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Competenze degli infermieri: necessario un approccio multiprofessionale

di Redazione

Gentile Direttore,

Desideriamo esprimere una viva preoccupazione per come si sta affrontando, in una logica di separazione e di contrapposizione tra professioni il tema dell’implementazione delle competenze della professione infermieristica.

Pensiamo sia condiviso da tutti che oggi qualsiasi approccio alle problematiche della sanità non possa che partire dalla centralità del paziente e dalla ricerca delle soluzioni organizzative più idonee a rispondere al meglio ai suoi bisogni di cura e di assistenza.

 

Questo comporta necessariamente un approccio multiprofessionale, perché nessuna disciplina e nessun esercizio professionale è in grado da solo di dare tutte le risposte necessarie. Né, siamo convinti, si può affermare in modo univoco ed assoluto che prevalga il bisogno dell’una o dell’altra disciplina, perché bisogna tenere conto della diversità delle patologie e, anche, delle diverse fasi all’interno di una medesima patologia.

 

Continuare a porsi in termini di preminenza di una professione rispetto ad un’altra è un esercizio sterile e dannoso, che non serve al paziente e nemmeno serve all’obiettivo , legittimo, di tutelare le rispettive professionalità. A noi richiama un paragone scontato, ma inevitabile, con i poveri capponi di Renzo Tramaglino.

 

Per restare nel paragone, beccandoci si può vincere qualche battaglia, ma tutti perderemmo la guerra vera, quella che insieme dobbiamo combattere per l’obiettivo comune di continuare ad operare in un SSN pubblico, universale, equo e solidale. La bozza di accordo sull’implementazione delle competenze infermieristiche ci sembra invece coerente con questo obiettivo, perché punta a riconoscere, sull’intero territorio nazionale (e quindi anche in quelle aree che senza input rimarrebbero indietro in modo insostenibile) l’evoluzione che in questi anni la professione infermieristica ha avuto sul piano giuridico, culturale e professionale, come pure quella maturata sul campo, di razionalizzarla e di metterla al servizio dei pazienti per una migliore qualità, efficacia e sicurezza dell’assistenza.

 

Per noi quindi non si tratta di demonizzare o di respingere in modo pregiudiziale la bozza di accordo, o di posticiparne la definizione ad altro e preminente provvedimento riferito ad altra e preminente professione.

Pensiamo invece che il percorso di riconoscimento dell’evoluzione delle professioni sanitarie, che è comunque inarrestabile, possa diventare un’opportunità, per il sindacato della dirigenza e per quello del comparto, per l’ordine dei medici e per i collegi delle professioni sanitarie, un’occasione per confrontarsi e condividere i principi ed i criteri per una maggiore integrazione professionale.

 

Un lavoro che potrebbero aprire nuovi e più significativi spazi di relazioni aziendali per la definizione di nuovi modelli organizzativi, più adeguati ai tempi ed alle esigenze, e per la definizione di più proficue relazioni tra le professioni, anche attraverso la messa a punto di precise metodiche. Un processo che grazie ai potenziali effetti positivi sul funzionamento e sull’efficienza dei servizi potrà liberare risorse da investire sulla qualità delle prestazioni e sulla valorizzazione di tutte le professioni.

 

Quello che invece troviamo insostenibile è che, mentre si continuano a tagliare servizi per mancanza di risorse, mentre la Corte dei Conti segnala che un numero crescente di regioni non assicura più neanche i Lea, si tengano ferme le potenzialità di una professione sanitaria e una possibile revisione dei modelli organizzativi che consentirebbero al tempo stesso, maggiore qualità delle prestazioni, migliori condizioni di lavoro per tutti e uso più efficace delle risorse umane e strumentali.

 

Ci aspettiamo da parte del Ministero e delle Regioni una decisa iniziativa per sbloccare l’iter di questo importante provvedimento. E ci aspettiamo che lo facciano in tempi brevi perché né i cittadini né gli operatori devono continuare a subire gli effetti negativi di resistenze corporative e miopi e tantomeno l’inerzia di chi dovesse prestarsi a farvi sponda.

 

Mariavitttoria Gobbo
p. Segreteria Nazionale UIL FPL Nazionale

Coordinamento Medici e Coordinamento Professioni Infermieristiche

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