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Sardegna: gli infermieri scarseggiano e alcuni si licenziano

di Redazione Roma

Organici carenti e turni massacranti. Nella regione la carenza di professionisti sanitari si fa sentire e, soprattutto nei grandi ospedali, alcuni preferiscono licenziarsi. Il responsabile regionale del NurSind, Anedda: Intervenire con l’aumento del numero dei posti nelle università, così non può durare a lungo.

Carenze di organico e turni massacranti, in Sardegna servono infermieri

Pochi infermieri e molto lavoro: la Sardegna è in affanno

In Sardegna è caccia aperta agli infermieri. Nel senso buono del termine, poiché i professionisti sanitari sono diventati sempre più rari e la situazione potrebbe anche aumentare di criticità.

Una proiezione, questa, formulata dal coordinatore del NurSind Sardegna, Fabrizio Anedda, che più volte ha rimarcato come nella regione gli infermieri si sentano dimenticati dalle istituzioni.

E in merito alla carenza di personale infermieristico, il sindacato – che lo scorso 31 maggio aveva manifestato davanti alla sede del Consiglio regionale, a Cagliari – ritiene si tratti di un’eredità del passato, probabilmente peggiorata nel corso dell’ultimo anno. Se ci si fonda sugli accreditamenti, la carenza degli infermieri dovrebbe corrispondere a circa 2.500 unità. Ma se si prendono i parametri secondo i quali ci dovrebbe essere un professionista sanitario ogni 6 pazienti, allora la stima oltrepassa quota 4.000.

Poco personale dedicato e molto lavoro: l’equazione non dà spazio a fraintendimenti e, in questo modo, si creano delle condizioni lavorative fuori dall’ordinario. Incalza Anedda: Abbiamo numerosi casi di colleghi che si sono licenziati poiché si sono trovati ad affrontare condizioni di lavoro ai limiti del vivibile. Ciò avviene in particolare nei grandi ospedali, dove si è concentrata la maggior parte dell’attività.

Gli ultimi dati Istat disponibili riportano che nel 2017, in Sardegna, il personale dipendente del Servizio sanitario nazionale era di 20.963 unità, di cui circa il 40% (8.294) costituito da personale infermieristico. Sono trascorsi quattro anni e la situazione non è migliorata. Tutt’altro. Riprende Anedda: Non sono mai stati rispettati i criteri per l’accreditamento, quindi è sopraggiunta la legge quota 100 che ha ridotto ancora di più il personale. E ancora, numerosi professionisti sono andati in pensione senza essere sostituiti. Inoltre, mentre prima c’è stato il blocco del turn over, poi c’è stato lo sblocco al 50% ma nessuna traccia di concorsi pubblici. Infine sono giunte le sospensioni nei confronti degli infermieri no vax (poche settimane fa il Tar della Sardegna ha detto no al ritorno al lavoro per 173 sanitari, dipendenti di strutture pubbliche contrari a vaccinarsi e per questo sospesi dall’impiego e dallo stipendio).

Insomma, il numero dei professionisti sanitari è inferiore rispetto al fabbisogno della Sardegna, che è rilevante. E in merito alla necessità di implementare il personale non ci sono dubbi di sorta. Ma quali correttivi si possono applicare per uscire da questa situazione emergenziale? Occorre intervenire con un’integrazione del numero dei posti nelle università, disponendo così di più professionisti possibili, risponde Anedda. E l’apprensione, da parte del segretario regionale del NurSind, non accenna a dissiparsi. Siamo preoccupati poiché i colleghi non reggono più i turni e le prestazioni aggiuntive non sono più sufficienti. Quest’ultime sono sorte per fronteggiare l’emergenza pandemica, ma si tratta di un sistema che non può essere mantenuto all’infinito.

Giornalista
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