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COVID-19

Interventi non farmaceutici per ridurre trasmissione Sars-Cov-2

di Chiara Vannini

Gli interventi non farmacologici (NPI, non pharmaceutical interventions) sono stati implementati da molti paesi per ridurre la trasmissione di Sars-CoV-2. Se da un lato è stata osservata una riduzione dei casi con l’introduzione di interventi non farmacologici, dall’altro è stata segnalato un aumento di casi di Covid-19 dopo aver sospeso questi interventi. Studi condotti in Cina ad Hong Kong, in Corea del Sud, a Singapore e in molti paesi europei, hanno dimostrato che alcuni interventi non farmacologici, come la chiusura delle scuole, il divieto di assembramento e la sospensione delle attività, sono in grado di ridurre sostanzialmente il valore di R, inteso come il numero atteso di casi secondari che derivano da un caso primario infetto al tempo T.

Interventi anti-Covid: efficacia chiusura scuole e divieti assembramento

Lo studio “The temporal association of introducing and lifting non–pharmaceutical interventions with the time–varying reproduction number (R of SARS–CoV–2: a modelling study across 131 countries”, pubblicato ad ottobre scorso, ha preso in esame gli interventi non farmacologici messi in atto in 131 paesi e ha cercato di comprendere l'associazione tra l'introduzione e la sospensione degli interventi in rapporto alla trasmissione di Sars-CoV-2, osservandoli nel tempo.

L’obiettivo dell’analisi era indagare dopo quanto tempo dall’introduzione o sospensione di un intervento si hanno conseguenze, per aiutare i paesi a comprendere quali azioni adottare e cosa aspettarsi da queste.

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