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Arte e cultura

Il teatro nella formazione degli infermieri

di Davide Domenico Di Prima

Il teatro, che fa del corpo lo strumento comunicativo per eccellenza, non è poi così distante dall'assistenza infermieristica: in entrambi i casi si ha a che fare con l’essere umano, con il suo corpo e con le sue emozioni. Ma l’essere umano che si incontra nei luoghi di cura non è mai solo corpo e non è nemmeno la semplice somma di corpo e sentimenti; ecco che il teatro, con il suo potere catartico, può divenire luogo e mezzo dove sviluppare un’attività consapevole di pensiero critico e di cura, che include il prendersi cura delle persone (a partire da sé stessi), mirando al benessere di ambo le parti. Lavorare su noi stessi – come persone prima ancora che come professionisti -, creare un equilibrio tramite la pratica teatrale permette di relazionarci nel miglior modo possibile con gli altri, creando un’alleanza terapeutica tra curante e curato basata sul dialogo, sull’ascolto e sulla fiducia. Il tutto per favorire l’empowerment del paziente.

Gli attori sulla scena della cura

Oggi si pone sempre più attenzione alle Medical Humanities, processo di umanizzazione della medicina dove, accanto ad una serie di protocolli che fondano la propria efficacia tecnico-scientifica sulle evidenze, si affacciano nuove pratiche che integrano e valorizzano quella che è la componente simbolica della cura - l’immateriale della cura - e mettono al centro della relazione tutti i suoi componenti: paziente, curante, caregiver e comunità.

La malattia è considerata spesso una tragedia, mentre probabilmente è un dramma dove ognuno gioca la sua parte di libertà e responsabilità. Il dramma contiene riso e pianto, gioia e dolore, libertà e necessità. Là dove la vita si fa dramma c’è la necessità di curare la comunicazione, poiché è il primo elemento terapeutico. Per sé e per gli altri.

Nella formazione e nella vita lavorativa di un professionista della cura tutte le parole comunicate sotto ogni forma e mezzo fanno accadere qualcosa (la parola è di qualcuno, è per qualcuno, fa qualcosa). Il ruolo delle emozioni e dei sentimenti nella quotidianità dei professionisti della salute è fondamentale, poiché il valore dei sentimenti consente di riflettere sulle diverse esistenze, sulle storie di chi si ha di fronte e sulle modalità di relazionarsi all’altro.

In questo contesto il teatro ha un ruolo andragogico importante, quello di accompagnare l’infermiere alla scoperta del proprio “sé” per un sano atto di egoismo umanitario. Ma il teatro – così come tutti i luoghi di assistenza - diventa anche occasione di incontro, una strada lastricata di esperienze vissute e formanti sulla quale si incamminano due o più “altri-da-sé”, che co-costruiscono nuovi orizzonti di senso per la loro storia, di malattia e di esseri umani.

La valenza formativa del teatro

A livello internazionale sono molti gli studi effettuati in questo campo, con conseguenti pubblicazioni che dimostrano oltre ai benefici che il teatro ha sui professionisti anche quelli che ha sul paziente. È il caso, ad esempio, del play back theatre - una forma di teatro-terapia nata a New York negli anni settanta e diffusasi in tutto il mondo -, che riportando sul palcoscenico esperienze individuali in chiave artistica, facilita l’integrazione sociale di persone in difficoltà, sostiene la motivazione al cambiamento e favorisce la creazione di relazioni collaborative.

Oggi scuola e università si stanno evolvendo verso nuove frontiere della didattica. Veniamo da due anni di didattica a distanza (DAD) ed abbiamo necessità di ritrovarci con un nuovo modo di fare formazione.

L’introduzione di metodologie didattiche che si stanno facendo spazio nella formazione infermieristica, quali la flipped classroom (“aula capovolta”, affina l'abilità di pensiero critico) e la peer-to-peer education (“gruppo di pari”, stimola ad ottenere l’eccellenza clinica), ad esempio, che hanno come obiettivo invertire i tradizionali modelli di apprendimento e mettere al centro il discente. Un processo in cui gli studenti sono chiamati ad assumere maggiore autonomia e responsabilità riguardo al proprio successo formativo, mentre l’insegnante assume il ruolo di guida. Obiettivo unico: formare, attraverso lo sviluppo di nuovi approcci e modelli educativi, professionisti in grado di soddisfare le esigenze dei pazienti e fornire cure sicure e di qualità.

Proprio in questo percorso innovativo il teatro può avere una forte valenza formativa. L’uomo ha bisogno non solo di spazi funzionali, quanto di spazi nei quali portare la sua dimensione complessa di persona fatta di emozioni, sentimenti, pensieri e storia e i luoghi di cura possono diventare potenti veicoli di parole importanti che scaturiscono dall’umanità del curante. Tutto ciò racchiude il senso di quello che è stato detto sul teatro e sulle sue forti potenzialità relazionali.

  • Articolo redatto in collaborazione con Laura Matera

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