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infezione da Sars-CoV-2

Impatto dell’infezione su esiti pazienti con ictus ischemico

di Giacomo Sebastiano Canova

È stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Stroke uno studio che ha analizzato gli esiti dei pazienti con Covid-19 colpiti da ictus ischemico, dimostrando come questi pazienti abbiano ictus più gravi e una mortalità più elevata rispetto ai pazienti con ictus senza però infezione da Sars-CoV-2.

Covid-19 peggiora la prognosi dei pazienti con ictus ischemico

Le complicanze neurologiche, compreso l’ictus, si verificano frequentemente nei pazienti con Covid-19, colpendo fino al 57% di essi e in 4 registri retrospettivi pubblicati in letteratura rispetto ai pazienti ospedalizzati con Covid-19, la frequenza dell’ictus variava dallo 0,9% al 5%. Oltre a ciò, i pazienti con fattori di rischio vascolare associati a ictus, come invecchiamento, diabete, ipertensione, obesità e precedenti malattie cardiache o cerebrovascolari sono a maggior rischio di mortalità e morbilità a causa del Covid-19.

Alla luce di ciò alcuni ricercatori hanno condotto uno studio al fine di descrivere le caratteristiche cliniche dell’ictus ischemico da una coorte prospettica multicentrica di pazienti consecutivi in Catalogna (Spagna) durante l’epidemia di Covid-19, focalizzandosi sull’esito vitale e funzionale.

L’ipotesi è che il Covid-19 peggiori la prognosi dei pazienti con ictus ischemico rispetto ai pazienti con ictus senza infezione. I ricercatori hanno anche studiato se questa prognosi peggiore fosse attribuibile agli effetti dannosi del virus, alle difficoltà logistiche nelle cure extra e intraospedaliere causate dalla pandemia oppure ad entrambi i fattori.

Popolazione eleggibile e outcome dello studio

I pazienti erano eleggibili in questo studio se avevano avuto un ictus ischemico acuto entro 48 ore dall’inclusione e presentavano un precedente punteggio Rankin Scale (mRS) modificato da 0 a 3. Sono stati esclusi i pazienti che presentavano ictus emorragico, attacco ischemico transitorio (definito come una nuova insorgenza improvvisa di deficit neurologico di origine ischemica con completo recupero clinico e assenza di una lesione ischemica acuta al neuroimaging) o precedente punteggio mRS >3.

Successivamente, i pazienti sono stati classificati in base ai test di amplificazione dell’acido nucleico come Covid-19 o non Covid-19. L’outcome primario dello studio era l’esito funzionale a 3 mesi (± 15 giorni), misurato dal punteggio mRS e valutato attraverso un’intervista telefonica strutturata eseguita da un valutatore che non sapeva se il paziente appartenesse o meno al gruppo di infezione Covid-19.

Un esito favorevole è stato definito in base al precedente punteggio mRS: per i pazienti con un precedente punteggio mRS da 0 a 2, l’esito è stato considerato favorevole quando il punteggio alla dimissione era 0, 1 o 2, mentre per i pazienti con un precedente punteggio mRS di 3, l’esito era favorevole quando il punteggio alla dimissione era 3. L’outcome secondario era la mortalità a 3 mesi e l’investigatore ha registrato la causa più probabile di morte.

Risultati

Sono stati studiati un totale di 701 pazienti, la cui età media era di 72,3 ± 13,3 anni e 424 (60,5%) di loro erano uomini e un totale di 91 (13%) pazienti ha avuto una diagnosi di infezione da Sars-CoV-2. Il punteggio mRS a 3 mesi è stato ottenuto da 679 pazienti, con 22 pazienti persi durante il follow-up. L’analisi ha mostrato un punteggio mRS mediano a 3 mesi di 4 (IQR, 2-6) nei pazienti con Covid-19 e 3 (IQR, 1-4) nei pazienti non Covid-19 (P <0,001).

