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Sentenza

Umbria, infermiera risarcita per tempo divisa

di Redazione Roma

Il tribunale di Terni dà ragione ad un’infermiera del Santa Maria: arrivano i risarcimenti. La sentenza 289/2021 giunge dopo i pronunciamenti della Cassazione sulle battaglie della Uil Fpl e, seppur potenzialmente, coinvolge circa novemila professionisti della sanità umbra che lavorano in turnazione.

Tempo divisa è tempo lavoro, infermiera risarcita a Terni

Il Tribunale di Terni ha dato ragione all'infermiera: il tempo necessario ad indossare la divisa va retribuito

Attività di vestizione/svestizione degli infermieri da retribuire, una querelle che potrebbe essere giunta al capolinea. In Umbria, infatti, c’è stato un riconoscimento economico dei tempi di vestizione: la sentenza del tribunale di Terni ha disposto 3800 euro di risarcimento nei confronti di un’infermiera dell’azienda ospedaliera Santa Maria. E adesso sono 800 i casi che possono interessare le aziende ospedaliere di Perugia e Terni e l’Usl 2.

La questione era stata avviata dalla Uil Fpl nel 2007 relativamente ad una pratica per un’infermiera che aveva dovuto lasciare una riunione per entrare in turno all’ospedale. Turno che iniziava alle 14, ma la professionista sanitaria – come illustrò in quell’occasione – doveva presentarsi prima per indossare il camice.

Oggi Gino Venturi, Mario Cotone e Mauro Candelori della Uil Fpl, insieme all’avvocato Maurizio D’Ammando, hanno fatto il punto della situazione a seguito della sentenza 289/2021 del tribunale di Terni che di fatto porta concretamente i risarcimenti relativi alla vestizione ad una lavoratrice dell’azienda ospedaliera Santa Maria.

Il segretario provinciale della Uil Fpl, Venturi, spiega: Il tribunale di Terni ha dato il via ai risarcimenti per i lavoratori, dopo il pronunciamento della Cassazione che ha dato ragione alla nostra causa. Adesso bisogna osservare ai numeri: circa 800 casi sono già attenzionati, ma potenzialmente la questione riguarda novemila infermieri in tutta la regione. Il nostro obiettivo è di aprire un confronto con le aziende sanitarie e con la Regione Umbria per arrivare a una conciliazione prima del giudizio, in modo che le casse pubbliche risparmino.

A fargli eco l’avvocato D’Ammando: Nel 2011 – dopo che la Uil aveva chiesto più volte una conciliazione con la Usl – il primo pronunciamento del giudice del lavoro di Orvieto ci è stato favorevole. L’anno successivo la Usl ha presentato ricorso in appello, vincendolo. Nel 2019 il nostro ricorso alla Cassazione, con parere favorevole.

Il riferimento è alla sentenza 3901/2019 che stabilisce: In materia di orario di lavoro nell’ambito dell’attività infermieristica, il tempo di vestizione-svestizione dà diritto alla retribuzione al di là del rapporto sinallagmatico, trattandosi di obbligo imposto dalle superiori esigenze di sicurezza ed igiene, riguardanti sia la gestione del servizio pubblico sia la stessa incolumità del personale addetto.

Oggi quella posizione è confermata dal tribunale di Terni che con la sentenza 289/2021 porta concretamente i risarcimenti relativi alla vestizione ad una lavoratrice dell’azienda ospedaliera Santa Maria. La donna, assistita dalla Uil Fpl, osserva pertanto riconosciuto il diritto al pagamento del tempo necessario per indossare le divise e presentarsi così puntuali e già pronti per la sostituzione del collega a turno che è tempo di lavoro e quindi deve essere pagato.

E adesso, se le aziende interessate non si apriranno a rinegoziare i termini della questione, anche ora che c’è di mezzo una sentenza della Cassazione, il pericolo è quello di vedersi costrette ad andare incontro a spese ingenti per ogni lavoratore. E la questione può diventare nazionale.

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