. Il Covid-19 convive adesso con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Quel che sta capitando nel mondo è impensabile, come del resto lo era il pensiero che potessimo trovarci in una pandemia. Stiamo tornando improvvisamente indietro di 70 anni, ai tempi della Guerra Fredda. Abbiamo buttato al vento decenni di pace nel cuore del continente, o semplicemente ancora una volta gli eventi ci hanno trovati impreparati ad affrontarli, come è capitato con Sars-CoV-2, perché una guerra non nasce dall'oggi al domani. È fatta sempre di rancori, controversie e tensioni che mettono radici prima di esplodere. Nonostante gli ideali che stanno alla base dell'Unione e i principi che sanciscono il ripudio della guerra, abbiamo perso la pace. Perché avendola data per scontata, non ne abbiamo più avuto cura. Si deve proteggere qualcosa che si ama, mi ammonisce mio figlio mentre guardiamo la guerra in televisione. Trovo pazzesco che nemmeno un virus, che per due anni ci ha fatto sentire comunque uniti nel contrastarlo per salvarci come umanità minacciata, riesca a fermare l'insana voglia dell'uomo di fare la guerra. O forse, da quando in qua c'è il mondo, si fa la guerra o si permette che accada quando i problemi – economici, sociali e politici - sono così grandi da essere risolti distruggendo tutto e ripartendo da capo?

Dopo due anni di pandemia, mentre il virus dilaga in una nuova ondata nei paesi dell'Europa dell'est, mescolandosi invisibile tra la gente che pensa a salvarsi la pelle dai missili che le piombano in testa, io mi ritrovo stanca dell'uomo e dell'umanità. Ne dovevamo uscire migliori, eravamo convinti due anni fa. La pandemia doveva renderci più forti, più giusti ed uniti. Più umani. Invece ci ha sfiancati, inariditi, isolati. Disumanizzati. Viene da piangere, per l'abisso umano e morale in cui siamo caduti. Per la stupidità e la follia dell'uomo di oggi che non è diverso dall'uomo di ieri. La violenza ce l'ha dentro, come ha dentro la bellezza del suo essere umano.

Aveva ragione quel signore ucraino che è venuto a vaccinarsi. Mi colpisce il reportage dalla vasca da bagno di Vladislav Maistrouk: È vero che al mondo siamo tutti fratelli, russi ed ucraini. Ma tra fratelli esiste anche Caino. E Caino uccide. Non è bastato un virus ad ucciderci. Ci vuole l'uomo contro l'uomo. Non è bastato un virus mortale a portarci alla consapevolezza che la vita è tutta qui ed è preziosa per la sua vulnerabilità. Gli scienziati ci hanno avvertito da tempo che siamo entrati nell'era delle pandemie, ora ci stiamo drammaticamente rendendo conto che siamo ritornati dentro anche al tempo delle guerre.

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