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editoriale

Più liberi professionisti nei Consigli Direttivi provinciali IPASVI

di Carlo Leardi

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MATERA. Con le elezioni per il rinnovo dei collegi Ipasvi alle porte, sarebbe opportuno che si cominciasse a prendere più sul serio, e questa volta definitivamente, la deprecabile situazioni in cui versa oggi l'infermieristica italiana, partendo dagli ormai troppo "famigliari" termini di disoccupazione e precariato.

Utile sarebbe analizzare la situazione anche da altre prospettive, quelle che di fatto sembrerebbero essere opportunità lavorative in un periodo di "vacche magre" e che invece mascherano situazioni al limite della legalità.

 

Da anni ormai la figura dell'infermiere assunto in regime di "libera professione" opera in Italia e capita che − a differenza di altri professionisti − i colleghi che prestano il proprio servizio in tale regime fiscale risultano essere considerati "diversamente" da alcuni datori di lavoro e dagli stessi assistiti, forse ancora presi dal'immagine dell'infermiere esclusivamente impiegato nelle corsie delle varie aziende pubbliche o private o dal retaggio dell'infermiere "tuttofare".

 

Bisogna però tener presente che il loro numero, via via va crescendo anche a causa dei tagli adoperati al SSN negli ultimi anni, e non di rado i colleghi neolaureati e al momento senza occupazione, vedono la libera professione come un punto di partenza per la propria carriera.

 

Non tutti gli infermieri liberi professionisti ovviamente operano in regimi simili per i motivi di cui sopra, chiaramente, e in diversi casi la loro professionalità e il loro lavoro sono appaganti sia dal punto di vista professionale che economico.

 

Sarebbe però un'ipocrisia negare il fatto che troppo spesso siamo venuti a conoscenza di contratti di lavoro "atipici" proposti agli infermieri, cui viene richiesta l'apertura di partita IVA o lla firma di contratti di collaborazione ecc. che in diversi casi si revelano essere delle vere e proprie attuazioni di demansionamento o di sfruttamento dei "malcapitati".

 

Abbiamo tutti di sicuro parlato qualche volta con infermieri che si ritrovano a dover essere impiegati in strutture in cui l'unico loro compito è "supportare le figure di supporto" (un po' paradossale, vero?) o essere sottoposti a turni di lavoro e orari massacranti al limite della legalità.

 

Fatte le dovute premesse e riprendendo una proposta lanciata qualche mese fa su Nurse24, in cui si domandava la disponibilità ai vari collegi Ipasvi di tutte le province d'Italia di inserire in ogni lista per l'imminente rinnovo dei Direttivi provinciali una percentuale di infermieri disoccupati e precari, sarebbe utile integrare tale proposta invitando i collegi a far sì che siano presenti nei Direttivi anche colleghi liberi professionisti.

 

I veri problemi che affliggono i disoccupati, i precari e i colleghi "a partita IVA", possono davvero essere esaminati e affrontati solo da chi quotidianamente vive sulla propria pelle il disagio di sentirsi, contrattualmente parlando, un infermiere di serie B.

 

Un organo istituzionale il cui compito è quello di tutelare la professione dovrebbe vedere rappresentate al proprio interno tutti quei colleghi che sanno bene cosa significa dover essere trattati come se chiunque potesse fare l'infermiere, al punto da essere retribuiti meno di una badante o da poter essere sostituiti con personale di supporto se non proprio da lavoratori appartenenti ad altre categorie "riconvertiti" in infermieri, come già qualcuno ha proposto.

 

È necessario dimostrare oggi ancor più di ieri che la tanto e spesso (anche impropriamente) contestata Federazione Nazionale, dia "nuova linfa" a un organo che deve fare i conti con nuovi regimi contrattuali e nuovi problemi che gravano sugli infermieri, al fine di cimentare una collaborazione tra "vecchie e nuove generazioni", affinché i più anziani (presumibilmente più saggi), dopo aver toccato con mano quelli che sono i problemi e le necessità dei più giovani (presumibilmente più interessati dai suddetti "grattacapi"), sappiano indicare a questi ultimi quali siano le strade da seguire affinché gli infermieri italiani si sentano considerati davvero per ciò che sono: professionisti e colonne portanti della sanità. 

 

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