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Make-up, femminilità e malattia

di Domenica Servidio

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PESARO. E’ l’alba, la sveglia suona ripetutamente per tre volte.Tocca abbandonare il tuo comodo letto e dare inizio ad un nuovo giorno. Di fronte a te, c’è quel solito specchio, che appena ti alzi e lì pronto a darti il buongiorno. Ogni mattina guardandoti, fai la solita smorfia e ti chiedi “come farò in 30’ a rendermi presentabile a lavoro?”. Poi fai colazione, ti prepari e ritorni davanti allo specchio, per trasformare quella smorfia in un sorriso, perché in fondo basta un po’ di matita e un mascara per sentirti più bella.

Arrivi in reparto ed è il solito caos. Tra campanelli e barelle scorgi lo sguardo di Chiara, una giovane donna che è arrivata in ospedale per un nuovo ciclo di chemio. Ha la pelle chiara, due occhi grandi e neri e capelli lunghissimi raccolti a coda.Da pochi mesi ha scoperto di avere un cancro e nonostante lo sconforto iniziale non si è mai persa d’animo. Mi chiede le fasce orarie nelle quali potrà ricevere i familiari e con voce emozionata mi confida "vorrei per quell’ora avere un bell'aspetto, perché verrà a trovarmi mio marito e non voglio mi veda così pallida".

 

Ti fermi un attimo a riflettere sul valore di quelle parole e capisci effettivamente quanto la malattia non sminuisce il suo sentirsi donna, perché questa giovane paziente non ha nemmeno per un attimo perso la sua femminilità, né il piacere di piacersi. E' una donna che sa emozionarsi e vuole continuare a sentirsi bella, anche se sarà costretta a perderli quei bei capelli e a vedere il suo corpo cambiare a causa della chemioterapia.

 

Prendersi cura dei propri pazienti significa anche questo: comprendere le modalità di approccio a ciascun esigenza, valorizzando aspetti che potrebbero incidere positivamente sulla psiche di chi è affetto da carcinoma. Il make-up e la cosmesi attenuano i segni della chemioterapia e della radioterapia. Sentirsi belle e valorizzare la cura del corpo non riduce purtroppo il male, ma può aiutare pazienti come Chiara, a convivere con la malattia e star bene con sé stessi.

 

Nelle breast unit (unità per la cura del tumore alla mammella) di alcuni Paesi, sono proprio gli infermieri ad offrire questa competenza alle donne. Questo è infatti il quarto anno che Walce Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe – Donne contro il tumore al polmone in Europa) promuove "Come star bene con un trucco" e ha come scopo, quello di insegnare alle donne affette da neoplasia, un nuovo modo di guardarsi allo specchio e di mostrarsi agli altri.

 

Si tratta di un’esperienza molto interessante che offre sedute gratuite di make-up e permette nuovi incontri, scambi di opinione, di sorrisi e attimi di buon umore. La malattia si può combattere anche con un bell’ombretto e un po’ di fard.

 

Tutto quello che può sembrare futile, può agire positivamente sull’umore e ciò che fa bene all’umore è sicuramente un’arma vincente. Se un rossetto rende più bello il sorriso, facciamolo usare alle nostre pazienti affinché non perdano mai la voglia di combattere e di vivere. Interessante l’iniziativa del Campus Bio-Medico di Roma che ha introdotto una nuova figura “la beauty recovery specialist”.

 

Sono operatori che svolgono un corso organizzato dall’equipe del Prof. Paolo Persichetti, Direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica del Policlinico Universitario. 142 ore che includono anche nozioni di anatomia e fisiologia, scienze dell’alimentazione, dermatologia, chirurgia plastica e medicina estetica, dispositivi biomedicali nonché aspetti etici e antropologici della cura estetica.

 

Tutte conoscenze che serviranno ad applicare le tecniche dimake-up per correggere difetti cutanei, traumi post-chirurgici e altri segni della malattia."Puntiamo a creare una figura professionale capace di supportare l’attività medica, spiega il Prof. Persichetti . La cura del corpo, abbinata a un supporto che solleciti il paziente a prendersi di nuovo cura di sé, aiuta a sconfiggere lo spettro della depressione, che spesso colpisce chi vive l’esperienza di una malattia grave".

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