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MANIFESTO. Sit-in Infermieri disoccupati e/o precari

di Carlo Leardi

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19 MAGGIO 2014 PIAZZA MONTECITORIO, ROMA Al Ministro della Salute, al Ministro dell'Economia e Finanze, al Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, al Ministro delle Semplificazioni e Pubblica Amministrazione, alle Regioni e Provincie Autonome, agli Onorevoli Deputati e Senatori, ci troviamo a fare questa nuova istanza, affrontando il problema della sostenibilità del sistema di tutela della salute e riportando alla vostra attenzione la situazione di stallo dell'Infermieristica italiana, due questioni che potrebbero trovare una soluzione comune per garantire un diritto costituzionale fondamentale, nonostante le difficoltà che il Paese affronta nei vincoli di finanza pubblica.

Le continue riforme del SSN hanno inciso e riservato particolari aspetti tali da chiederci tutti se sul piano economico questo sia ancora finanziato in modo solidaristico dalla fiscalità generale progressiva e se socialmente ponga le sue fondamenta su principi di equità di accesso ed universalismo dei destinatari. La riforma federalista ha portato a creare tanti piccoli sistemi quanto più particolari sono le esigenze specifiche di ogni singola Regione, sollevando difficoltà nella gestione e nei costi di beni, servizi e risorse umane, quest'ultimo fattore considerato vero fulcro del sistema salute. I continui dibattiti sulla riforma del Titolo V della Costituzione, passaggio delicato per la salvaguardia di un bene collettivo, non possono escludere la partecipazione dei professionisti in gioco, tra i quali l'infermiere come pilastro fondamentale.

 

Crediamo innanzitutto in un ripensamento della formazione universitaria, attualmente disomogenea sul territorio e che richiede riferimenti specifici attraverso linee guida condivise senza lasciare l'arbitrio alle facoltà di impostare troppo autonomamente il percorso universitario. Occorre una formazione più universale e il MIUR ha un ruolo fondamentale in tal senso.

 

Altro punto in merito alla formazione è la questione dei Master in aree specifiche che se anche riconosciuti, non trovano effettivo riconoscimento professionale.

 

In secondo luogo, certi dell'utilità degli infermieri nell'assistenza domiciliare a garanzia dei principi del SSN, sollecitiamo la riorganizzazione dei modelli assistenziali regionali basati sulle specifiche esigenze territoriali che in molte Regioni non sono ancora completamente applicati. Ad oggi le ASL che hanno questo compito, sono disorganizzate e spesso appoggiate alle cooperative per il personale. Sostenendo l'assunzione diretta si potrebbe non solo controllare il territorio per via dell'alta formazione specialistica degli infermieri ma permetterebbe di diminuire i continui accessi nei DEA da parte di persone affette da cronicità.

 

Altri aspetti sono emersi in questi mesi, i dati forniti dall'ISTAT del 2010, dall'OCSE del 2011 e le pubblicazioni inerenti alle problematiche occupazionali, ricordiamo tra tutte la ricerca pubblicata su The Lancet e condotta dall'University of Pennsylvania of Nursing (USA), evidenziano una fase gravissima non solo per gli infermieri disoccupati e precari ma coinvolge anche i nostri colleghi occupati, costretti a coprire la carenza di personale. Secondo l'OCSE, in Italia per 1000 abitanti si hanno 6,3 infermieri rispetto alla media europea di 8,7. Secondo recenti stime in Italia mancano 60/80.000 infermieri e seppur minore rispetto alla media OCSE, confrontando il dato con le 45.000 unità con contratti a scadenza o senza lavoro ci sembra evidente chiedere l'impegno a sbloccare il turnover per garantire assistenza e cura alla collettività, nell'interesse di chi soffre e richiede il nostro supporto nella malattia.

 

La salute è un bene fondamentale nella vita e nello sviluppo di un paese, trascurare la figura infermieristica significa trascurare il benessere e la crescita.

 

Dobbiamo considerare l'opportunità di verificare se negli ultimi due anni, a seguito dei continui tagli sul costo del personale e il commissariamento di diverse Regioni non si riscontrino  i rapporti a livelli ancora più bassi, rischiando che i pazienti non abbiano più garanzie sugli standard assistenziali definiti dai LEA.

 

Si prevede in futuro un'ulteriore crescita dei dati se si considera ogni anno un incremento di 10.000 neo laureati e nuovi inoccupati. Secondo recenti studi dell'OMS, in collaborazione con AMREF, si può osservare negli ultimi due anni un'inversione del trend migratorio nel nostro paese. Si è passati da paese di arrivo per colleghi stranieri a paese di partenza per i consistenti tagli sul personale che non permettono di trovare occupazione per i nostri laureati quindi non ci sono opportunità neanche per gli infermieri provenienti dall'estero. L'impatto sugli indicatori sanitari di verifica cominciano ad essere riscontrabili nelle Regioni e la situazione è grave. Non bastano i ripetuti tagli alla Sanità perché sembra ne siano previsti altri per il biennio 2015-2016 che ammontano a 1,15 miliardi sul costo del personale sanitario.

 

Concludendo le osservazioni riportate si propone:

 

1) un censimento nazionale, diviso per Regioni, della carenza infermieristica, anche con l'applicazione del D.Lgs 502, art. 6 ter. nelle AO e determinare definitivamente le necessità nelle ASL pianificando un'adeguata assistenza domiciliare.

 

2) la specifica collocazione della figura dell'infermiere pediatrico, come professionista formato delle esigenze degli assistiti in età pediatrica, pubblicando relativi concorsi pubblici in base alle necessità riscontrate;

 

3) la verifica delle partite IVA, sulla base delle mono committenze e loro effettive necessità, considerandole come forme non capaci di accedere agli ammortizzatori sociali;

 

4) il proseguimento delle trattative tra le parti, sulla stabilizzazione dei contratti di lavoro a termine attraverso il DPCM; 

 

5) il superamento della fornitura in appalto degli infermieri da parte delle cooperative che aumentano i costi del lavoro e spesso sfruttano questa figura con contratti co. co. pro. o attraverso partite IVA . Ripensare anche alla reale necessità di escludere le agenzie interinali;

 

6) considerando l'esistenza di un tavolo di trattativa sulla precarietà, si invitano le parti ad aprire un tavolo sugli infermieri disoccupati, come da punto 1, per adeguare le norme sullo sblocco del turnover fisiologico e l'apertura di relativi concorsi della pubblica amministrazione con disposizioni volte ad aumentare il personale impiegato;

 

7) sviluppare una uniformità nella formazione nazionale dettata da linee comuni fornite dal MIUR ed effettivo riconoscimento dei titoli accademici.

 

delegati di INFERMIERI DISOCCUPATI E/O PRECARI

 

dott. Carlo Leardi  -  dott. Alessandro Parente  -  dott. Alessandro Rullo

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