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La contestualizzazione della nostra professione

di Fabio Albano

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GENOVA. È sufficiente sfogliare un quotidiano per comprendere che la situazione economico-sociale del nostro "bel paese" è drammatica. Naturalmente Noi Infermieri non siamo esclusi da nessuna dinamica riguardante i "massimi sistemi". La crisi profonda che ha colpito, oramai da anni il mondo del lavoro in Italia e in Europa ci ha investiti tanto quanto tutte le altre categorie di lavoratori.

La mancanza di risorse economiche, conseguenza dello sciupio di denaro pubblico, della  scarsa capacità del mondo politico, della  finanzializzazione di quello industriale e dell'incredibile numero di leggi e leggine che hanno consentito la delocalizzazione della produzione, unite alla scarsa propensione ad affrontare in modo serio e congruo la situazione da parte di noi italiani, tutti, hanno portato il sistema paese al collasso. Nessuna categoria ne è stata esclusa!

 

Ceramente verranno tempi migliori, le curve Gaussiane in materia di macro-economia fanno fede sulla ciclicità. Ma intanto bisogna uscire dal pantano per permettere alle famiglie di sopravvivere al periodo. Pure il mondo della sanità sta attraversando un difficile e tortuoso periodo di mutamenti. I deficit regionali impongono strette paurose al sistema salute pubblica. La spending review ha tagliato ingenti risorse economiche con conseguenze che hanno colpito, anche, le retribuzioni e il ridimensionamento degli organici, con esiti negativi sui processi di cura.

 

Da un po' di tempo si parla di come permettere ai Giovani Colleghi di poter entrare, in maniera stabile e sicura, nel mondo della Sanità. E qui l'argomento si fa ostico e abbisogna di un minimo di crudezza per poter essere spiegato! Cari Giovani Colleghi difficilmente tutti Voi troverete impiego nel "tradizionale" sistema sanitario pubblico. Come tanti di Voi hanno già iniziato a fare dovrete, se volete proseguire su questa strada, immaginarvi situazioni differenti.

 

Il mondo del lavoro è in continua mutazione, il "posto fisso" presto non esisterà più e saremo tutti dei precari! Naturalmente questa situazione rappresenta una vera e propria "tragedia" per il Vostro futuro, non solo professionale. L'invito e a non farvi stuzzicare da chi, seduto e incollato al "carreghino" pone come ostacolo, alla Vostra professione, noi Infermieri "anziani". Sappiate che non ci è possibile uscire, prima dei termini consenti dalla legge, dal mondo produttivo per una serie di ragioni che appiano abbastanza evidenti, ma che vale la pene di ricordare, almeno in parte: chi va in pensione prima del massimo consentito è soggetto a una notevole riduzione della quota mensile dell'assegno pensionistico, già discretamente ridotto dal passaggio dal regime retributivo a quello contributivo, chi è, quasi, in odor di traguardo lavorativo ha, solitamente, dei figli over 25 che se non sono dei disoccupati, risultano, quanto meno, essere degli inoccupati, e chi deve provvedere al loro, parziale, soddisfacimento delle personali esigenze, se non i genitori?

 

Due motivi solamente, ma sufficientemente importanti!

 

Il periodo di crisi che stiamo affrontando non ci fa, a noi italiani, perdere certi antichi vizi! Un esempio su tutti: chi ha scelto di fare il sindacalista, magari a tempo pieno, lo faccia fino in fondo! Non cavalchi l'onda per potersi affacciare a mondi diversi verso cui, probabilmente, nutre una scarsa predisposizione, se non quella dell' "affaire" personale. Siamo stufi di persone che le studiano tutte pur di affrancarsi dal modo del lavoro; lo sappiamo che è dura lavorare, ma è un diritto/dovere da cui nessuno dovrebbe sottrarsi! Se si sceglie di indossare una casacca nell'intento di rappresentare la categoria, si abbia, almeno, quel minimo di serietà morale che è dovuta ai rappresentati!

 

Il corporativismo è vizio e male antico di questa nazione. La frammentazione giova a chi ci muove come burattini! Non si esce da questa crisi strutturale e sistemica da soli! Noi infermieri abbiamo bisogno di tutti i lavoratori di tutte le categorie!

 

Il sindacato se vuole tornare ad assumere un minimo di significato, deve percorrere strade diverse, partendo dal reclutamento; persone serie! Che non fanno del sindacato solo per uscire dal ciclo produttivo! Sarà molto difficile, per loro, recuperare tutto il terreno perduto in questi ultimi 30 anni. Si rifletta un attimo sul significato del sindacato oggi: dal punto di vista della credibilità è stato raggiunto il minimo storico, dal punto di vista contrattuale non ha alcuna forza, dal punto di vista del sistema paese brancola nel buio senza alcuna propositività, dal punto di vista della sicurezza del lavoratore ha perso l'autobus affidando la materia agli uffici competenti e a figure professionali, come gli Psicologi. Allora qual è il significato della sua esistenza oggi?  Per come sta interpretando il suo ruolo, il sindacato lo definirei un dinosauro!

 

Piace concludere questa, amara, disamina con un invito rivolto ai nostri Collegi IPASVI: mantenete saldi e separati i significati della Vostra/Nostra esistenza dalle persone che ambiscono fare "carriera" in politica o attraverso il sindacato! E date un "buon esempio" ai Nostri giovani e al paese intero!

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