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Epatite acuta nei bambini, l’Oms fa il punto

di Redazione Roma

L’Oms ha condotto una prima analisi della nuova e tuttora sconosciuta serie di episodi di epatiti tra i bambini di cui non si conosce la causa, non essendo presente nessuno dei virus ad oggi noti (virus dell’epatite A, B, C, D ed E). Il paese più colpito è il Regno Unito con 114 casi. In Italia i casi sono 4. L’adenovirus è stato rilevato in almeno 74 e Sars-CoV-2 è stato identificato in 20 casi di quelli testati. Inoltre, 19 sono stati rilevati con una coinfezione da Sars-CoV-2 e adenovirus. Ad ogni modo, mentre gli esperti a livello mondiale ancora non si sbilanciano, le misure di prevenzione comuni per l’adenovirus e altre infezioni comuni includono il lavaggio regolare delle mani e l’igiene respiratoria.

Analisi OMS sull'epatite sconosciuta tra i bambini

Epatite sconosciuta tra i bambini, Oms: 169 casi in 11 paesi, in bambini tra 1 mese e 16 anni di vita. Un morto e 17 trapianti

Da quando, lo scorso 15 aprile, è stato pubblicato l’Oms Disease outbreak news dal titolo “Acute hepatitis of unknown aetiology: the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland” sono proseguite le segnalazioni di casi di epatite acuta di origine sconosciuta tra i bambini.

L’adenovirus è un’ipotesi possibile, rende noto l’Oms nell’aggiornamento sui casi che hanno colpito, al 21 aprile 169 bambini, aggiungendo che le indagini sono in corso e specificando il ragionamento che ha condotto a tale conclusione (attendendo ulteriori verifiche). Non è ancora chiaro, infatti, se si sia verificato un incremento dei casi di epatite oppure un aumento della consapevolezza dei casi di epatite che si verificano al tasso previsto, ma che non vengono di prassi rilevati.

Al 21 aprile di quest’anno, come anticipato, sono stati segnalati almeno 169 casi di epatite acuta di origine sconosciuta da 11 paesi nella regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità e un paese nella regione delle Americhe dell’Oms. Sono stati segnalati casi – di età compresa tra 1 mese e 16 anni – nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (Regno Unito) (114), Spagna (13), Israele (12), Stati Uniti d'America (9), Danimarca (6), Irlanda (5), Paesi Bassi (4), Italia (4), Norvegia (2), Francia (2), Romania (1) e Belgio (1).

Diciassette bambini (circa il 10%) hanno richiesto un trapianto di fegato, mentre è stato segnalato almeno un decesso. L’adenovirus è stato rilevato in almeno 74 casi e del numero di casi con informazioni sui test molecolari, 18 sono stati identificati quale tipo F 41. Sars-CoV-2 è stato identificato in 20 casi di quelli testati. Inoltre, 19 sono stati rilevati con una coinfezione da Sars-CoV-2 e adenovirus.

La sindrome clinica tra i casi identificati è l’epatite acuta (infiammazione del fegato) con enzimi epatici decisamente elevati. Molti casi hanno riportato sintomi gastrointestinali (compresi dolore addominale, diarrea e vomito) che hanno preceduto la presentazione con epatite acuta grave e livelli aumentati di enzimi epatici.

La maggior parte dei casi non aveva la febbre. I virus comuni che causano l’epatite virale acuta (virus dell’epatite A, B, C, D ed E) non sono stati rilevati in nessuno di tali casi. I viaggi internazionali o i collegamenti ad altri paesi sulla base delle informazioni oggi disponibili non sono stati identificati come fattori, spiega l’Oms.

Il ruolo degli adenovirus

Nonostante l’adenovirus rappresenti ad oggi un’ipotesi come causa sottostante (Una nuova variante con una sindrome clinica distinta oppure una variante che circola regolarmente che ha un impatto più grave sui bambini più piccoli immunologicamente ingenui, hanno rilevato gli esperti), non spiega del tutto la serietà del quadro clinico. L’infezione da adenovirus di tipo 41, il tipo di adenovirus coinvolto, non è stata in precedenza collegata a tale presentazione clinica.

