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Nursing Up: infermieri precari in aumento del 63%

di Redazione Roma

Secondo il presidente nazionale De Palma il quadro è desolante. Al contempo, si calcolano circa 100mila infermieri dipendenti in meno negli ultimi 6 anni. Dai numeri emerge che in Italia mancano 80mila infermieri. E ancora, le difficoltà legate gli stipendi. Quello medio è inchiodato a 1.400 euro al mese, conclude.

Infermieri precari, Nursing Up: quadro desolante

Concorso infermieri a Ferrara: per soli due posti presso l’Asl sono oltre tremila i candidati. Per essere più precisi, si tratta di 3.037 infermieri, con la prova scritta che si svolge oggi e domani presso 4 padiglioni fieristici. E proprio questa notizia rappresenta un “pretesto”, per il Nursing Up, per porre in essere una serie di riflessioni a più ampio respiro. Partendo, appunto, da quanto sta avvenendo nella città emiliana, dove non deve ingannare il gran numero di partecipanti, poiché per la maggior parte sono tutti professionisti precari che chiedono un posto fisso, avendo lavorato alacremente durante il Covid, spiega Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up.

Ed eccolo, l’interrogativo fondante: Quale futuro si prospetta per la nostra sanità se si prosegue ad assumere col contagocce? Una domanda che cela non poca inquietudine, ma che i sindacati del personale infermieristico si pongono. Anche (e soprattutto) alla luce di quei pochi concorsi che ci sono, con a disposizione pochissimi posti a tempo indeterminato. Quando invece occorrerebbero (eccome) infermieri stabilizzati.

I numeri non mentono: a livello nazionale mancano 80mila infermieri. Ma le promesse di governo e Regioni – puntualizza De Palma –, nel momento più complesso, ovvero quello dell’emergenza pandemica, si sono tradotte in 31.990 unità inserite da nord a sud, di cui tuttavia solo 8.757 assunte a tempo indeterminato. In modo particolare, il sud Italia si attesta su numeri desolanti con soli 690 contrattualizzati a tempo indeterminato a fronte di 8.085 reclutamenti. Quindi il presidente nazionale del sindacato degli infermieri cita i dati Ocse. Abbiamo 2,5 infermieri ogni medico, la media tra le più basse d’Europa.

Senza considerare un altro aspetto, tutt’altro che irrilevante, ovvero che gli infermieri italiani sono preparati e competenti, ma tra i meno pagati d’Europa (il misero stipendio medio inchiodato a 1.400 euro al mese, tra i più bassi del vecchio continente, spiega De Palma). Soprattutto, continua a scendere il numero dei dipendenti del Ssn. Tra il 2009 e il 2017 l’Italia ha perso 46.500 operatori sanitari, con una contrazione del 6,2%. In particolare, l’Oms – che ha chiesto ai delegati degli Stati membri di concordare una serie di piani per l’assunzione di oltre 6 milioni di infermieri nel globo – stima che entro il 2030 ci sarà una carenza mondiale di oltre 9 milioni di infermieri e ostetriche.

Tornando in Italia, in un suo report del 2015 la Fnopi sosteneva che su 440mila iscritti all’albo, 371mila erano gli infermieri dipendenti occupati. Dato all’epoca confortante. Gli infermieri dipendenti a contratto nelle strutture pubbliche nel 2020 sono 269mila su 456mila iscritti all’albo. Di loro quanti sono precari oggi?

Allo stesso tempo, però, De Palma ricorda che i dati della Corte dei Conti del 2020 sul precariato sono allarmanti. E se il personale medico precario è cresciuto, lo stesso si può dire anche di quello infermieristico: tra tempo determinato e interinali il numero è passato dalle 9.769 unità del 2012 alle 15.991 del 2017, un incremento del 63%. E si calcolano quasi 100mila infermieri dipendenti in meno negli ultimi sei anni. Dettagliando, i contratti a tempo determinato sono aumentati del 58% (+4.959 unità) e quelli interinali del 96% (+1.262 unità). C’è ancora tanto, troppo, da fare.

Giornalista
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