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editoriale

Cari medici, la malasanità del Lazio non è un problema infermieristico

di Mimma Sternativo

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ROMA. "Dovete sapere − scrivono i segretari regionali delle organizzazioni sindacali del Lazio − le vere cause della malasanità e soprattutto a cosa andranno incontro i cittadini (...) quando sarete ricoverati nei reparti a gestione infermieristica, non ci sarà il medico che ogni giorno vi sottoporrà alla visita e controllerà il vostro stato di salute, questi reparti si propongono come un’alternativa alla degenza classica ospedaliera per pazienti a carattere post e sub acuto, ma il medico non c’è. E ancora, che quando andate nelle case della Salute, non sapete chi vi prende in carico”.

"(...) in alcune bozze di piani attuativi aziendali si appalesa il chiaro indirizzo ad affidare a professionalità non mediche la responsabilità di unità operative/sezioni/letti dedicati di day surgery e di week-surgery. Lungi da noi voler difendere posizioni lobbistiche che travalichino lo stretto merito del possesso di specifiche competenze e la sicurezza dei cittadini che si rivolgono alle nostre strutture sanitarie per trovare soluzione ai propri problemi di salute..." presidente Società Italiana di Chirurgia Ambulatoriale e Day Surgery.

 

Appelli sconcertanti, dichiarazioni denigranti e allarmiste. I sindacati della dirigenza medica ancora una volta si uniscono contro gli infermieri.
Eppure se realmente non si vuol difendere posizioni lobbistiche perché non informare i cittadini che in America, in Inghilterra, in Australia esistono reparti a gestione infermieristica oramai da anni e di certo non c'è stato alcun problema di qualità? Anzi, addirittura nella stessa capitale ne esistono.
Bisognava forse, informare il cittadino che oramai il management sanitario, i fattori economici e gli stessi standard di qualità ci impongono una suddivisione degli ospedali in base alle intensità di cura.

 

Tale modalità organizzativa prevede che nell'ospedale le attività non siano suddivise più in base al reparto o specialità di appartenenza, ma in base al bisogno di cura e di assistenza del paziente (gravità e l'instabilità della patologia, il livello di dipendenza dalle cure infermieristiche, il tempo necessario a compiere le azioni infermieristiche, il livello delle procedure necessarie, la tecnologia necessaria per erogare l'assistenza, le competenze professionali e il livello di formazione necessario). Al medico maggiormente correlato alla patologia chiave del paziente resta in capo la responsabilità di tutto il percorso diagnostico-terapeutico, all'infermiere è affidata la gestione assistenziale per tutto il tempo del ricovero. La centralità del paziente è l'elemento chiave.

 

In sintesi cari cittadini, i letti non saranno più di questo o quel primario ma saranno a gestione infermieristica che, va sottolineato, non riceveranno lo stipendio o le agevolazione del loro predecessore, ma agiranno solo per il paziente.

 

Utilizzando tale modello, gli infermieri ottimizzeranno i livelli di autocura dei loro cittadini, forniranno qualità e continuità, riducendo la frammentazione delle cure, accrescendo la qualità di vita e aumentando la soddisfazione del cliente e dello staff sanitario.

 

I medici come è giusto che sia ci saranno sempre, semplicemente non avranno il posto dirigenziale.

 

Preme rassicurare i colleghi medici della regione Lazio che i cittadini probabilmente continueranno a fuggire dalla sanità laziale non di certo per la mancanza di un primario nei loro reparti, ma perché consapevoli che fino a ora la sanità della loro regione, seppur gestita da medici, non è di certo sempre stata eccellenza della realtà sanitaria italiana.

 

Cordialmente
Gli infermieri

 

- “La medicina è la sola professione che lotta incessantemente per distruggere la ragione della propria esistenza” James Bryce - 1838 - 1922

 

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