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COVID-19

Treviso, respinto ricorso operatori sanitari no-vax

di Redazione Roma

Il giudice del lavoro dà ragione alla Rsa “Villa Belvedere” che aveva sospeso e senza stipendio sei dipendenti. Per tutelare le persone fragili, il datore di lavoro può prendere provvedimenti. Intanto è stato aperto un provvedimento disciplinare da parte dell’Opi nei confronti dell’infermiera no-vax fotografata durante la manifestazione davanti all’ospedale dell’Angelo.

Ricorso respinto: sanitari no-vax restano senza stipendio

Un lavoratore non vaccinato può fondatamente ritenersi maggiormente esposto ai rischi connessi al Covid-19 rispetto a un lavoratore vaccinato, a fronte dei rischi connessi allo svolgimento della prestazione lavorativa in ambito sanitario, in ambienti chiusi e nei confronti di soggetti particolarmente fragili, assumono primario rilievo i principi di prevenzione e sicurezza. È quanto riporta l’ordinanza attraverso cui il giudice del lavoro ha dato ragione alla Rsa “Villa Belvedere” di Crocetta del Montello (Treviso), dopo che cinque operatori no-vax sospesi dalla casa di riposo (in tutto sono 6, lasciati a casa da inizio aprile senza stipendio) hanno fatto ricorso.

Così, la prima ordinanza timbrata nella giornata di ieri dal tribunale del capoluogo – come spiega “Il Gazzettino” di Treviso – dà piena ragione alla residenza sanitaria assistenziale, confermando le sospensioni per tutti e sei gli operatori all’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale nei confronti del personale sanitario.

Nessuna sospensione del provvedimento e, meno che mai, nessun pagamento dello stipendio o di un indennizzo, come invece richiesto dal primo operatore che, rivoltosi al giudice, contestava le modalità della Rsa e lamentava la violazione della privacy. Ma il tribunale ha respinto ogni richiesta, evidenziando che il dipendente – in precedenza – aveva espresso la decisione di rifiutare il vaccino anti Covid-19 e, successivamente, non si era sottoposto alla visita per l’idoneità con il medico competente aziendale. Nella sentenza, infatti, si legge che per tutelare le persone fragili, il datore di lavoro della Rsa può prendere provvedimenti contro il personale non vaccinato.

L’operatore sanitario, infatti, deve prendersi cura della propria salute, di quella dei colleghi e di tutti gli altri soggetti presenti sul luogo di lavoro. E a tutti coloro che si appellano alla libertà di scelta e invocano la Costituzione – come l’infermiera no vax di Chivasso (Torino), di recente balzata alle cronache nazionali per la sua posizione oltranzista – il giudice (seppur indirettamente) replica: I diritti e le libertà individuali vanno bilanciati e dimensionati al fine di garantire un delicato equilibrio con l’interesse della collettività. E ancora, la libertà del lavoratore di non sottoporsi alla vaccinazione non può esimere il datore di lavoro dall’obbligo di adottare tutte le misure per la tutela dell’integrità fisica del lavoratore in questione, degli altri dipendenti nonché degli ospiti soggetti fragili.

Nell’apprendere la sentenza, il presidente della Rsa Villa Belvedere, Marco Tappari, ha commentato: Si conferma che abbiamo agito correttamente. Auspico che adesso le persone coinvolte facciano tutte le valutazioni plausibili. Restando in Veneto, è stata segnalata all’Opi l’infermiera dell’Ulss 2 Marca Trevigiana che lo scorso 21 maggio, a Mestre (Venezia), era stata fotografata senza mascherina insieme ad altri colleghi no vax durante la manifestazione davanti all’ospedale dell’Angelo. Come riporta “La Tribuna di Treviso” infatti, l’operatrice sanitaria è stata segnalata all’Ordine delle professioni infermieristiche che, in questi giorni, ha avviato un procedimento nei suoi confronti. Secondo l’Ulss 2, partecipando alla manifestazione, l’infermiera avrebbe espresso la sua opposizione al vaccino, aggravata dal fatto di non aver neppure indossato la mascherina.

Giornalista

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