Gli adenovirus rappresentano agenti patogeni comuni che di prassi provocano infezioni autolimitanti. Si diffondono da persona a persona e più comunemente determinano malattie di tipo respiratorio, ma a seconda del tipo possono anche provocare altre patologie come gastroenterite, congiuntivite e cistite.

Esistono oltre 50 tipi di adenovirus immunologicamente distinti che possono causare infezioni nell’essere umano. L'adenovirus di tipo 41 si presenta tipicamente come raffreddore lieve, diarrea, vomito e febbre, spesso accompagnati da sintomi respiratori. Fattori quali l’aumento della suscettibilità tra i bambini piccoli a seguito di un livello inferiore di circolazione di adenovirus nel corso della pandemia di Covid-19, la potenziale comparsa di un nuovo adenovirus e la confezione da Sars-CoV-2 devono essere comunque ulteriormente approfonditi.

Le ipotesi inerenti gli effetti collaterali dei vaccini Covid-19 non risultano supportate, allo stato attuale, poiché la stragrande maggioranza dei bambini affetti non ha ricevuto la vaccinazione Covid-19. Altre spiegazioni infettive e non infettive devono essere scartate per stimare e gestire completamente il rischio.

L’Oms e l’Ecdc scendono in campo

Sono in corso ulteriori indagini nei paesi che hanno identificato casi e comprendono storie cliniche ed esposizioni più dettagliate, test tossicologici nonché test virologici/microbiologici aggiuntivi. I paesi interessati hanno anche avviato una serie di attività di sorveglianza rafforzata. L’Oms e l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, stanno sostenendo i paesi con le indagini in corso e raccogliendo informazioni dai paesi che segnalano casi.

Tutte le informazioni disponibili sono ulteriormente diffuse dai paesi attraverso le loro reti per l’epatite e organizzazioni cliniche come l’Associazione europea per lo studio del fegato (Easl), la Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid) e la Società europea di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (Espghan).

Raccomandazioni dell’Oms

Va da sé che sono indispensabili ulteriori lavori per identificare nuovi casi, sia nei paesi attualmente colpiti sia altrove. L’aspetto prioritario è determinare la causa di tali casi per affinare ulteriormente le azioni di controllo e prevenzione. Le misure di prevenzione comuni per l’adenovirus e altre infezioni comuni includono il lavaggio regolare delle mani e l’igiene respiratoria.

Nel frattempo gli Stati membri sono fortemente incoraggiati a identificare, indagare e segnalare potenziali casi corrispondenti alla definizione del caso. Le informazioni epidemiologiche e sui fattori di rischio dovrebbero essere raccolte e presentate dagli Stati membri all’Oms e alle agenzie partner mediante meccanismi di segnalazione concordati. Eventuali collegamenti epidemiologici tra i casi potrebbero fornire indizi utili per rintracciare la fonte della malattia. Le informazioni temporali e geografiche sui casi, nonché i loro contatti stretti dovrebbero essere riesaminate per potenziali fattori di rischio.

L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di eseguire test su sangue, siero, urina, feci e campioni respiratori, nonché campioni di biopsia epatica (se disponibili), con un’ulteriore caratterizzazione del virus che comprenda il sequenziamento. Altre cause infettive e non infettive devono essere studiate a fondo. Infine, sulla base delle informazioni ad oggi disponibili, l’Oms non suggerisce alcuna restrizione ai viaggi e/o al commercio con il Regno Unito o qualsiasi altro paese in cui vengono identificati casi.

La situazione in Italia

Per fare maggiore chiarezza, nel nostro paese ha preso il via un’indagine che concerne tutti i centri epatologici pediatrici. L’indagine in questione è stata avviata dalla Società italiana di gastroenterologia epatologia e nutrizione pediatrica (Sigenp), che ha spiegato: Si tratta di una survey volta a fotografare la situazione nazionale in merito a questi casi di epatite acuta o insufficienza epatica acuta. L’approdo finale sarà comprendere, viene ancora precisato, quanti casi, in questo momento, sono in trattamento in Italia e se abbiamo evidenze di un maggior numero di casi rispetto agli anni precedenti. Serve verificare un eventuale incremento anomalo.

Giornalista

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