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Editoriale

Quale uomo non ha amato un’infermiera?

di Giordano Cotichelli

Sabato scorso al Ridotto del Teatro delle Muse di Ancona si è svolta, nella mattinata, un’interessante iniziativa, organizzata dall’Opi della città dorica, su tematiche relative alla dirigenza infermieristica e alla normativa contrattuale. Platea gremita di partecipanti, studenti e professionisti, interventi puntuali ed interessanti, ospiti di riguardo che hanno portato tutti, in misura diversa, contributi preziosi. Niente di rilevante se non fosse che, uno degli invitati, nell’introdurre il suo intervento, ha scelto un incipit decisamente sbagliato. Molto sbagliato. L’ospite in questione era l’Assessore alla Sanità della Regione Marche, Filippo Saltamartini, il quale ha salutato la platea con il seguente passaggio: In fondo quale uomo non ha amato un’infermiera? La reazione gelida dei presenti non ha trattenuto l’oratore dall’aggiungere: Le infermiere che ti curano in ospedale, che poi ha provato a glissare dicendo: Ma ora, senza discriminazioni di genere, andiamo avanti.

Troppo spesso la toppa che si prova a mettere è peggiore del buco

L’Assessore alla Sanità della Regione Marche, Filippo Saltamartini, durante il suo intervento al convegno Opi Ancona

La notizia ha fatto così il giro d’Italia ed i media, ed anche la memoria collettiva, hanno ricordato come l’assessore non sia nuovo a tali gaffe. Lo scorso maggio dichiarò che: […] il grado di intelligenza dipendente anche dal volume della testa e del cervello, […] il volume del cranio dipende dall’organo genitale femminile dal quale escono.

A quanto pare, sembra che l’aria primaverile abbia un effetto inebriante sugli amministratori e sui politici italiani, considerando anche le recenti dichiarazioni del Presidente del Senato e del Ministro dell’Agricoltura.

Ma la questione è più complessa e non può essere affrontata né in termini personalistici, né tantomeno con atteggiamenti da tifoseria. Quanto detto dall’assessore marchigiano sembra rifare il verso alla canzone “Generale” di De Gregori dove una strofa recita: E a farci fare l’amore, l’amore dalle infermiere, ma nella realtà è un’affermazione che rende evidente come gli stereotipi di genere siano ben radicati in questa Italia del terzo millennio.

Stereotipi sessisti, espressione di una determinata visione ideologica e pratica di quella politica che ricerca il consenso elettorale e l’affermazione istituzionale semplicemente cavalcando pulsioni e passioni, discriminando i più deboli, creando il nemico di turno con cui prendersela. Non è tanto quindi una questione legata al singolo personaggio, alla sua dialettica povera, ad affermazioni degne dei peggiori luoghi di socializzazione, quanto invece rappresenta una metodologia, una politica, un sistema che ormai non promette più nulla di strutturale nella società utile a costruire un futuro e a migliorare un presente a beneficio della collettività.

È la politica che si basa solo sulla retorica delle frasi ad effetto, dei meme dei social, delle condivisioni su Facebook e delle storie di Instagram. Una politica che non governa, ma umilia, insulta e attua la strategia della distrazione di massa dai reali problemi esistenti e dall’incapacità manifesta di chi dovrebbe risolverli che, al contrario, non li affronta neanche.

Ed ecco che le argomentazioni, in tema di sanità pubblica, vengono riproposte ciclicamente secondo uno schema tanto collaudato, quanto privo di concreti sviluppi: si promette l’assunzione di qualche infermiere, l’impegno ad aumentare gli stipendi e magari anche i posti della dirigenza delle professioni sanitarie, per arrivare al ritornello ripetuto mille volte del bisogno imprescindibile di implementate nuove figure (infermiere di famiglia, case-management, di comunità, etc.) al fine di garantire una sanità di prossimità, etc. etc. E tante altre belle cose. E poi?

Quando il convegno termina? Quando tutti i convegni si chiudono? Si scopre che lo stipendio da infermiere è basso perché tutti gli stipendi in questo paese sono bassi. Le infermiere continuano ad essere oggetto di pregiudizi e stereotipi sessisti perché gli stessi sono presenti in maniera radicata del mondo sanitario e nella sua stratificazione gerarchica ed ancor più nel paese. E la sanità pubblica è sempre più disfunzionale.

Alla fine qualcuno riesce pure a porsi la domanda se continuare a premere sulla questione della dirigenza infermieristica non sia l’ennesima presa in giro, utile per i soliti clientelismi e nepotismi, disfunzionale per l’assistenza e drammaticamente recante il messaggio che, in realtà, tutti i 450mila e rotti infermieri italiani non possono certo diventare tutti dirigenti. Vabbè, a quelli che continueranno a lavorare in turni massacranti verrà dato un capro espiatorio con cui prendersela, sia esso un sottoposto o la soddisfacente metafisica del rifarsi all’eterno concetto appagante del demansionamento.

Florence Nightingale

Le parole dell’assessore sono inoltre una testimonianza di qualcosa ancora di ben più complesso e preoccupante. In merito un ulteriore elemento di rilievo viene da un altro evento “sanitario” tenutosi nella stessa giornata, a pochi chilometri di distanza.

Nel pomeriggio dello stesso sabato 22 aprile a Loreto, infatti, si è tenuta l’iniziativa: “Maternità in-attesa, preservare la salute della donna in gravidanza” organizzata dal Centro di Aiuto alla Vita di Loreto, dalla Federazione Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana, da Pro Vita & Famiglia Onlus, e dalla stessa Regione Marche.

Il titolo dell’evento, tenutosi anche Macerata il giorno prima, è denso di aspettative e decisamente interessante, ma guardando agli organizzatori e ai relatori si è potuto facilmente notare, come riporta il Fatto Quotidiano, che gli intervenuti appartengono tutti al mondo di chi è contro la libertà di scelta in tema di maternità, lo stesso che porta ad alti livelli di obiezione di coscienza verso la legge 194 e di fatto rende un percorso ad ostacoli e colpevolizzante la scelta delle donne che vogliono interrompere la gravidanza, o meglio, esercitare un diritto garantito dalla legge che, nei fatti, viene disatteso in maniera vigliacca.

L’evento è stato ad ogni modo contestato nell’iniziativa di venerdì 21 aprile a Macerata.

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