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editoriale

Conta più la nazionalità o la preparazione? Italiani, Rumeni, Marocchini... siamo tutti Infermieri!

di Carlo Leardi

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MATERA. Stando alle parole pronunciate dal dg dell'Ospedale Bolognini di Seriate (BG), l'assenza all'interno della struttura ospedaliera di personale infermieristico di nazionalità marocchina o rumena, sarebbe la "carta vincente" che permetterebbe di ottenere ottimi risultati in termini di qualità dell'assistenza. 

 

Fa piacere notare quelle che sono state le parole di elogio che il dott. Amedeo Amadeo ha riservato al personale infermieristico in servizio presso l'azienda da lui diretta ("Nel 2013 il nostro ospedale ha fatturato 1,5 milioni di euro in più rispetto al 2014. Lo dobbiamo al miglioramento della struttura, ma soprattutto a chi ci lavora. I medici, certo, ma più ancora ai mille infermieri"). Un po' meno piacere destano le considerazioni relative alla nazionalità del personale infermieristico. Altrettanto "irritante" è la considerazione che lo stesso dirigente fa riguardo la formazione della maggior parte del personale infermieristico in servizio all' Ospedale Bolognini: "la nostra scuola professionale"; probabilmente, a detta del direttore, la formazione universitaria attuale risulterebbe carente rispetto a quella fornita dalle vecchie scuole professionali. 

 

Tralasciando quest'ultimo aspetto, focalizzerei l'attenzione sulle affermazioni relative alla nazionalità del personale in servizio. In sei anni di attività, ho avuto il piacere di lavorare con diversi colleghi stranieri, alcuni dei quali provenienti dall'est Europa: ho sempre trovato difronte a me colleghi in grado di rispondere ad ogni richiesta con estrema professionalità e precisione.

 

La causa del "problema" relativo all'eccessivo (?) numero di infermieri stranieri operanti in Italia, sarebbe da ricercare in altri ambiti, come ad esempio nell'ambito del lavoro tramite agenzie interinali o pseudo cooperative che in gran parte dei casi, ricercano personale infermieristico esclusivamente proveniente dall'estero, con l'intento di corrispondere salari da fame e di adibire l'infermiere straniero in questione anche a mansioni inferiori.

 

Volendo ignorare le vere cause del problema, il discorso del dott. Amedeo non fa una grinza, soprattutto se tale elogio viene fatto alla presenza del presidente della Lombardia Roberto Maroni. 

 

Purtroppo, come altre volte è già accaduto, tali frasi hanno creato nuovamente prese di posizione diverse all'interno della categoria, creando un'ulteriore divisione tra i professionisti italiani, che a causa di una disoccupazione dilagante, vedono nei colleghi stranieri un pericolo per il proprio futuro lavorativo.

 

In un momento storico che vede termini come "spending review", "blocco del turn over", "tagli alla spesa pubblica" ecc... farla da padroni, si rischia di perdere di vista quelli che sono i veri problemi che attanagliano il mondo del lavoro e della professione infermieristica nello specifico, con la conseguenza che si corre il rischio di perdere troppo tempo a rincorrere chiacchiere o modi di dire "populistici" (ci rubano il lavoro ecc...).

 

Se davvero qualche istituzione intravede un "pericolo di invasione" del SSN da parte di professionisti stranieri, ebbene sarebbe il caso che si cominciasse un lavoro volto a perseguire quelle numerose agenzie in cerca di manodopera a basso costo, ree altresì di "deprofessionalizzare", attraverso compiti inadeguati e stipendi da terzo mondo, la categoria degli infermieri italiani.

 

Occorrerebbe mettere un freno a chi dall'oggi al domani si improvvisa titolare di agenzie che offrono servizi sanitari senza avere alle proprie spalle un titolo di studio ed una comprovata esperienza in campo medico sanitario: come è possibile altrimenti attribuire compiti ad un professionista della sanità se non si hanno conoscenze in merito e, cosa ancora più sgradevole, come è possibile stabilire quale sia il giusto compenso per prestazioni che richiedono una certa responsabilità se non si ha nemmeno presente cosa ciò significhi?

 

Personalmente devo molto ai colleghi stranieri, soprattutto a quelli dell' Est Europa, e non credo che il problema "lavoro" per gli infermieri in Italia sia da attribuire alla loro presenza, anzi spero che nel rispetto dei miei colleghi italiani e stranieri, qualcuno cominci a fare chiarezza su situazioni come quelle su descritte, perchè tutti hanno il diritto a lavorare e ad una vita dignitosa, e se ciò non è in molti casi possibile, lo si deve solo a situazioni che andrebbero fermate in maniera definitiva.

 

Italiani, Rumeni, Marocchini, Albanesi, Polacchi ecc... siamo tutti infermieri, tutti professionisti e tutti pronti a rispondere alle richieste degli utenti: metteteci solo in condizione di farlo nella maniera più dignitosa e serena possibile. 

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