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Valle d'Aosta, indennità per infermieri attrae ma non basta

di Redazione

L'indennità di attrattività valdostana per medici e infermieri è un aiuto che può essere promettente ma non è completamente sufficiente e si lega ad una situazione nazionale difficile che rende il compito ancora più arduo. Lo ha spiegato Marcello Giudice segretario della Cimo Valle d'Aosta, durante il presidio allestito all'ingresso dell'ospedale Umberto Parini di Aosta in occasione della giornata di sciopero nazionale di medici e infermieri del 5 dicembre.

Per trattenere infermieri e medici importanti i benefit extralavorativi

La Valle d'Aosta propone un'indennità di attrattività per medici e infermieri.

Oltre all'aspetto economico, per attrarre medici e infermieri io punterei sulla qualità della vita lavorativa e extralavorativa - dice Antonio Ciccarelli dell'Anaao Assomed -. Abbiamo fatto un sondaggio nel mio reparto e molte sono state le richieste di migliorare sia la vita lavorativa - quindi maggiore formazione e migliori condizioni di lavoro - ma anche extralavorativa, banalmente aiuti alla famiglia, babysitter, aiuti per l'affitto o benefit per attività culturali come, ad esempio, l'abbonamento alla Saison culturelle. Possono sembrare delle stupidaggini ma aumentano la qualità della vita.

E aggiunge: L'indennità di attrattività che abbiamo è di 800 euro lordi mensili che diventano 400 euro netti. Un piemontese, considerando il costo della vita qui e dei trasporti, non viene per 400 euro in più. Bisogna garantirgli qualcosa in più che può essere sia economico che non economico.

È dello stesso avviso Nicole Pagani, infettivologa di Aosta, rientrata in Valle dall'Inghilterra: Ho scelto di lavorare qui perché ero stufa di vivere in una grande città e qui per attrarre gente si può puntare ad una buona qualità di vita per le famiglie. Solo che il nido aziendale va in base all'Isee, ci sono pochi posti e non puoi accedervi se non hai un contratto a tempo indeterminato e anche l'ufficio internazionale non è abituato ad accogliere gli stranieri. Si fa molta fatica per avere documenti, tessera sanitaria e capire a chi rivolgersi.

Pagani racconta alla Dire la sua esperienza: Quando sono arrivata qui, infettivologa nel pieno della pandemia, non hanno trovato un posto al nido per mio figlio, l'ho trovato dopo sei mesi. E conclude: Questo è un paradosso perché i primi mesi sono i più difficili. Se quando arrivi e non hai un contratto a tempo determinato, non hai accesso all'indennità di attrattività, e non hai accesso al nido, come puoi pensare che poi le persone si fermino a lavorare?

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