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aggressioni in ospedale

Napoli, al Pellegrini aggredito un altro infermiere

di Redazione Roma

Ennesimo episodio di violenza nel Pronto soccorso dell’ospedale, dove un uomo, stanco di attendere il proprio turno, ha dato in escandescenze e colpito con un pugno il vetro divisorio del reparto. Il personale sanitario: Siamo stanchi di stare sempre in trincea, alla mercé di chiunque intenda sfogare la sua rabbia.

Aggressioni in ospedale, gli infermieri: stanchi di stare in trincea

Continuano le aggressioni al personale sanitario all'interno degli ospedali

Si è consumato l’ennesimo episodio di violenza all’interno del Pronto soccorso dell’ospedale dei Pellegrini a Napoli. Solo pochi giorni fa un paziente aveva aggredito un infermiere di triage a causa della lunga attesa. Risultato: il professionista sanitario è stato medicato e ha avuto una prognosi di 3 giorni per ferita lacero contusa ed ecchimosi.

Oggi torniamo a parlare di un nuovo, deprecabile episodio, un violento scontro verbale tra un uomo ricoverato in codice verde e i sanitari che lo tenevano in cura. L’uomo, secondo quanto riportato dallo stesso personale sanitario, stanco di quella che considerava un’attesa eccessivamente lunga, ha prima dato in escandescenze e quindi è passato alle vie di fatto, colpendo con un pugno il vetro divisorio del reparto che accoglie il Pronto soccorso.

La furia cieca e ingiustificabile si è per fortuna fermata all’atto vandalico (poco tempo fa sempre a Napoli, questa volta al Pronto soccorso dell’ospedale evangelico Villa Betania, un paziente aveva distrutto qualsiasi cosa gli capitasse a tiro: dalla barella al computer del triage, dalle stampanti alle porte scorrevoli di accesso). È stanco il personale sanitario, di stare costantemente in trincea, alla mercé di chiunque intenda sfogare la sua rabbia. Noi facciamo di tutto per offrire un servizio degno all’utenza, ma dall’altra parte occorrerebbe anche comprendere che siamo esseri umani e che abbiamo diritto ad un minimo di comprensione. L’ultimo episodio violento fa coppia con quello altrettanto violento che si è registrato a inizio settimana. Venire a lavorare sta diventando sempre più un terno al lotto e dobbiamo sperare ogni giorno di riuscire a tornare a casa sani e salvi dopo una giornata di lavoro.

Gli episodi di violenza – anche feroce – sono ormai all’ordine del giorno all’interno degli ospedali campani, ma nelle altre regioni la situazione va comunque monitorata. E i casi simili non mancano. Come in Emilia Romagna, per essere precisi all’ospedale Sant’Orsola di Bologna (città dove lo scorso agosto un’infermiera del “Maggiore” era stata sommersa da una serie di improperi su Facebook, perché si era mostrata felice di essersi vaccinata); qui un paziente, conclusa la registrazione al triage, si è scagliato in maniera inspiegabile contro una professionista sanitaria. A denunciarlo è la segretaria territoriale del NurSind, Antonella Rodigliano, che lamenta (a ragione) anche un’insufficiente attenzione al fenomeno.

Certo, alcune novità in merito – procedibilità d’ufficio, inasprimento delle pene per chi aggredisce, protocolli operativi con le forze di polizia per assicurare interventi tempestivi – sono state introdotte dalla Legge 14 agosto 2020, n. 113 “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni” pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 224 del 9 settembre 2020 e in vigore dal 24 settembre 2020. Ma nonostante il governo sia corso ai ripari con una legge ad hoc poco o nulla è cambiato. E poi, da quando è esplosa la pandemia, e ancor di più con il principio della campagna vaccinale anti-Covid, le aggressioni verbali e fisiche contro i sanitari si sono letteralmente moltiplicate.

Giornalista
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