Entro il 2029, il Veneto potrebbe ritrovarsi con tremila infermieri in meno se non si riuscirà a colmare il gap con almeno mille assunzioni annuali. L'allarme sulla grave carenza di personale sanitario, soprattutto infermieristico, che mette a dura prova l'efficienza di ospedali e RSA venete, è lanciato da Claudio Costa, direttore delle Risorse Umane del Sistema Sanitario Regionale, nel corso di un recente convegno tenutosi a Venezia per presentare il Piano quinquennale da 155 milioni di euro volto a contrastare la carenza di organico nelle ULSS.
Le misure della regione veneto per affrontare la carenza di infermieri e medici
La Regione spera che questo Piano riesca a garantire la stabilità del personale e la sostenibilità a lungo termine del sistema sanitario pubblico, che altrimenti rischia il collasso. Claudio Costa avverte: “O da qui al 2044 riusciamo a colmare la carenza di infermieri oppure tale situazione, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe portare alla possibile chiusura di cinque ospedali spoke.”
Di fronte a tale scenario, Costa fa sapere che la Regione ha raccolto le richieste del fabbisogno di infermieri da parte delle strutture sanitarie venete, come le due Aziende ospedaliere di Padova e Verona, per inoltrarle al Ministero della Salute in vista dell'arrivo di diecimila infermieri reclutati in India. Ha altresì istituito una cabina di regia per l'attuazione del Piano quinquennale, coinvolgendo gli Ordini professionali, le organizzazioni sindacali, le università e le strutture territoriali per confrontarsi sulle migliori strategie di mantenimento e potenziamento del personale.
In Veneto mancano complessivamente tremila medici, ma ci si aspetta di colmare questa lacuna con l’aumento degli iscritti al corso di Laurea in Medicina dopo l'abolizione del numero chiuso.
Cominciano a scarseggiare anche gli operatori sociosanitari (OSS), con molte RSA che si rivolgono all’estero per il reclutamento, in particolare da Romania, Polonia, Perù e Sudamerica. Nonostante l’aumento dei corsi per OSS, la richiesta resta elevata.
Considerando inoltre che metà dei professionisti in servizio hanno un’età compresa tra i 51 e i 54 anni, si prevede che entro il 2034 un numero rilevante andrà in pensione, aggravando la carenza di personale. Inoltre, cresce il fenomeno delle dimissioni volontarie prima del pensionamento: il 54% degli infermieri e il 67% dei medici lascia il posto di lavoro pubblico per insoddisfazione.
In Veneto, come in altre regioni italiane, aumenta l’emigrazione di professionisti sanitari verso Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Australia. Secondo l’OMS, la pandemia ha peggiorato la salute mentale degli operatori, inducendo il 32% dei medici e il 36% degli infermieri a cercare opportunità lavorative altrove.
Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità e al Sociale, annuncia le azioni della Regione: “Abbiamo stanziato oltre 155 milioni di euro per uniformare gli stipendi e offrire incentivi a chi lavora in zone disagiate. L'obiettivo è attrarre in Veneto i professionisti necessari per rispondere all'invecchiamento della popolazione e all’aumento delle patologie croniche, e al tempo stesso fronteggiare il ricambio generazionale del personale.”
“Il nostro approccio integrato punta a garantire una sanità pubblica sostenibile e capace di rispondere alle crescenti esigenze della popolazione”, conclude Lanzarin.
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