Nurse24.it

COVID-19

In omaggio a Javier

di Giordano Cotichelli

Venerdì 21 agosto scorso, presso l’ospedale San Gerardo di Monza, se n’è andato Javier Chunga, infermiere di 59 anni, dopo tre duri mesi di ventilazione artificiale per cercare di non soccombere al Covid-19. Non è difficile di questi tempi scrivere articoli che somigliano troppo di frequente a dei necrologi. Purtroppo però questi sono i tempi: maledetti, infami e cattivi. Javier aveva trascorso tutta la fase più acuta della pandemia lavorando in Terapia Intensiva dell’ospedale Valduce di Como.

Javier, il ricordo dei colleghi

Tutti i colleghi, compreso il Presidente dell’OPI di Como, lo ricordano con commozione e sconforto. Le persone che lasciano il segno non conoscono l’oblio, hanno scritto in suo omaggio. Poche parole, ma ricche di significato e di empatia; beni preziosi e rari di questi tempi. Javier è, purtroppo, un’altra delle tante e troppe morti sul lavoro, di Covid-19.

È significativo come, mentre a livello nazionale, nei vari scali aeroportuali, in misura diversa, si siano attivati i tracciamenti per chi viene dai paesi a rischio contagio. Eccezione fatta, per alcuni giorni, degli scali lombardi in cui, non si sa secondo quale ratio istituzionale e di governo, venivano tamponati solo i residenti o gli stranieri. E questo in una regione che ha pagato, e continua a farlo, un tributo tragico al Sars-Cov-2; anche nel piccolo della realtà di Como dove, è stato ricordato, Javier è stato il primo infermiere a soccombere all’infezione.

Un collega, appartenente alla mia stessa generazione – quella dei baby boomers – nato al di là del mare, nel mitico Perù. Personalmente non conoscevo Javier, ciò nonostante considero doveroso scrivere di lui per rendergli omaggio, e cercare di alleviare il dolore della sua famiglia e dei colleghi. Le poche cose che so di lui sono legate alle foto che hanno accompagnato gli articoli nei suoi confronti. In una c’è il volto sorridente, nonostante la mascherina, di un collega che appare stanco dalle lunghe settimane di lavoro in Terapia Intensiva.

In un’altra invece si vede per intero Javier, sempre sorridente, con alle spalle le cascate dell’Iguaçu, lontane dal suo Perù, ma sempre in terra suramericana. Javier proveniva dal Perù, un paese che attualmente non se la passa molto bene causa la pandemia, trovandosi al sesto posto, a livello mondiale, per numero di contagi (576.067), e al nono posto per i decessi (27.245).

Non so qual era la città di origine di Javier Chunga, ma so che proveniva dalla regione di Ancash, nella parte Nord-Occidentale del paese, la cui capitale, Huaraz, dista circa 300 Km. in linea d’aria da Lima. Siamo in piena cordigliera delle Ande, dove è fiorita per secoli la civiltà Inca – cancellata dalla colonizzazione europea – e dove molte altre civiltà hanno dato il loro contributo al progresso del sapere umano. Nella parte costiera della regione, da cui proveniva Javier, verso Nord, tra il I e il VII secolo d.c. è fiorita la civiltà Moche, i cui manufatti di terracotta sono famosi in tutto il mondo e fra questi gli huacos eroticos, statuette raffiguranti esplicite scene di sesso e anche di cura ed assistenza alla persona, specie durante il travaglio. Una regione ricca non solo di storia e di arte, ma anche di miniere: zinco e rame. Luoghi che però non hanno reso ricco il popolo peruviano. Se cercate qualche riferimento in rete facilmente troverete la presenza straniera nello sfruttamento dei beni della terra. Sono le regole del mercato? Così dicono, intanto molti muoiono di lavoro, molti vivono di stenti e tanti, nel migliore dei casi, prendono la via dell’emigrazione per darsi un altro futuro. Per darsi un futuro.

In questo il collega infermiere peruviano Javier è riuscito e, fino ad oggi, ha dato a se e ai suoi cari un futuro diverso, rendendo più ricco questo paese, grazie alla sua determinazione, alle sue capacità, al suo accettare di vivere in una terra diversa per sentirsi uguale agli altri. Anche se non ti conoscevo direttamente, per ogni singolo metro di strada che hai percorso per portare il tuo lavoro in Italia, per ogni singola ora del tuo tempo speso per rendere degna la tua vita e quella degli altri, non posso fare altro che ringraziarti.

Che la terra ti sia lieve compadre!

NurseReporter

Commento (0)