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Bologna, pronto soccorso psicologico per i sanitari

di Redazione Roma

Al via il 10 marzo, presso il policlinico Sant’Orsola-Malpighi, l’iniziativa rivolta agli infermieri e a tutti i sanitari reduci da due anni di pandemia: quattro incontri di un’ora per apprendere le tecniche di meditazione. Gabriella Gallo, direttrice della psicologia territoriale: C’è stanchezza rispetto alla mole di lavoro, e oggi si aggiunge l’emergenza Ucraina di adulti e bambini. Antonella Rodigliano, segretaria territoriale del Nursind Bologna: Bisogna intervenire sulle cause, creando condizioni di benessere lavorativo e non solo disponendo un servizio di supporto psicologico. Che comunque apprezziamo.

Tecniche di meditazione e medicina orientale al Sant’Orsola-Malpighi

Si aprono le porte del pronto soccorso psicologico per i medici, gli infermieri e le ostetriche reduci da due anni di pandemia. Ma anche esausti dal carico di lavoro che oggi si trovano ad affrontare, non ultimo in rapporto all’emergenza profughi dall’Ucraina. Presso il policlinico Sant’Orsola-Malpighi, l’iniziativa (rivolta anche ai medici di famiglia) prevede un ciclo di quattro incontri di un’ora ciascuno per apprendere tecniche di meditazione e di medicina orientale. E ancora, gli operatori compileranno un questionario per misurare l’ansia, la depressione, nonché lo stress e le difficoltà relazionali dei sanitari, spiega Marco Monti, direttore della psicologia ospedaliera, responsabile di questo progetto dell’Ausl di concerto con Gabriella Gallo, direttrice della psicologia territoriale.

Un’iniziativa che apprezziamo come presa d’atto in merito all’esistenza di un problema legato allo stress da lavoro – illustra Antonella Rodigliano, segretaria territoriale del Nursind Bologna –, ma riteniamo che l’azienda ospedaliera non abbia preso coscienza che gli infermieri, così come le ostetriche, durante il periodo pandemico sono stati travolti da un fenomeno prima sconosciuto, che ha determinato modifiche all’organizzazione del lavoro sconvolgenti, azzerando la conciliazione del lavoro con tutto il resto. Pertanto, una buona risposta doveva essere fornita in termini organizzativi e non solo, disponendo un servizio di supporto psicologico, che resta di nostro apprezzamento.

Parole anticipate da quelle di Gallo, ricordando che già nel corso dell’emergenza pandemica l’Ausl si era attivata per supportare gli operatori che lavoravano all’interno dei reparti Covid. Per i colleghi è stata un’esperienza molto impegnativa, in particolar modo per chi lavorava nelle terapie intensive. Un’iniziativa importante, nel sostenere il benessere dei sanitari, era arrivata anche attraverso il programma “Curiamoci di chi ci cura” promosso dalla David Lynch Foundation Italia. E anche se oggi calano i numeri di contagi e ricoveri, i problemi sono tutt’altro che risolti. Permangono stanchezza e stress nei confronti della quantità di lavoro e l’emergenza ucraina, una guerra troppo vicina – con la richiesta di farsi carico di adulti e bambini che giungono traumatizzati e chiedono aiuto – è già impegnativa.

In particolare, oggi il lavoro degli infermieri è usurante, dove lo stress è molto elevato – interviene Rodigliano – eppure, tutto ciò si ignora quando si impone ai nostri professionisti di trasferirsi da un reparto all’altro dalla mattina alla sera e quando si annullano le ferie programmate, che in alcuni casi sono giorni da dedicare alla cura della famiglia. È lampante l’urgenza di un miglioramento delle politiche di welfare aziendale e il Nursind Bologna rimarca come, già da tempo, si sia impegnato con diverse iniziative e proposte, a cominciare anche dall’accompagnamento di fine carriera per i colleghi over 60. Il supporto psicologico rappresenta un passo in avanti, ma il problema è a monte, rintracciabile in una cattiva gestione organizzativa che finora ha contraddistinto il nostro lavoro, incalza Rodigliano, secondo cui occorrono modifiche partendo dal confronto e dalla condivisione con i sindacati.

Giornalista

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