L’analisi di regressione logistica ordinale dell’outcome primario ha mostrato un odds ratio comune (che indica la probabilità di peggioramento di 1 punto sulla mRS) di 2,26 (IC 95%, 1,49-3,43; P<0,001) in presenza di Covid-19. Dopo aggiustamento per età e punteggio NIHSS al basale, l’odds ratio comune era 2,03 (IC 95%, 1,31-3,13; P=0,001).

La percentuale di pazienti con un esito funzionale favorevole a 3 mesi di follow-up è stata di 30/89 (33,7%) nel gruppo Covid-19 e di 277/590 (47,0%) nel gruppo non Covid-19, che rappresenta un rapporto di rischio per scarso esito funzionale di 1,25 (IC 95%, 1,06-1,48; P=0,019).

Tuttavia, nell’analisi di regressione logistica multivariata, l’infezione da Covid-19 non era associata in modo indipendente alla probabilità di scarso esito funzionale dopo un aggiustamento per età, punteggio NIHSS al basale, ricovero in terapia intensiva e precedente storia di diabete.

L’obesità non era associata all’esito funzionale quando si confrontavano i pazienti con e senza Covid-19 (13,4% contro 16,1%, P = 0,312) e dopo aver escluso i pazienti senza un test PCR confermato (n=206), i risultati dell’analisi di regressione logistica multivariata non sono cambiati.

Per quanto riguarda l’outcome secondario, il tasso di mortalità a 90 giorni era del 39,3% tra i pazienti con COVID-19 e del 16,1% nei pazienti non Covid-19, che rappresenta un rapporto di rischio di 2,44 (IC 95%, 1,78-3,35; P <0,001).

Nell’analisi di regressione multivariabile di Cox, l’infezione Covid-19 è stata associata indipendentemente alla probabilità di morte entro 3 mesi dall’ictus indice con un rapporto di rischio (HR) di 3,14 (95% CI, 2,10-4,71; P<0,001) dopo aggiustamento per età, punteggio NIHSS al basale e ammissione alla Stroke Unit. Né l’obesità (HR, 0,65 [IC 95%, 0,36-1,15]; P=0,135) né il diabete (HR, 1,07 [95% CI, 0,75-1,54], P=0,710) erano associati a una maggiore mortalità nei pazienti con Covid-19 rispetto ai pazienti senza Covid-19.

Dopo aver escluso i pazienti senza un test PCR confermato (n=206), l’infezione da SARS-CoV-2 persisteva indipendentemente associata alla mortalità con un HR di 2,77 (IC 95%, 1,80-4,25; P<0,001).

Dei 131 pazienti deceduti durante il follow-up, la causa della morte era nota per 93 (71,0%). Approssimativamente, 1 paziente su 4 (22,1%) è morto per complicanze dell’ictus e 20 (15,3%) per complicanze del Covid-19.

Focalizzandosi poi sul sottogruppo di pazienti con occlusione dei grandi vasi è stato osservato che i pazienti con Covid-19 in questo sottogruppo avevano maggiori probabilità di morire a 3 mesi (36,7%) rispetto ai pazienti senza Covid-19 (20,6%) con un HR di 2,96 (95% CI, 1,48–5,95; P=0,002).

Nell’analisi di regressione multivariata di Cox, la terapia anticoagulante durante il ricovero e i livelli di D-dimero al basale erano associati indipendentemente alla mortalità dopo un aggiustamento per età, ammissione alla Stroke Unit e punteggio NIHSS al basale. Inoltre, dopo aver escluso i pazienti che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva, è stato osservato un esito favorevole in 11 (40,7%) pazienti con Covid-19 ricoverati in Stroke Unit rispetto a 13 (35,1%) dei pazienti ricoverati in un’unità Covid-19 (P = 0.647). Allo stesso modo, è stato notato che 10 (37,0%) pazienti con Covid-19 sono morti dopo essere stati ricoverati in una Stroke Unit rispetto a 16 (43,2%) che non lo erano (P = 0,618).

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