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Salute

I fiori di Bach funzionano? Vediamo cosa ci dicono gli studi

di Marco Alaimo

Tra le cure cosiddette “alternative”, i fiori di Bach, o floriterapia di Bach, rappresentano sicuramente uno dei metodi più diffusi anche tra i non addetti ai lavori. Ma la loro azione è veramente terapeutica o è solo suggestione? C'è chi sostiene che la floriterapia di Bach sia un rimedio efficace contro gli squilibri emotivi, ma c'è anche chi ritiene che sia efficace tanto quanto bere tutte le mattine un bel bicchiere d'acqua fresca. Chi ha ragione?

Floriterapia di Bach, efficacia o solo suggestione?

Fiori di Bach, uno dei metodi omeopatici più diffusi

Secondo Edward Bach, il medico inglese che ha ideato il metodo tra il 1928 e il 1930, la malattia deriva da uno squilibrio emotivo il quale può essere trattato attraverso 38 rimedi floreali. Ognuno dei 38 rimedi sarebbe quindi indicato per uno specifico squilibrio emotivo. Ad esempio, per gli stati emotivi di paura e panico, la floriterapia di Bach prevede la somministrazione del rimedio denominato Rock Rose. Per l’ansia, Bach suggerisce Agrimony. Mentre per la depressione gli “esperti” suggeriscono Mustard o Gentian. 

Insomma, per ogni emozione abbiamo un fiore di Bach pronto a riequilibrarla al posto nostro. Navigando in internet si trovano persino indicazioni sull’impiego dei fiori di Bach per dimagrire.  A detta dei sostenitori di questo metodo, i fiori non agirebbero attraverso un principio attivo.

Al contrario, il presunto beneficio sarebbe dato dall’energia insita nei fiori, la quale influenzerebbe le vibrazioni dell’individuo favorendo un riequilibrio. Talvolta i fiori di Bach sono anche impiegati dagli psicologi e dai medici che seguono le terapie alternative, come l’omeopatia. Questo potrebbe portare a ritenere che si tratti di una terapia con delle prove di efficacia.

Studi e ricerche sull’efficacia dei fiori di Bach

Per testare l’efficacia di un metodo terapeutico, la metodologia d’elezione è il trial controllato randomizzato (RCT). Sostanzialmente si assegnano casualmente i soggetti alla condizione definita “sperimentale”, ovvero nella quale i partecipanti ricevono il trattamento, e a una o più “condizioni di controllo” nelle quali, ad esempio, non si riceve alcun trattamento, si riceve una cura differente oppure si somministra un placebo.

Un esempio di studio mal condotto

A titolo di esempio, uno studio pubblicato nel 2007 su Complementary Therapies in Clinical Practice (una rivista che tratta di terapie alternative) ha concluso che la floriterapia di Bach sarebbe efficace nel sollievo dal dolore. Basta vedere meglio lo studio, però, per capire che si tratta di risultati senza alcuna validità scientifica. Non si tratta infatti di uno studio controllato e randomizzato, come i precedenti. Gli autori hanno semplicemente intervistato 41 soggetti che soffrivano di dolore fisico e che avevano assunto i fiori di Bach come terapia del dolore.

I risultati, infatti, hanno solo dimostrato che il 46% dei soggetti riportava un beneficio (riduzione del dolore) mentre l’88% riportava un beneficio in termini emotivi. Tutto qui. Facile notare la differenza con i trial controllati randomizzati citati precedentemente:

  • Non c’è nessun gruppo di controllo, quindi non si può confrontare l’effetto dei fiori di Bach con l’effetto del placebo
  • Si tratta di uno studio retrospettivo, dal momento che sono stati intervistati soggetti che in passato hanno assunto fiori di Bach, chiedendo loro com’era stata l’esperienza
  • Si riportano delle semplici percentuali, che da sole non ci dicono nulla sul fatto che la floriterapia di Bach sia veramente efficace
  • È stato scelto un campione di convenienza, composto da soggetti che hanno deciso di assumere una terapia a base di fiori di Bach, presumibilmente perché inclini a credere nelle terapie alternative

Insomma, lo studio riporta un beneficio che, alla luce dei trial clinici che abbiamo visto, è con ogni probabilità dovuto al potere dell’effetto placebo.

È un po’ come se, per testare l’efficacia della Playstation sul benessere individuale, intervistassi 40 ragazzi che nell’ultimo mese hanno giocato alla Playstation per tirarsi un po’ su nei momenti di tristezza. Con ogni probabilità troverei che la Playstation effettivamente migliora il tono dell’umore. Ma è facile capire che si tratterebbe di risultati assolutamente privi di fondamento e viziati dal modo in cui ho condotto lo studio

Floriterapia, le conclusioni di Andrea Epifani

Dagli studi che abbiamo visto, possiamo concludere che la terapia a base di fiori di Bach non produce alcun cambiamento energetico veicolato dal potere dei fiori. Gli unici effetti che produce, quando li produce, sono dovuti all’effetto placebo.  Non dobbiamo dimenticare che l’effetto placebo  fa parte di ogni tipo di terapia. Qualsiasi farmaco, così come qualsiasi intervento psicologico, produce dei cambiamenti non dovuti alla terapia in sé ma al fatto che la persona sta assumendo qualcosa, o sta seguendo un percorso terapeutico.

Il semplice fatto di assumere con costanza qualcosa, o di andare tutte le settimane dal fisioterapista o dallo psicologo, ci porta nella maggior parte dei casi ad attenderci un miglioramento. Questo è l’effetto placebo.

Florence Nightingale

Per poter dire che una terapia è efficace, però, bisogna dimostrare che i miglioramenti che produce sono superiori a questo auto-convincimento, ecco perché gli RCT sono il modo migliore per studiare se una cura è veramente efficace oppure no. E in base alle ricerche che abbiamo sino ad ora, possiamo dire che i fiori di Bach sono efficaci tanto quanto bere tutte le mattine un bel bicchiere d'acqua fresca.

Inoltre i fiori di Bach alimentano un atteggiamento nei confronti del proprio disagio emotivo che non aiuta, anzi ostacola, il cambiamento. Si tratta di un atteggiamento del tipo “mi sento spesso giù, ora prendo i fiori di Bach e starò meglio”. Si alimenta, cioè, un’ottica per la quale sono i fiori di Bach a fare qualcosa per noi, una posizione che ci allontana dall’affrontare in prima persona le nostre emozioni. 

Il disagio emotivo si affronta tramite una prospettiva differente, ovvero cominciando a “mettere le mani” nella propria vita interiore e lavorando su noi stessi in prima persona, non delegando al fiore di Bach che farà tutto il lavoro per noi. Ovvio che lo stesso atteggiamento passivo è favorito anche dallo psicofarmaco, ma perlomeno in questo caso si tratta di terapie che hanno una loro efficacia dimostrata e che, in determinate situazioni, risultano fondamentali per ristabilire un equilibrio psichico.

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