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COVID-19

Treviso, operatori sanitari no vax spostati di reparto

di Redazione Roma

Nell’Ulss 2 sono una cinquantina, tra infermieri e medici, che si oppongono al vaccino. La presa di posizione segue l’iniziativa di Elena Vio, l’infermiera no vax del Ca’ Foncello pronta a lavorare nei reparti più esposti. Ferma la replica del direttore generale Benazzi: Verranno tutti ricollocati in unità operative no-Covid.

Infermieri no vax, Opi Treviso li segnalerà alla Federazione nazionale

I sanitari no vax verranno ricollocati in U.O no-Covid su indicazione del dg Ulss 2

Prima di esprimere pubblicamente la sua netta opposizione nei confronti dei vaccini, discutendone l’utilità (non si conosce la percentuale di efficacia né si sa se la persona vaccinata possa, a sua volta, reinfettarsi e veicolare l’infezione) e infondendo dubbi sulla validità scientifica della vaccinazione (per il principio di precauzione, preferisco aspettare), Elena Vio – infermiera di 54 anni che lavora all’interno del reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso – aveva scritto una missiva sia all’Ulss 2 Marca Trevigiana sia alla Regione Veneto, affermando di rappresentare una cinquantina di colleghi non disposti a sottoporsi alla vaccinazione e che, per tale ragione, sarebbero discriminati e avversati, con l’ipotesi di conseguenze negative sul lavoro.

Per tutta risposta, il direttore generale dell’Ulss 2 Francesco Benazzi sta allestendo un piano di riposizionamento dei dipendenti non immunizzati, minacciando azioni disciplinari e procedimenti legali (per procurata epidemia) nel caso in cui i non vaccinati provocassero focolai all’interno dell’ospedale (come datore di lavoro mi preme l’obbligo di assicurare la salute di pazienti e lavoratori – spiega – così in via prudenziale, di concerto col medico del lavoro, tali persone saranno ricollocate in unità operative no-Covid).

Già in precedenza la stessa Vio avrebbe dovuto lasciare il proprio reparto per prestare servizio in Terapia intensiva, dove si trovano ricoverati i pazienti colpiti da Covid-19 in maniera più grave (nessun timore di accedere al reparto – aveva detto – poiché ho sempre utilizzato protezioni e non ho mai avuto problemi. Tute, guanti e mascherine sono sufficienti nella prevenzione). Nulla di fatto.

Precisazione importante, poi, quella dell’infermiera sulla comunicazione inviata: Abbiamo inoltrato al dottor Benazzi – via posta elettronica certificata – una lettera aperta dove abbiamo riportato le nostre osservazioni, attendendo la replica che però non è mai giunta. L’unico a rispondere è stato il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche, che ha ricalcato una posizione di totale chiusura, richiamandoci al nostro codice deontologico.

E ancora: Non posso essere obbligata a fare una vaccinazione nella quale non ho idea se vi potranno essere danni, gli stessi che peraltro l’Azienda non pagherà e difficilmente potranno essere correlati alla vaccinazione. Ma l’Ordine degli infermieri esprime condanna senza se e senza ma. E lo fa per voce della dottoressa Samanta Grossi, presidente Opi Treviso: Le dichiarazioni di Vio sono gravi, false e prive di qualsivoglia base scientifica. Un infermiere non deve portare avanti un’ideologia bensì un codice deontologico.

L’infermiera Vio – secondo cui alla base del proprio no all’anti-Covid ha giocato un ruolo rilevante l’esperienza personale (ho una figlia di 14 anni e mezzo danneggiata dai vaccini: quando ha avuto un’encefalite, i medici hanno detto che era una tipica reazione post-vaccinica) – è iscritta all’Ordine di Venezia, pertanto Grossi ha inoltrato una segnalazione ai colleghi in rimando ai contenuti no vax nonché negazionisti del suo profilo Facebook (siamo tenuti sia al monitoraggio sia, nel caso, a provvedimenti disciplinari. La libertà di scelta individuale giunge al capolinea nel momento in cui poniamo a rischio la salute dei pazienti in cura, le parole di Grossi). L'Ordine delle professioni infermieristiche di Treviso, inoltre, ha deciso di non lasciar correre nulla davanti a chi mette in dubbio l'efficacia dei vaccini contro il coronavirus, iniziando anche a segnalare alla Federazione nazionale tutti gli infermieri che sui social pubblicano contenuti negazionisti rispetto all'epidemia da Covid-19.

Meno rigide, in merito, le posizioni del presidente del Veneto, Luca Zaia (il vaccino è su base volontaria, chi non intende riceverlo non verrà ghettizzato. Differente è il caso di un professionista sanitario che ostacola chi vuole vaccinarsi) e del NurSind, per voce del segretario nazionale Andrea Bottega: Il vaccino rappresenta l’unica strada per eludere la malattia, tornare alla normalità e lasciarsi alle spalle la pandemia. Ma non possiamo iniettarlo a forza in chi non è convinto.

Giornalista

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