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libera professione infermiere

Quale futuro per la libera professione infermieristica?

di Massimo Rivolo

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BOLOGNA. Nel 1997 ho aperto la partita IVA. L’ho fatto in un periodo in cui era difficile (ma non impossibile) trovare un impiego. 15 anni fa erano usciti dalle scuole parecchi infermieri. Ho fatto i primi passi su un terreno che non conoscevo nella maniera più assoluta. Ero giovane ed inesperto. Non sapevo nulla di tasse, commercialisti, irpef, cassa di previdenza, acconti sul fatturato presunto dell’anno successivo (Fisco Nostradamus)… ma ho cominciato spinto da una grande carica di entusiasmo. Ho lavorato come consulente in alcuni ospedali, in un’associazione di medicina palliativa, nelle RSA ed infine come infermiere di famiglia presso gli studi medici di base.

 

Ho visto e sopportato moltissime cose sotto un punto di vista che non conoscevo: la “mutazione” dei rapporti con i colleghi dipendenti (“Il Mutante”), ho fatto il tappabuchi, il jolly, mi hanno lasciato a casa dall’oggi al domani, mi hanno chiamato “mercenario”, mi hanno diffamato, “tu lavori solo per i soldi”, chissà quanti soldi ti stai facendo…

 

Sono stato spettatore di una realtà in divenire: la libera professione infermieristica, anzi: LA LIBERA PROFESSIONE INFERMIERISTICA! Una novità assoluta: noi non siamo mica dottori, voi avete solo i soldi per la testa… Ricordo bene, che questa novità è stata vissuta dai collegi IPASVI, almeno questa è stata la mia impressione, in maniera poco entusiasmante, forse non ci credevano nemmeno loro! Magari si pensava ad una mercificazione selvaggia delle professione… chissà! Tutti troppo puri e duri mentre altri erano diventati i nuovi manager, i nuovi ricchi, i nuovi affaristi!

 

In questi 16 anni mi sono preso la maturità lavorando, ho fatto un corso di specializzazione in wound care alla Bicocca di Milano, un master in Vulnologia a Torino, tutto a mie spese: no 150 ore, no permessi, no ferie pagate, no tredicesime e quattordicesime, nulla di nulla. Ho lavorato a testa bassa e mi sono creato una clientela, ci sono voluti 10/12 anni. Non ho fatto un giorno di mutua perché non esiste alcuna forma di protezione per gli autonomi.

 

Esisteva prima della legge Bersani un tariffario che dava dignità al lavoratore. La nostra categoria non ha gli emolumenti di un notaio, di un avvocato… Adesso la situazione è molto cambiata. Moltissimo. Senza tariffario siamo finiti nella giungla dello sfruttamento. Siamo diventati i nuovi schiavi di Rosarno e la stessa sorte la stanno vivendo i nostri colleghi dipendenti, sfruttati fino all’inverosimile! C’è chi è costretto a lavorare per 17 euro fatturati all’ora, circa 8/9 euro puliti, senza mutua, ferie, TFR, tredicesime… tutti quelli che riescono si fanno assumere come dipendenti e chiudono in fretta e furia la partita IVA (e fanno bene!).

 

Ciò che fa stupire è aver visto i nostri colleghi in posizioni apicali (nei collegi), fare la campagna elettorale a Bersani: colui che ha abolito i tariffari! Ma come si fa a rappresentare una categoria professionale, cioè ad avere prestigiose cariche all’IPASVI e sostenere Bersani? Ma dov’è la coerenza? Se vuoi sostenere Bersani non presentarti nei Collegi o negli Ordini professionali, da sempre ritenuti da parte della sinistra il Gotha (L’insieme degli appartenenti all’aristocrazia o i più importanti esponenti di un determinato ambiente) del corporativismo e degli interessi di una categoria! Caro collega, hai le idee confuse, fidati! Una professione si può esercitare in forma dipendente o autonoma. Non è un reato! Nessun problema se hai quelle idee politiche, il problema è l’incoerenza!!!

 

Ma vediamo più da vicino cosa dicono i dati sulla libera professione:

Il grafico estrapolato dal sito www.enpapi.it ci mostra una crescita incredibile degli iscritti dal 1996 al 2011. Un trend che ha visto solo un’ascesa continua con un tasso pari al 10-11% tra tutti gli iscritti alla Federazione.

 

Oggi siamo nel 2013 e temo che nei prossimi anni il trend del grafico si invertirà bruscamente. Non ne ho la certezza, ma come già detto, molti colleghi si stanno facendo assumere e chiudono la P.IVA. Fino ad ora, il boom della libera professione è stato dettato dalla grave carenza infermieristica, risolta quella, la libera professione scomparirà nel nulla, a patto che tra 10 anni, viste le politiche scellerate, non si ripresenterà di nuovo il dramma della carenza degli infermieri.

 

Rimane però un’incognita alla quale non so rispondere: i neolaureati saranno costretti a lanciarsi nella libera professione per poter lavorare? Se continuano a non assumere tramite concorso, rimarrà come un’ultima chance solo la L.P.

 

Vorrei dare un piccolo consiglio, visto che da circa 3 lustri opero con il regime libero professionale. Prima di lanciarvi in mirabolanti acquisti di materiali: carrelli, lettini… e prima ancora di aprire un fantomatico studio infermieristico, tenete ben presente che la realtà è assai complicata, anzi complicatissima.

 

Per crearsi una clientela sono necessari almeno 10 anni. Come vivrete nel frattempo? Se è l’entusiasmo a muovere le vostre intenzioni, benissimo, ma da solo non è necessario a sopravvivere e a mangiare. Prima di tutto dovete esplorare attentamente il territorio, capire quali sono le necessità della popolazione, inutile lanciarsi in servizi che vengono offerti dall’ASL. Se avete delle specializzazioni impiegatele nel migliore dei modi.

 

Tutto ciò che aumenta il know out vi darà la possibilità di lavorare un pochino di più. Siete bravi nella gestione delle ulcere cutanee? Oppure avete buone capacità di gestione delle stomie? Non potete ovviamente solo vivere di punture!!! Se riuscite ad impiegarvi presso qualche struttura anche con la P.IVA, buttatevi senza pensarci 2 volte. Considerate bene l’opzione studio associato, se avete qualche collega con cui andate d’accordo, ben d’accordo, potete intraprendere anche questa possibilità!

 

Per quanto mi riguarda, la libera professione infermieristica (es. nelle cure primarie), si sarebbe dovuta esercitare in convenzione con il SSN, esattamente come avviene per il medico di medicina generale, oppure secondo gli standard adottati in Francia, in cui gli infermieri e i medici emettono la ricevuta e il SSN rimborsa circa il 90% della prestazione. Purtroppo, nessuno si è mai mosso in questo senso e non è mai arrivata nessuna proposta del genere nei palazzi del potere.

 

E’ chiaro che certe idee dovevano essere portate avanti dai vertici e non dal sottoscritto che non conta un fico secco! Intanto vorrei fare una piccola proposta ai nostri 5 colleghi in parlamento: CHIEDETE DI RIMETTERE I MINIMI NEI TARIFFARI, altrimenti, tra qualche anno, lavoreremo per un pezzo di pane in qualche cooperativa gestita dai soliti noti, quelli che hanno “il cuore a sinistra e il portafoglio a destra!”

 

Da quando esiste la professione infermieristica, penso non ci sia mai stata la disoccupazione, questo è uno dei tanti regali che ci ha fatto questa meravigliosa Europa (dis)unita.

Nella prossima puntata parleremo di alcune idee a proposito dei collegi IPASVI, stay tuned!

Fonte: www.i-nurse.it

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