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Infermieri di Famiglia in convenzione o professionisti più preparati?

di Angelo

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BOLOGNA. "Infermieri di Famiglia in convenzione o professionisti che sappiano fare la differenza e offrire alti livelli di assistenza?". È la domanda che si è posta Annalisa Silvestro, presidente della Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi, al termine del raduno nazionale degli Infermieri Liberi Professionisti conclusosi qualche ora fa in quel di Bologna.
L’appuntamento, come noto, oltre che dal Collegio degli Infermieri, è stato insistentemente voluto dalla cassa pensionistica Enpapi.
Silvestro ha voluto provocare i presenti facendoli riflettere su un argomento che da anni investe il campo infermieristico italiano a tutti i livelli: diventare come i medici di medicina generale e quindi creare gli infermieri delle cure primarie o formarsi e specializzarsi nei settori ove c’è carenza assistenziale?
Bella domanda. All’unanimità tutti gli gli intervenuti si sono orientati verso la seconda ipotesi, preferendo la strada della maggiore preparazione e differenziazione delle cure che potrebbe portare nei prossimi anni a creare colleghi liberi professionisti capaci di affrontare e di risolvere i problemi essenziali di salute di chi ha patologie croniche o di dipendenza e di fungere da coordinamento tra le varie figure che insistono nelle cure di base e in quelle avanzate-specialistiche.
Non è facile cambiare rotta, come pure non è facile far cambiare mentalità alla popolazione che in Italia, ma non nel resto del Mondo, resta medico-centrica, a dimostrazione che oggi paghiamo gli errori di anni di immobilismo e di sudditanza, quasi come se il mansionario non fosse mai stato abolito.
È arrivato il momento del riscatto, ha spiegato la Silvestro, ed è giunto il momento che i medici di medicina generale tornino a fare il loro lavoro e a rimettere le mani sulla pancia dei pazienti.
Quella della presidente Ipasvi non è una guerra contro la classe medica, bensì un invito chiaro a sedersi tutti attorno a un tavolo e a ridiscutere delle competenze di ciascuna professione sanitaria, riconoscendo i meriti, i limiti e le conquiste dell’una e dell’altra parte.
I Medici di Medicina Generale oggi sono retribuiti dalle Regioni grazie a una convenzione di natura statale che dovrebbe essere rivista, soprattutto perché alcuni ambiti ormai non appartengono più a questa categoria, bensì a quella infermieristica.
Ritornando alla proposta di assumere in convenzione anche gli Infermieri, per Silvestro la cosa si può fare, ma occorre trovare la copertura finanziaria per renderla esecutiva, ovvero racimolare circa 12 miliardi di euro all’anno (per assumere 3-4 Infermieri ogni Medico di Medicina Generale. Difficile che ciò accada. Per questo la strada di una maggiore formazione e di ambiti specialistici d’intervento potrebbe portare a risultati immediati.
Ricapitolando, ha concluso la Silvestro, si vuole un contenitore o i contenuti del pacchetto d’assistenza?
Non servono i titoli altisonanti per creare un infermiere eccellente, ma una preparazione puntigliosa e seria per offrire servizi e risposte concrete ai bisogni di salute del cittadino.
 
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