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Cefalea a grappolo, fino a 5 anni per una diagnosi

di Redazione

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MILANO. Fino a 5 anni per una diagnosi. E' il ritardo con cui un paziente colpito da cefalea a grappolo, mal di testa talmente grave da essere stato ribattezzato 'cefalea da suicidio', scopre la causa dei suoi forti dolori. Cinque anni in cui si susseguono attacchi ripetuti che colpiscono un solo lato della testa. La patologia ha una descrizione clinica ben definita, in cui si elencano sintomi come un occhio rosso che lacrima, la narice chiusa o che cola in un paziente che cammina agitato su e giù per la stanza. Eppure, da uno studio condotto dall'Istituto neurologico nazionale Mondino e dall'Ucadh (University Consortium for Adaptive Disorder and Head Pain) di Pavia risulta che la diagnosi di questa particolare forma di cefalea è "troppo spesso errata o ritardata nella pratica clinica".

L'allarme è stato lanciato dall'agenzia di stampa Adnkronos.

 

Secondo i dati emersi dalla ricerca, presentata in occasione del XXVII Congresso nazionale Sisc (Società italiana per lo studio delle cefalee) in corso a Perugia, trascorrono in media dai 4 ai 5 anni prima che il paziente possa ricevere una corretta diagnosi e indicazioni terapeutiche giuste.

 

Prima di arrivare al traguardo, però, la 'vittima' della cefalea a grappolo bussa alle porte di più di 2 medici. Lo studio è stato condotto su un campione di 144 pazienti colpiti dalla patologia (106 italiani e 28 provenienti da Paesi dell'Est), di età compresa tra i 20 e i 65 anni, che svolgono attività lavorative diverse (principalmente operai o dipendenti, ma ci sono anche disoccupati, manager, amministratori delegati).

 

Al primo attacco, spiegano gli autori del lavoro, circa i due terzi dei pazienti si rivolge a un medico, più frequentemente al neurologo (56%) o al medico di base (36%), ma anche allo specialista in otorinolaringoiatria e al dentista. Ed è in questa fase che si registrano i principali errori diagnostici: la cefalea a grappolo viene scambiata per nevralgia trigeminale, sinusite o cefalea tensiva, si chiamano in causa persino i problemi dentali o la depressione. Non mancano procedure errate: dalle avulsioni dentarie multiple alla causticazioni/asportazione di varie terminazioni nervose, procedure inutili e costose, segnalano gli esperti.

 

I trattamenti suggeriti ai pazienti prima della diagnosi sono sintomatici, generalmente si tratta di Fans (antinfiammatori non steroidei) e analgesici di scarsa efficacia. In attesa della diagnosi corretta, i pazienti le provano tutte per liberarsi dei dolori lancinanti. C'è chi si affida a trattamenti non farmacologici come l'agopuntura o la fisioterapia o persino chi opta per la rimozione di denti.

 

"Tra il primo episodio di cefalea a grappolo e il primo consulto in un Centro cefalee trascorrono mediamente 4-5 anni con inevitabili conseguenze sulla qualità di vita di chi è affetto da questa patologia particolarmente dolorosa", commenta Fabio Antonaci del Centro cefalee del Mondino.

 

"Solo dopo una diagnosi corretta di cefalea a grappolo, spiega l'esperto, è possibile fornire un'appropriata terapia farmacologica preventiva e, all'occorrenza di un attacco, sintomatica, generalmente a base di triptani". Nei centri specializzati "possiamo avvalerci di casistiche e di studi scientifici approfonditi e abbiamo procedure che ci consentono di individuare tempestivamente la diagnosi, soprattutto quando parliamo dell'ancora poco conosciuta cefalea a grappolo".

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