Nurse24.it
scopri il programma della pediatric masterclass

libri e riviste

Noi Infermieri, gli invisibili!

di Chiara d'Angelo

3aa0dd096e2d3a6fbc4c3a4c7dea6188

UDINE. Da pochi mesi è uscita l’ultima edizione del libro: NOI INFERMIERI, di Moreno De Munari, infermiere; la cui prima uscita risale al 2008 frutto dell'ispirazione da una puntata di una nota trasmissione televisiva di Gard Lerner del 1° maggio 2006, interamente dedicata al profilo professionale dell’infermiere.

Fu proprio in quell’occasione che il famoso giornalista definì gli infermieri “gli invisibili”. Nel testo, accanto alla narrazione di episodi reali alcuni anche spiritosi, viene proposta un'analisi puntuale, precisa ed a tratti intransigente della realtà di NOI INFERMIERI. Dalla sua prima stesura ad oggi di tempo ne è passato, cos’è cambiato? Lo chiediamo all’autore

Moreno, a distanza di cinque anni dal tuo primo lavoro editoriale ad oggi, gli infermieri sono ancora "gli invisibili" di allora?

Tutto sommato no, molto meno, la categoria, o meglio, una parte di essa, si muove anche per far crescere la nostra immagine e considerazione. Questo è reso possibile anche da alcune figure che lentamente stanno emergendo, come l’infermiere di famiglia, il libero professionista e più in generale l’uscita dalle aziende ospedaliere verso il territorio dell’Infermiere. Ho notato anche articoli e libri che parlano di noi infermieri in positivo.

Ritieni che anche oggigiorno gli infermieri siano l’anello debole della disorganizzazione complessiva del sistema sanitario?

Certo, siamo stretti da una parte dallo strapotere medico, che vuole ancora tenerci sottomessi come quarant’anni fa, dall’altra sembra che, nonostante l’infermiere sia definito il fulcro dell’assistenza, non vi sia alcun cambiamento legislativo a nostro favore. Si pensi all’anacronistico “vincolo di fedeltà”: non ci sono infermieri, ma non li lascio lavorare da nessuna parte, neanche pagando le tasse! Assurdo. Forse l’opinione pubblica in parte ha riveduto questo aspetto, ma lo ritengo una conseguenza della crisi economica: c’è più solidarietà e meno arroganza dell’utenza verso la nostra figura.

Credi che in questi anni sia andato crescendo il seme della valorizzazione e, quindi, della dignità professionale, negli infermieri sia senior che junior?

Io sono figlio della scuola triennale regionale e ho visto il passaggio al D.U. e poi alla laurea triennale, ma gran parte degli infermieri ragiona esattamente come ci creò la Scuola Convitto. Solo una ristretta percentuale corre verso il futuro, cercando di cambiare le nostre condizioni di subordinati: vi ricordo che siamo una professione sanitaria autonoma dal 1999!

In questi ultimi anni sono stati fatti passi avanti nell’abbattimento dello stigma culturale che vede l'infermiere come subordinato al medico? In altre parole si si è andata affermando la cultura della professione infermieristica e medica come distinte, autonome e complementari?

In parte sì, ma troppo poco; gran parte degli Infermieri non si è adeguata al cambiamento. Dobbiamo svincolarci noi singoli infermieri da questo retaggio culturale, altrimenti nulla cambierà radicalmente.

Secondo te quanto incide la carenza di personale infermieristico sull’attribuzione impropria di funzioni infermieristiche al altre figure? Inoltre, credi che questo aspetto vada ad inficiare in qualche misura la nostra valorizzazione professionale?

Bella questa domanda! Gli infermieri vengono impiegati per le più svariate mansioni, la lista sarebbe lunghissima, ma loro stessi dimenticano che noi siamo gli addetti all’assistenza sanitaria. Le prestazioni improprie sono un’enormità, non capisco perché gli infermieri perdano più tempo in queste faccende trascurando la loro professione. Ogni giorno mi e ci scontriamo con questo aspetto, ma se non avviene la presa di coscienza individuale… La carenza di personale è un problema organizzativo delle aziende ospedaliere o private, che sfruttano a meraviglia quel ricatto morale del senso del dovere alla sindrome da crocerossina che affligge la nostra categoria.

Come credi sia percepita oggi la professione infermieristica da parte degli stessi infermieri? Quali sono, secondo i colleghi che hai incontrato, le aspettative prossimamente realizzabili e quali quelle destinate ad essere ancora a lungo utopistiche nel nostro futuro professionale?

Mi spiace dirlo, ma la gran parte dei vecchi infermieri è il nostro male, rimpiangono il mansionario, non si adeguano ai cambiamenti, corrono a destra e a manca per sopperire a tutte le carenze strutturali, dimenticandosi del loro vero mandato professionale. Largo ai giovani, dunque. Vivere di aspettative deluse è sbagliato, bisogna lottare giorno per giorno per capovolgere praticamente tutto. E lo faremo.

Descrivi con tre aggettivi il tuo libro

Realistico, graffiante, propositivo.  Ah, anche utile, perché abbiamo installato il fotovoltaico in Guatemala! Infatti tutti i proventi del libro sono stati devoluti ad un'Associazione Onlus per i bambini del Guatemala.

Un augurio/invito/consiglio che senti di voler rivolgere a tutti i colleghi

“Siate il cambiamento che volete vedere! (parafrasando una celebre frase di Gandhi). Se non lo volete, lasciatelo fare agli altri, per favore".

Infermiere
Scopri i master in convenzione

Commento (0)