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COVID-19

Da fase di emergenza ad una risposta di lungo periodo

di Monica Vaccaretti

Pur riconoscendo le restanti incertezze poste dalla potenziale evoluzione di Sars-CoV2 è tempo di passare alla gestione a lungo termine della pandemia di Covid-19. Il Covid è ora un problema sanitario consolidato e in corso che non costituisce più un'emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale (Pheic). Lo ha dichiarato il Direttore Generale dell'Oms, dopo il parere fornito dal Comitato di Emergenza del Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) riunitosi il 4 maggio scorso per analizzare i dati sull'andamento della pandemia. Persistono alcune criticità in merito all'evoluzione del virus che rendono difficile il poter prevedere le sue dinamiche future di trasmissione o la sua stagionalità, ha dichiarato il Direttore Generale Tedros Ghebreyesus all'inizio della riunione.

Oms: Covid-19 non è più un'emergenza globale

Il direttore generale dell'OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus

L'Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara una Pheic per un evento staordinario che comporta un rischio per la salute pubblica per altri Stati attraverso la diffusione internazionale e che richiede potenzialmente una risposta internazionale coordinata.

La Pheic, Public Health Emergency of International Concern, è stata uno strumento prezioso per sostenere la risposta globale a Covid-19, perché ai sensi del Regolamento Sanitario Internazionale del 2005 i Paesi hanno il dovere legale di rispondervi prontamente.

Tale dichiarazione rappresenta una chiamata all'azione e una misura di ultima istanza e viene emanata dal Comitato di Emergenza costituito da un consenso di esperti internazionali che valuta le evidenze. Si tratta di un atto formale che sprona una mobilitazione generale da parte della comunità internazionale per accelerare gli interventi.

L'epidemia di Sars-Cov2 era stata dichiarata pandemia quando, dopo soltanto sei settimane dalla sua comparsa, il nuovo coronavirus si era diffuso dalla Cina in altri 20 Paesi. La Pheic fu decretata, come strategia globale dell'Oms per definire lo stato di emergenza, il 30 gennaio 2020.

Dopo tre anni, il Comitato d'Emergenza (CE) ha ritenuto che è il momento giusto per passare alla gestione a lungo termine della pandemia perché si tratta ora di un problema sanitario noto anche se ancora in corso.

Secondo l'aggiornamento epidemiologico globale nella prima settimana di maggio, i nuovi casi segnalati sono stati quasi 2,8 milioni con oltre 17 mila decessi. I contagi sono scesi del 17% e i morti del 30% rispetto ai 28 giorni precedenti. Contrariamente alla tendenza generale, l'aumento dei casi e dei decessi continua ad essere osservato nelle regioni del sud est asiatico, del Mediterraneo orientale, del Pacifico occidentale.

Alla 150° settimana di rilevazione dei dati da parte dell'Oms sono morte ufficialmente oltre 6,9 milioni di persone su 765 milioni di casi segnalati globalmente. Si stima tuttavia che i morti siano stati molti di più, oltre venti milioni.

Sebbene la valutazione del rischio globale rimanga elevata, vi sono prove di una riduzione dei rischi per la salute umana determinata principalmente da tre fattori:

  • l'elevata immunità a livello di popolazione da infezioni, vaccinazione o entrambe
  • la virulenza dei sottotipi di Omicron attualmente in circolazione rispetto ai ceppi di Omicron precedentemente circolanti
  • una migliore gestione dei casi clinici

Tali fattori hanno contribuito ad un significativo calo globale di decessi, ricoveri e ricoveri in unità di terapia intensiva correlati a Covid-19 dall'inizio della pandemia. Il virus continua ad evolversi ma al momento le varianti in circolazione non sembrano essere associate ad una maggiore gravità.

È opportuno, raccomanda l'Oms, continuare a monitorare i lignaggi di interesse e quelli di preoccupazione. Nel Rapporto viene osservato che, pur continuando a diminuire globalmente il numero di decessi, i rapporti di sorveglianza inviati all'Oms sono diminuiti in maniera significativa. Questo fenomeno è preoccupante per non consente il monitoraggio della pandemia. Inoltre, continua ad esserci un accesso iniquo agli interventi salvavita. È evidente altresì una stanchezza pandemica che continua a crescere nella popolazione mondiale.

Sono state pertanto emanate delle Raccomandazioni temporanee che l'Oms consiglia di osservare in questa fase di transizione, in attesa di convocare un comitato di revisione del RSI per elaborare delle raccomandazioni permanenti che guidino i Paesi nella gestione a lungo termine della pandemia, tenendo conto delle linee guida contenute nel piano strategico di preparazione e risposta al Covid-19, aggiornato per il 2023-2025.

Sorveglianza collaborativa, protezione della comunità, cura e assistenza sicura, accesso alle contromisure e coordinamento delle emergenze sono le cinque aree di intervento su cui costruire azioni importanti.

Queste raccomandazioni consentono di passare da una fase di emergenza ad una risposta di lungo periodo. Restano inoltre invariati gli obiettivi del Piano relativo al 2022, ossia ridurre la circolazione di Sars-CoV2 e diagnosticare e trattare il Covid-19 per ridurre la mortalità. Nel 2023-2025 il terzo obiettivo è sostenere i Paesi durante la transizione, dall'emergenza scatenata dal virus alla convivenza con l'agente patogeno.

Sebbene Sars-CoV2 continuerà a circolare ampiamente e ad evolversi, gli esperti osservano che non è più un evento insolito o inaspettato e sono concordi nel sostenere che raggiungere il punto in cui Covid19 può essere considerato come non costituente più un Pheic dovrebbe essere visto come un riconoscimento al coordinamento internazionale e all'impegno per la salute globale.

Questo traguardo è stato raggiunto dopo 13,3 miliardi di dosi di vaccini, con l'89% degli operatori sanitari e l'82% degli adulti con età superiore ai 60 anni che hanno completato il ciclo primario di vaccinazione, anche se la copertura in questi due gruppi prioritari varia nelle diverse regioni.

La cessazione del Pheic non dovrebbe influire sull'accesso ai vaccini e alla diagnostica da parte dei Paesi. Covax continuerà inoltre a fornire dosi finanziate per tutto il 2023. Continueranno ad essere garantiti anche i medicinali, perché la grande maggioranza delle terapie utilizzate per il trattamento del Covid-19 sono farmaci già autorizzati ed utilizzati per altre indicazioni.

Gli esperti del Comitato Oms ribadiscono che, per costruire insieme un mondo più sicuro, occorre ora rafforzare i sistemi globali per essere preparati, pronti e resilienti di fronte alle prossime emergenze sanitarie che già si prevedono. A tal fine è necessario rafforzare i sistemi sanitari, continuare la comunicazione attiva del rischio e il coinvolgimento delle comunità, implementare un approccio One Health ed integrare le attività di sorveglianza nei programmi sanitari di routine.

Alla luce dei dati documentati e delle considerazioni elaborate nel Rapporto Oms che supportano la decisione, la pandemia non è finita. Non siamo di fronte ad un addio al Covid, come lanciato da titoli e breaking news. È soltanto finito lo stato di emergenza. È una cosa diversa, ma è indubbiamente una gran buona notizia.

Infermiere

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