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Prevalenza di fumatori tra i lavoratori del sistema salute

di Daniela Berardinelli

Una recente indagine del PASSI (Progressi delle aziende Sanitarie per la Salute in Italia), che si occupa del monitoraggio dello stato di salute e delle abitudini che vi possono influire, condotta sul nostro territorio nazionale, tramite delle interviste telefoniche e dei questionari standardizzati, tra il 2014 e il 2018 nelle aziende sanitarie locali, ha evidenziato tra i sanitari un 23% di fumatori. In tali strutture è stato intervistato anche personale non sanitario e la percentuale di fumatori in questo campione è risultata del 28%.

In Italia il 16% dei medici fuma, tra gli altri sanitari si supera il 25%

Tra i sanitari coinvolti nello studio possiamo distinguere i medici, dove il 16% fuma e i non medici con il 25%. Nel gruppo dei sanitari non medici (non medical healthcare worker) la prevalenza di fumatori è quindi nettamente maggiore rispetto ai medici e sono compresi diversi professionisti tra cui: gli infermieri, il personale ausiliario, i tecnici, gli assistenti, i biologi e i chimici.

I medici, rispetto agli anni passati, fumano di meno: nel 2014 erano circa il 20% i fumatori, ma ad oggi la percentuale di coloro che fumano è più alta fra i giovani, al di sotto dei 34 anni. Analizzando le diverse categorie di fumatori (medici, non medici e non sanitari) è emerso che sono più propensi al fumo coloro che riferiscono di avere difficoltà economiche, possiedono un livello di istruzione più basso e vivono al Sud.

Le donne medico fumano di meno rispetto agli uomini (13% vs 18%) mentre non vi sono differenze sostanziali di genere nel gruppo di sanitari non medici. Anche se il trend di fumatori tra i sanitari appare in discesa, in altri paesi, come gli USA, la percentuale di fumatori è ancora più bassa, circa il 7%.

Se l’istruzione incide nella riduzione all’abitudine del fumo allora i programmi di formazione nelle aziende sanitarie dovrebbero concentrarsi maggiormente su questo tema, perché la famiglia dei sanitari rappresenta in primis un modello da perseguire per i propri pazienti. Inoltre, vi è anche il rischio che, in coloro che fumano, ci sia meno propensione a disincentivare i propri pazienti da questa cattiva abitudine, poiché, vivendola in prima persona, potrebbero ritenerla meno importante rispetto alla risoluzione di un altro quadro clinico.

Sensibilizzazione e cultura sono i due binari che la formazione sanitaria dovrebbe intraprendere, in modo sempre più consistente, per generare un cambiamento permanente e duraturo nel tempo e incentivare la promozione della salute.

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