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Testimonianze

Andrea Panella, Infermiere Penitenziario: "lavoro saltuariamente e al Sud non fai l'Infermiere!"

di Angelo

AndreaPanella

Il nostro interlocutore è un giovane neo-laureato che sbarca il lunario facendo "forzatamente" il libero professionista al servizio di una cooperativa. E' anche noto per essere il nipote di Tiziana Panella, conduttrice di La7, che ci ha svelato come la sua famiglia sia piena di Infermieri.

NAPOLI. "Buonasera, lavoro da circa un anno presso il centro detentivo di Secondigliano nel Napoletano (...), una 'occupazione' pressoché irrisoria, sotto tutti i punti di vista; lavoro a chiamata, probabilità elevata di lavorare pochissimi giorni al mese, retribuzione al 30% dell'importo per intero versato dall'Asl; ti inseriscono in questo meccanismo con due vincoli invalicabili, apertura P. Iva e cassa previdenziale Enpapi, per una spesa totale annua del 30% del fatturato".

Ha esordito così Andrea Panella, Infermiere poco più che ventenne, noto pure per essere il nipote di Tiziana Panella (la sua è una famiglia ricca di Infermieri, come scopriremo più avanti nel nostro servizio), ormai nota conduttrice della trasmissione "Tagadà" di La7, intervistato da Nurse24.it per raccontare il precariato in terra campana.

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Andrea Panella, costretto a lavorare con P.Iva pur di fare l'Infermiere a Secondigliano.

"A conti fatti dovrei chiedere soldi a qualcuno per far fronte alle spese: nessun beneficio dal lavoro svolto, nessuna tutela legale e nessuna copertura assicurativa; questa era la premessa; ovviamente rispecchia a pieno il lavoro che ti fanno svolgere all'interno del centro detentivo - spiega a Nurse24.it - con tutta franchezza non riesco a definirmi infermiere in quella struttura, ma penso di essere un mero esecutore di azioni (somministrazione di terapia orale e/o endovenosa ad esempio), sotto il controllo vigile della guardia penitenziaria e del detenuto che ti costringono ad effettuare tali procedure in tempi, luoghi e modi non da te decisi; fare l'infermiere penitenziario significa dimenticare e velocemente quanto appreso durante il percorso formativo, scordarsi di essere un professionista sanitario autonomo, profilo redatto da una legge come ben sappiamo, ma ovviamente non ha voce in capitolo (in quanto infermiere e per di più novello). L'adattamento e il mio punto di forza (...); avrei anche un'altra testimonianza da raccontarvi, quella di volontario presso il Polo ospedaliero Monaldi, reparto di medicina ad indirizzo cardiovascolare, ma preferisco tenermela per me".

Andrea ha studiato a Roma presso l'Università "Tor Vergata" (sede di Sora) e vive attualmente a Napoli, dove lavora saltuariamente come Infermiere.

Lo abbiamo intervistato. Vediamo cosa e come ha risposto alle nostre domande.

Come giudica la tua scelta di studiare Infermieristica, vista la tua situazione attuale?

Ovviamente non potrei che giudicarla positivamente, per 3 semplici motivi: in primis era il lavoro che auspicavo di praticare sin dall'inizio degli studi primari, venendo comunque da una famiglia dove mia madre già esercitava questa professione e altri 4 parenti tutti infermieri; secondo perché essendo a contatto spesso e volentieri con la parte brutta della vita di una persona, capisci quanto vale quello che hai e quindi è un lavoro che ti permette di arricchirti continuamente; ovviamente non in termini economici; terzo perché c'era una diramazione tale nel percorso di studi successivo alla triennale che il proseguirli e quindi decidere autonomamente la strada da percorrere è molto più ampia rispetto ad altri percorsi di studio.

Durante i tuoi studi universitari, pensi di essere stato formato adeguatamente rispetto alle reali richieste del mercato di lavoro dopo la laurea?

La formazione ricevuta è stata di ottimo livello, anche se il percorso formativo non naviga parallelamente alla richiesta di mercato, restando due percorsi distinti e separati. La scuola come è stata denominata da qualche mio ex docente, pensava alla formazione professionale, come si suol dire ad insegnare il "mestiere", la richiesta di mercato, nulla, pari a meno di un terzo delle richieste di personale in merito ai laureati e laureandi annui, e' invece frutto di anni passati e attuali di mal governo, che ovviamente non permettono di mettere in atto quello appreso durante il percorso, e ti mettono nelle condizioni con un cappio alla gola tipo "guinzaglio" di adattarti a tutto.

Hai mai pensato di seguire la strada dell'impiego estero magari in Francia, in Inghilterra, in Germania o in Belgio?

Si lo pensato di andare via dall'Italia così da essere quell'uno in più che andava ad incrementare il numero ormai crescente a dismisura di cervelli in fuga, la meta che avevo scelto era la Germania, avevo i colloqui a marzo ma hanno sospeso il tutto, le altre destinazioni citate non mi allettavano più di tanto, vedendo nella nazione tedesca il modello di vita da seguire in toto.

Hai studiato in una università del centro-sud: pensi di essere stato formato bene?

La quarta risposta è già stata risposta all'interno della seconda.

Cosa ne pensi della recente polemica tra Infermieri e La7?

Penso semplicemente che ci sia stato un frainteso, non credo che una TV come La7, che produce programmi fatti bene e dall'alto contenuto civico e culturale, abbia voluto fare del male agli Infermieri. Non penso che l'idea della conduttrice fosse quello di far passare gli Infermieri in cattiva luce e di discriminarci (...).

Grazie Andrea!

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