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Una testimonianza dall’alluvione

di Giordano Cotichelli

La procura ha aperto un’inchiesta sull’alluvione che ha travolto varie città in provincia d’Ancona: Cantiano, Barbara, Pianello d’Ostra, casine, bettole, Tre Castelli e Senigallia. Draghi, Presidente del Consiglio a fine mandato, è arrivato sul posto. Ha assicurato il sostegno dello stato. Ha manifestato la sua vicinanza. Il bilancio delle vittime, al momento, è di dieci morti, due dispersi, cinquanta feriti e centocinquanta sfollati. È il bilancio tragico di una guerra fra uomo e clima, società antropizzata da una parte e limite di sopportazione della natura superato da tempo. Otto anni fa accadde un’altra alluvione nella stessa zona. Arrivò l’allora Presidente del Consiglio, Renzi, in elicottero, incontro autorità e amministrazioni comunali e regionali, di centro-sinistra, mentre i senigalliesi stavano spalando fango. Oggi, l’Ansa fa sapere l’opinione della giunta regionale delle Marche, di destra come l’amministrazione senigalliese, attraverso il suo assessore alla Protezione civile che sottolinea la subitaneità dell’avvenimento, imprevedibile e inaspettato nella sua gravità. Il fango è sempre lo stesso di otto anni fa. La retorica, pure.

Le Marche sembrano non trovare pace

Soccorsi dell'alluvione che ha colpito la zona dell'anconetano fra il 15 e il 16 settembre.

Molte le narrazioni per video, immagini e scritti di cui si stanno arricchendo i social in queste ore. A queste è giusto aggiungerne una ulteriore. Quella di Marco (nome di fantasia), giovane sanitario e volontario in un’associazione di soccorso. È stato impegnato tutta la notte a Senigallia insieme alla squadra dove svolge la sua attività. Mi ha descritto lo scenario apocalittico in cui si sono ritrovati a lavorare. Immersi nell’acqua, cercando di portare in salvo chi si era rifugiato sugli alberi o nei piani superiori delle case. Hanno lavorato al buio, perché non c’era più luce e solo all’Alba si sono accorti che in mezzo l’acqua della piena dove hanno passato ore ed ore era mescolata ai carburanti provenienti dalle auto travolte o da chissà quale serbatoio.

L’esperienza di una notte è difficile da racchiudere in poche battute. Ma quella di Marco è significativa di un mondo, di una società altra che riesce a farsi sentire. La solidarietà che corre sui social, si concretizza e cresce, e fa crescere nell’azione esperita verso l’altro, in un egoismo altruista – ossimoro necessario – che è sempre ben accetto rispetto all’egoismo di chi profitta delle disgrazie altrui, millanta aiuti ed organizzazione, ma in realtà dimostra come il paese legale è sempre più parassita del paese reale.

In passato qualcuno avrebbe scritto: “Vergognatevi!” o “Andatevene!” sui muri dei palazzi del potere. Oggi forse bastano i social a denunciare l’ennesimo disastro annunciato. I ciarlatani degli aiuti con i soldi e con le vite degli altri, non meritano neanche due pennellate di vernice accusatoria.

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