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Infermieri all'estero

Gran Bretagna, il 57% degli infermieri vuole lasciare

di Redazione Roma

A lanciare l’allarme è il Royal College of Nursing. Da un report pubblicato dal sindacato di categoria, infatti, è emerso che il 57% degli infermieri intervistati sta valutando seriamente la possibilità di lasciare il lavoro o sta già mettendo in pratica questo proposito. La segretaria generale, Pat Cullen: In quasi 40 anni di professione non ho mai letto numeri del genere. Se certe prospettive dovessero concretizzarsi, a maggior ragione in questo momento storico, sarebbe tragico.

Infermieri inglesi esausti vogliono cambiare lavoro

La variante Omicron continua a correre in tutto il mondo. Nella giornata di ieri la Gran Bretagna ha registrato il numero record di 183mila casi, con le infezioni che hanno toccato dei picchi mai raggiunti. Per il primo ministro, Boris Johnson, le persone ricoverate senza booster sono circa il 90%. Numeri e percentuali tristemente importanti, dunque, ma a stretto giro le autorità sanitarie potrebbero dover affrontare un’emergenza insita nell’emergenza ovvero, come sta già avvenendo in Italia, la carenza di personale infermieristico, professionisti cardine nella lotta alla pandemia. A settembre la Fnopi ha pubblicato un documento contenente una serie di proposte anti-carenza di operatori mentre oggi, in Gran Bretagna, a lanciare l’allarme è il sindacato inglese della categoria, il Royal College of Nursing, che ha reso noto un rapporto sul suo ultimo sondaggio condotto sul personale sanitario impiegato in prima linea. Secondo il report, il 57% degli infermieri intervistati (su un totale di 9mila figure) starebbe vagliando - in modo assai scrupoloso – la possibilità di lasciare il lavoro o, addirittura, sta già mettendo in pratica questo proposito.

Quali sono le ragioni alla base? Più di uno gli aspetti (seri) da considerare, che dal sondaggio – condotto nel mese di ottobre, prima del sopraggiungere della temibile variante Omicron – emergono prorompenti: i professionisti sanitari sono esausti, coprono regolarmente turni di lavoro di 12 ore, con un terzo di loro che non ha potuto usufruire delle ferie annuali (mentre i due terzi degli intervistati, ovvero il 63%, ha dichiarato di aver potuto contare sull’intero diritto alle ferie nel 2021). Poco più di tre quarti (77%) degli intervistati ha dichiarato di aver lavorato quando, invece, avrebbe dovuto prendere congedo per malattia in almeno un’occasione nei dodici mesi precedenti (dunque, da ottobre 2020). E ancora, tre infermieri su quattro (74%) hanno riferito di lavorare regolarmente oltre il proprio turno (il più delle volte senza retribuzione), mentre il 17% ha ammesso di farlo sempre su ogni turno.

E ancora, di fronte alla carenza di personale nonché all’incidenza del carico di lavoro, il 68% ha riferito di sentirsi troppo sotto pressione, mentre il 62% ha riconosciuto di essere eccessivamente impegnato per fornire il livello assistenziale che vorrebbe. Tra coloro che hanno lavorato pur non stando bene, il 76% ha rivelato di soffrire lo stress e il 38% ha ammesso che questo era causato da problemi di salute mentale. Aspetto non da ultimo preoccupante, è che l’intenzione di andarsene emerge più incisiva tra il personale infermieristico operativo negli ospedali del Ssn, con il 60% che considera oppure pianifica di abbandonare il proprio lavoro. E proprio su quest’ultimo dato la segretaria generale del Royal College of Nursing, Pat Cullen, ha affermato che, se tale prospettiva dovesse concretizzarsi, allo stato attuale potrebbe rivelarsi una catastrofe per il sistema sanitario, a maggior ragione in vista dell’annunciata apertura di nuovi hub vaccinali e reparti Covid. Ha poi affermato: Durante i miei quasi 40 anni di carriera infermieristica, non avrei mai immaginato che avrei visto un rapporto con queste percentuali. Per poi concludere: L’assistenza infermieristica non rappresenta un atto eroico o un atto disinteressato né è una vocazione. Piuttosto, quella dell’infermiere è una professione basilare per la sicurezza ed è essenziale per la società. Si tratta di una figura che prende molto sul serio le proprie responsabilità.

Giornalista

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