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Editoriale

La nobiltà di un Nobel

di Giordano Cotichelli

Ci potrebbero dare qualche soldo in più! Delle medaglie che ci facciamo? Così ha commentato Silvia la notizia della candidatura dei medici e degli infermieri italiani al Nobel per la Pace. Silvia è una collega che lavora in una residenza per anziani. Ha perso il conto delle volte che li hanno chiusi e riaperti. Terza ondata? Qua non è mai terminata manco la prima. È uno tsunami continuo. Non ha peli sulla lingua. Qualche settimana fa, alla notizia che agli infermieri inglesi avevano proposto un aumento di appena l’1% del loro stipendio, aveva commentato che probabilmente non meritavano altro e così imparavano a tenersi uno come Johnson che li ha messi nelle peggiori condizioni possibili per affrontare la pandemia. Viene da pensare che la nostra situazione, conseguente alle scelte di un trentennio di politiche di tagli, non è che sia poi così diversa da quella del Regno Unito. Anche noi abbiamo i nostri Johnson. Quelli che prima apriamo, poi chiudiamo, poi apriamo e poi abbiamo fatto un lavoro di politica machiavellica impeccabile.

Prenderemo il Nobel per la Pace? Ad ogni modo non servirà a pacificarci

Infermieri e medici italiani sono candidati al Nobel per la pace per il loro impegno nella lotta alla pandemia da Covid-19

Silvia alla fine rappresenta una sintesi molto interessante della professione infermieristica, italiana e non. E per questo probabilmente viene da pensare che il Nobel se lo merita tutto, anche di più.

Certo qualche soldo in più, e qualche medico in più, ed Oss e tecnici e… commesse, autisti, janitor e tanti altro personale in più, non guasterebbe. Anche migliori condizioni di vita e di lavoro, per tutti, con un occhio di riguardo a quelli di Amazon.

In realtà la proposta del Nobel della Pace, lanciata dalla Fondazione Gorbaciev, riguarda molte altre figure che sono state impegnate nella pandemia.

Nella sostanza è tutto il corpo sanitario italiano ad avere avuto la nomina dalla statunitense Lisa Clark, che vive tranquillamente in Toscana. La Clark, Nobel per la Pace del 2017, ha sottolineato la sua scelta rimarcando l’abnegazione con cui il personale ha affrontato le prime e drammatiche fasi della pandemia un anno fa.

Un moto di spirito paradigmatico, quasi da “libro delle favole”, lo ha definito lei. Meglio non soffermarsi troppo sulle parole e sui personaggi. A giorni ad ogni modo dovrebbe concretizzarsi la scelta della Fondazione Nobel, fra le 329 candidature avanzate in cui si ritrovano 234 individui e 95 organizzazione. Sembra ci siano anche Greta Tunberg e Alexei Navalny, mentre per le organizzazioni non poteva certo mancare l’OMS.

Insomma alla fine, favole e panorami toscani bucolici o meno, le candidature possono riguardare un po’ tutti. Poco da stupirsi, fra i vari personaggi cui è stato conferito il premio svedese si possono ricordare il presidente statunitense Theodore Roosvelt, quello degli orsacchiotti “teddy bear”, chiamati così proprio in suo onore. Non ha preso il premio ovviamente per gli orsacchiotti, ma per come all’inizio del XX secolo si adoperò nelle trattative per la fine della Guerra russo-giapponese.

Magari a suo tempo qualcuno dimenticò che lo stesso Theodore fu un prode alto ufficiale di cavalleria nella Guerra ispano-americana che portò all’indipendenza di Cuba e delle Filippine, ma vide diventare Portorico un… porto affatto “ricco”, delle scelte commerciali di Washington. Politica estera di ferro che il caro Theodore continuò nei confronti di tutto il Sud America. Un caso?

Probabilmente, ma credo che se qualcuno si mettesse a cercare con interesse fra i vari personaggi premiati con il Nobel della pace, qualche altra simpatica figura riuscirebbe a trovarla. Senza dover per forza in questo andare a pescare il mitico Henry Kissinger, segretario di stato dell’amministrazione Nixon che fu molto impegnato a porre fine all’esperienza democratica di Salvador Allende in Cile.

Del resto se si parla di Nobel per la pace qualche incongruenza si può sempre registrare. La contraddizione tra il dire e il fare è all’origine stessa del premio, nato dai sensi di colpa di Alfred Nobel che, dopo essersi arricchito con l’invenzione della dinamite, si accorse che forse tutta questa prosperità, la sua scoperta, all’umanità non l’aveva portata. E così ha sentito il bisogno di mettere a disposizione un po’ dei soldi accumulati grazie alla nitro per fini più nobili di quello del commercio delle armi.

NurseReporter

Commenti (1)

Meri

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1 commenti

Nobel????

#1

Non mi sono vaccinata, faccio il mio lavoro onestamente e non mi sono "attivata" per le vaccinazioni e prendere qualcosa in più. Soprattutto non mi sento un "mela marcia"! Ora pero' , con decreto a dir poco incostituzionale, rischio sospensione. Per il resto sono d'accordo: non voglio il Nobel.