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Mobilità, gli esiliati del Lazio: Fateci tornare a casa

di Redazione

Dopo anni di sacrifici e di esilio chiedono il rispetto del legittimo diritto di ritornare a lavorare nella propria terra. Sono gli esiliati del Lazio: madri, padri, figli, mogli costretti all'esilio a causa dei problemi economici della Regione Lazio. Riteniamo - scrive il Movimento Esiliati del Lazio Sanità (Mels) nella lettera indirizzata al ministro Giulia Grillo - che il confine tra discrezionalità amministrativa e violazione del principio di imparzialità sia stato ampiamente superato.

Mels scrive a Grillo: Abbiamo il diritto di tornare nella nostra terra

La protesta Mels del 20 ottobre 2017

Al centro di tutto - di nuovo, dopo la protesta in piazza dello scorso anno – c’è la mobilità regionale ed extraregionale del personale sanitario nella Regione Lazio, con particolare riferimento al personale del comparto.

Sì, perché se da un lato in regione Lazio si denuncia la carenza di organico – scrivono nella lettera gli Esiliati del Mels - allo stesso tempo si rifiutano le domande di quelli che vogliono lavorare nel Lazio: ci sembra un immenso paradosso.

Un paradosso, perché – continua la lettera – a fronte del totale di 2700 unità (infermieristiche) previste nel Piano Triennale di Fabbisogno di personale per il triennio 2018-2020, per la figura dell’infermiere (ad esempio) è stato previsto un reclutamento mediante mobilità extraregionale per 58 unità in tutta la regione.

La sproporzione appare evidente (circa il 2%), anche considerando la carenza di organico grave più volte denunciata dagli organi di stampa e organizzazioni sindacali. Per noi professionisti vincitori di pubblici concorsi questi numeri sono un vero insulto.

Oltretutto per le altre figure professionali facenti parte di Mels non abbiamo avuto risposte in merito alle quote riservate alle mobilità.

Pensiamo che sia sproporzionato riservare 58 posti alla mobilità per infermieri rispetto al totale di 2700 assunzioni e riteniamo che sia poco trasparente non comunicare le quote riservate per le altre professioni

Tra i punti sui quali il Mels focalizza la lettera e la propria battaglia vi sono numerosi avvisi pubblici che sono stati espletati nel precedente triennio, molti dei quali prevedevano la copertura temporanea di “posti vacanti”, nonostante fossero presenti nella regione graduatorie valide di mobilità che potevano essere utilizzate per coprire la posizione per cui è stato fatto l’avviso, ed evitare quindi la spesa sostenuta dalla Regione per espletare quegli avvisi e segnalazioni secondo le quali alcune sigle sindacali hanno fatto espressa richiesta alla regione Lazio di esonerare dalle prove preselettive il personale precario avente diritto alla riserva del 50% dei posti nei concorsi pubblici (applicazione del decreto Madia).

Una battaglia, quella per il rientro nella propria Regione, che il Movimento Esiliati del Lazio Sanità (Mels) combatte da oltre due anni. Chiediamo – conclude il Mels - che le nostre istanze vengano accolte e i nostri diritti non vengano lesi, in quanto anche noi siamo residenti nella regione Lazio, e anche noi e le nostre famiglie abbiamo fatto enormi sacrifici, esattamente come i lavoratori precari e tutti gli altri cittadini.

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