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Infermiera

Sono una libero professionista e sono isolata per Covid-19

di Redazione

E se fossi stata un “untore”? E se le persone che ho incontrato e probabilmente infettato, a loro volta fossero diventate positive asintomatiche e stessero spargendo, secondo questo algoritmo, a macchia d’olio il Coronavirus? Siamo sicuri che sia questo il modo giusto per bloccare la diffusione?

Giorno uno di isolamento, tanti dubbi

Sono un’infermiera libero professionista il cui “luogo” di lavoro ha un perimetro molto vasto e tipologie di strutture differenti. Il punto comune è l’età dei miei pazienti, che prevalentemente sono over 65.

Dal giorno in cui è stato segnalato il primo caso italiano io ed i miei colleghi, stiamo cercando DPI, ma vista l’irreperibilità di questi ultimi ci siamo arrangiati con le maschere chirurgiche in modo da tutelare almeno i nostri pazienti, utenti fragili. Mi trovo al momento isolata per contatto con paziente con polmonite Covid-19 positivo.

Tutto “normale” vista la velocità di diffusione del virus e la scarsa collaborazione nel contenere il contagio da parte di molto dei miei, nostri, concittadini.

Essendo lavoratrice autonoma se non lavoro, non guadagno. Oltre al danno la beffa. Sono in isolamento da ieri e lo sono perché ho scoperto per caso di essere venuta in contatto con un paziente Covid-19 positivo

L’ho scoperto per caso ascoltando parlare una signora che non sapeva come comportarsi avendo saputo di aver avuto contatti con un Covid-19 positivo, che, incredibilmente, aveva avuto contatti con me. 7 giorni prima.

Inizia quindi l’agonia di chiamare il numero verde della mia regione. Chiamo 1-2-3...10 volte e la risposta è sempre la stessa, da parte di una voce registrata: I nostri operatori sono momentaneamente tutti occupati a causa dell’intenso traffico di chiamate.

Finalmente dopo dieci volte risponde un operatore, reale. Mi annuncio dicendo di essere una collega e spiego il mio problema, noto con perplessità lo stupore dell’operatore telefonico nell’apprendere che non è stato l’ufficio igiene a contattarmi, ma il contrario.

Dopo la mia raccolta dati e la richiesta del nome del sospetto Covid-19 per i controlli crociati, l’operatore mi annuncia che dovrò stare in isolamento 7 giorni. Solo 7 e non 14, perché da quando ho avuto contatti con il paziente Covid-19 positivo è già passata una settimana.

Per fortuna solo 7 giorni, penso. Chiedo quindi se fosse necessario sottopormi a tampone. La risposta è negativa, non sono sintomatica. Basta restare in isolamento.

E se fossi tra le persone positive ma asintomatiche? E se fossi stata un “untore”?

Ho incontrato un migliaio di persone nei 7 giorni in sospeso tra l’incontro tra me e il paziente Covid-19 positivo. Un migliaio di persone anziane, utenti fragili.

E se fossi stata un “untore”? E se le persone che ho incontrato e probabilmente infettato, a loro volta fossero diventate positive asintomatiche e stessero spargendo, secondo questo algoritmo, a macchia d’olio il Coronavirus?

Ho estrema fiducia nella nostra Sanità, ma non capisco. Non capisco perché io, infermiera non appartenente all’azienda dell’ospedale della mia provincia, non sia stata informata di aver avuto dei contatti con questo paziente.

Non capisco perché la persona con cui vivo, il mio compagno, possa uscire liberamente mentre io debba stare in isolamento quando per una settimana, in cui sarei stata potenzialmente positiva ed infettante, abbiamo condotto una normale vita di coppia. E se fossimo entrambi positivi?

Siamo sicuri sia questo il modo giusto per bloccare la diffusione?

Commenti (2)

Lucia64

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1 commenti

Infermiere ibero professinista - Quali garanzie dall'ENPAPI ? Infortunio o che cosa ci riconoscono ?

#2

Buondì a tutti i colleghi ...che come me si trovano a casa in questa emergenza sanitaria,,
Come tanti infermieri libero professionisti di varie strutture private lavoravano in sala operatoria , all’interno del blocco operatorio una nostra collega , è risultata Covid-19 positivo , con tutti i sintomi : aveva la febbre, vomito, per 4-5 giorni tutti gli infermieri sono stati a contatto con lei , ma l’azienda non ci ha informato , non ci ha fatto i tamponi ,, abbiamo avuto conoscenza di tale situazione dopo una settima per vie traverse. Nell’ospedale dove lavoravo fino al 6.03.2020, dando la mia disponibilità tutti i giorni , sostituendo malattie o turni di 12 ore,, da 9 anni, che da oggi al domani sono / siamo stati lasciati a casa, senza comunicarci nulla, ne a livello contributivo ne riconoscimento pur avendo un contratto in lib. professione di lavoro a tempo indeterminato, senza avviso semplicemente e verbalmente : "in questo periodo non abbiamo bisogno di voi, e, non si sa quando riprenderà l'attività".
D’allora mi sono sentita di autoisolarmi , come altri 2 miei colleghi libero professionisti , dopo 2 settimane non ho sintomi gravi , ,grazie a Dio, qualche linea di febbre 37.3° - 37.5° ma neanche un riconoscimento di malattia/ quarantena , o se sono covit-asintomatico ? ancora una settimana ? visto che è dubbio tra 2 o 3 settimane ? Attendo ancora per dare il mio aiuto agli malati ?
Non mi sento di intasare le linee telefoniche del 118 , o il pronto soccorso di vari ospedali di Brescia!
Le aziende che assumono ora in libera professione , nei reparti COVIT-19 , quali garanzie ci riconoscono data la virulenza e contagiosità della malattia : INFORTUNIO ENPAPI ?
Un GRANDISSIMO ABBRACCIO A TUTTI GLI INFERMIERI CHE OGGI SONO IN TRINCEA

Santina Baretti

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quarantena

#1

Ciao G.C. mi trovo nella stessa situazione, un mio pz . è risultato positivo al test, ricoverato con polmonite, mi sono messa subito in isolamento, l'iter è stato lo stesso ho dovuto chiamare io il numero regionale, il mio medico di base ATS non mi ha ancora contattata.sono passati 7 giorni dal contatto ma sinceramente non me la sento di rientrare al lavoro mettendo a rischio i miei colleghi e le persone che assisto. questo isolamento forzato è estenuante, fortuna vuole che vivo sola. Le giornate sono lunghe, riesco finalmente a pulire bene casa, e mi sono imposta azioni quotidiane da svolgere quali un pò di ginnastica per tenermi in forma. Il problema non da poco è che se non lavori non vivi, ho contattato ENPAPI che non risponde. Aspetto economico a parte, raccomando a tutti di non sottovalutare questo terribile individuo, seguite le indicazioni che ci sono state date dal ministro della salute solo così riusciremo a ritornare a vivere.