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Editoriale

Indigenza, un'Italia malata

di Francesca Gianfrancesco

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In Italia solo nel 2012 si stima siano almeno 110 le vittime, ma il bilancio è destinato a salire. Secondo gli esperti non è contagiosa ma dilaga come una epidemia. Silente, colpisce un numero sconsiderato di soggetti con sintomi più o meno evidenti e gravi, fino all’estrema conseguenza, dopo un lungo percorso fatto di sofferenza sia fisica sia psichica.

Descrizione sintetica di una già nota “patologia” oggi riconsiderata più che mai: indigenza o povertà. La crisi economica non è solo finanziaria, non riguarda solo la borsa, Wall Street o lo Spread, ma è umana. Le persone comuni che si trovano ad affrontarla con precarietà o perdita del lavoro versano in uno stato d’ansia tale da ripercuotersi sul benessere generale. Vengono messe in discussione le proprie certezze esistenziali, crolla l’autostima e si vive in una instabilità emotiva continua. L’incertezza di trovare un lavoro o meglio ad oggi, la certezza di non trovarlo o la perdita dello stesso è in realtà la perdita della propria identità.

Frustrazione per non riuscire più a sostenere la propria famiglia, vedere i propri figli vivere nel disagio, il peso immenso del solo pensiero di poter perdere la casa, la vergogna e l’umiliazione che assale queste persone le porta addirittura al gesto più estremo: il suicidio. “La salute psichica è la capacità di lavorare e di amare” secondo Freud; infatti, l’individuo tende a costruire una rappresentazione di sé basata sui ruoli che sente propri, sviluppando cosi sicurezza e integrazione sociale.

Le conseguenze di questa crisi si riflettono quindi a livello cognitivo, emozionale e motivazionale, e in assenza di un giusto supporto specialistico si può andare in contro (o aggravare) a disturbi ansiosi-depressivi (alcuni dati riportano un aumento del 30% di pazienti che soffrono d’ansia e del 15% di depressione), psicosomatici, relazionali, della sfera sessuale e l’accentuarsi di varie forme di dipendenza patologica (alcool, stupefacenti, gioco d’azzardo patologico, internet ecc…). Non sono forse questi “sintomi” come di una più comune malattia?

Non credo esista una cura, se non l’eliminazione dell'agente eziologico.

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