Un basso livello di istruzione e redditi minimi, la mancanza di diagnosi precoci e terapie adeguate. Sono soltanto alcune delle barriere che la popolazione indigena canadese si trova a dover affrontare. Da sempre. Ed è per sopperire a queste carenze che riducono la qualità dell'assistenza sanitaria, che si è pensato di investire sulla formazione degli infermieri aborigeni. Danielle Bourque è una di queste ed è anche una delle tre protagoniste, insieme a Sharlene Webkamigad e Isabelle Wallace, del docu-film “The Journey” realizzato dalla Canadian Nurses Fondation (CNF) per supportare la campagna One Million in One Year. L'obiettivo è quello di raccogliere fondi per l'istruzione infermieristica indigena e la ricerca e per aiutare ad affrontare le disuguaglianze sanitarie nelle comunità indigene.
Danielle, infermiera aborigena in Canada tra razzismo e malasanità
Sono originaria del Beaver Lake Cree Nation, nel nord dell'Alberta. Sono un'infermiera e attualmente - spiega - sto seguendo, grazie alla CNF, un master alla McMaster University che si concluderà nel 2019. La mia passione per l'infermieristica nasce sin da giovanissima - ricorda - guardando alle battaglie di mia madre sui diritti degli indigeni nel mondo accademico infermieristico. Ero ancora un'adolescente quando ho saputo delle difficoltà che lei aveva dovuto affrontare da bambina indigena sia nella scuola che per le cure. Questo sicuramente ha avuto un effetto inequivocabile sulla mia identità
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La nascita di questo percorso di studi parallelo, aperto solo agli infermieri indigeni, è da attribuire all'imposizione dell'identità delle infermiere di First Nations, Inuit e Metis e a seguito della comparsa dell'Associazione aborigena degli infermieri canadesi.
Una delle principali differenze tra infermieri stranieri e indigeni – dice Danielle - è il contesto culturale e la visione del mondo che portano l'infermiere aborigeno ad affrontare più adeguatamente lo stato di salute del nostro popolo
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La giovane infermiera ci racconta di un sistema sanitario al cui interno sono presenti delle lacune, questioni complesse che esistono da molto tempo.
Assistiamo ogni giorno alla migrazione delle popolazioni indigene nelle aree urbane a causa della mancanza di servizi e di opportunità di lavoro. A seconda della posizione geografica delle comunità, molti pazienti sono costretti a lasciare tutto, la loro vita e a cercare assistenza specialistica altrove
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Uno dei risultati negativi di questo fenomeno – denuncia - è sicuramente la discriminazione sanitaria di cui gli indigeni sono spesso vittime, soprattutto per chi soffre di patologie croniche
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In realtà, esistono diverse organizzazioni sanitarie rivolte agli indigeni, come per esempio la First Nations Inuit Health Branch, ma come sottolinea Danielle la complessità di questo sistema sanitario causa la frammentazione dei programmi e il conseguente ritardo delle cure
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Pazienti vittime di razzismo dunque, ma anche di malasanità. E lo stesso vale per gli infermieri aborigeni che una volta fuori dalla loro comunità, sono visti diversamente.
A causa delle forti mancanze del sistema scolastico comunitario, noi giovani siamo costretti ad emigrare in un contesto urbano. Solitamente però – sottolinea – essendo pochi rispetto agli infermieri di città, siamo in una posizione svantaggiata che ci mette a rischio di razzismo, violenza e semitismo. Inoltre, gli stereotipi che la maggior parte degli studenti hanno su di noi, limita la loro preparazione ad un'utenza urbana, dimenticando di studiare anche un approccio assistenziale adeguato alla nostra gente
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Secondo Danielle gli infermieri indigeni invece possono offrire cure più sicure al loro popolo dimostrando vicinanza, comprensione, competenze comunicative e rispetto per i loro pazienti (ANAC, 2009).
Va ricordato che gli infermieri sono spesso il primo punto di contatto nell'assistenza sanitaria per i popoli indigeni - rimarca - per cui è fondamentale avere e dimostrare tali competenze in tutte le strutture sanitarie
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Dal 2009 la Canadian Nurses Fondation, in collaborazione con altre organizzazioni, ha consegnato molte borse di studio e grazie al breve documentario che segue le tre giovani infermiere a casa e a lavoro, spiegando le motivazioni delle loro scelte, è riuscita a dare voce alle esigenze sanitarie e a i diritti di molte comunità canadesi che si trovano a migliaia di chilometri di distanza dalle civiltà più conosciute.
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