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Cesareo, un uso inappropriato

di Angela Iula

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EBOLI. Il parto cesareo è un intervento chirurgico nato come bisogno di dare assistenza ad alcune donne in dolce attesa che per diverse problematiche non sono in grado di procedere a un parto naturale. Nonostante tutti i dati, le polemiche e gli inviti, l’Italia continua a compiere cesarei senza un reale motivo di salute. Ciò avviene soprattutto nelle regioni centro-meridionali e nelle strutture private.

Nel nostro Paese il ricorso al parto chirurgico raggiunge un’incidenza del 38,2%, contro una media che l’Organizzazione mondiale della sanità stabilisce dover essere del 15%, e che in Europa si attesta al 20-25%. Bisogna sottolineare che i valori massimi di cesarei sono stati registrati in Campania (61,6%) e Sicilia (52,8%), e cifre superiori al 40% si rilevano in tutte le regioni del centro-sud, ad eccezione della Sardegna.

 

Migliori i valori di alcune regioni del Nord, che si collocano notevolmente al di sotto della media nazionale, come Friuli-Venezia Giulia (24%), Toscana (26%), Trentino Alto Adige (25%). Il ministero della salute ha promosso nel febbraio 2012 un’indagine volta ad appurare le reali motivazioni di questo aumento percentuale spropositato e proprio il divario tra le Regioni é, secondo l'allora Ministro Balduzzi, un aspetto "assolutamente intollerabile".

 

Si passa dal 23% del Friuli al 62% della Campania. E senza che un maggiore ricorso al cesareo porti a un miglioramento degli esiti clinici. Tuttavia riscontriamo delle differenze tra strutture pubbliche e private: la maggior frequenza di tagli cesarei si ha infatti nei centri nascita privati (61% nelle case di cura private accreditate e 75% in quelle non accreditate) rispetto a quelli pubblici (35%). Dunque occorre un percorso di sensibilizzazioni alle donne in dolce attesa che si stanno affacciando al mondo del parto, affinchè esse siano a conoscenza dei pro e dei contro di tale procedimento e affinchè possano avere finalmente la possibilità di scegliere con la propria testa su cosa sia meglio per loro stesse e per i loro figli.

 

 

I PRO E I CONTRO DEL PARTO CESAREO 

 

PRO. Si può certamente affermare che il taglio cesareo è meno doloroso del parto naturale, trattandosi di un intervento chirurgico in anestesia totale o in taluni casi in anestesia loco-regionale. Il bambino inoltre non incorre, nelle seppur rare, complessità espulsive, non ci sono pericoli di lacerazioni del perineo e il neonato non dovrà sostenere sforzi nell’attraversamento del canale del parto. Qualche disturbo potrebbe manifestarsi nel caso in cui il bambino venga raggiunto dall’anestetico e indugia in una condizione di sonnolenza per i primi due giorni.

 

CONTRO. Spesso un parto violento, altamente medicalizzato, ha conseguenze negative sulle relazioni con il bimbo, l'allattamento e le relazioni di coppia. Alle donne che chiedono il cesareo non viene detto che questo 'taglietto' ha dei rischi maggiori rispetto al parto:

  • aumento del rischio di malattie respiratorie, asma;
  • infezioni dell’orecchio;
  • problemi di stomaco;
  • allergie della pelle;
  • rischio di diabete;
  • sindrome della morte infantile;
  • triplica il rischio di mortalità materna;
  • riduce la possibilità di avere altri figli;
  • aumenta il rischio di gravidanze extrauterine.

 

Il taglio cesareo, inoltre, è stato associato a numerosi danni a lungo termine, come la formazione di aderenze addominali e dolori pelvici cronici. Il cesareo è un intervento chirurgico e come tale non esenta dai rischi tipici di ogni operazione e dalla probabilità di infezioni successive. Inoltre l’operazione subita obbliga la mamma ad almeno 24 ore di completa immobilità e ad un periodo più lungo (in genere sei settimane) di riposo in cui non è possibile guidare, sollevare pesi o fare sforzi.

 

La permanenza del piccolo in ospedale si allunga in genere di un paio di giorni e può capitare che il bambino possa avere maggiori problemi di respirazione rispetto ai coetanei nati con il parto naturale. Infine il parto cesareo priva la donna del piacere di veder nascere il proprio figlio, cosa che in taluni casi può generare nella neomamma una iniziale sensazione di estraneità dal piccolo nelle prime ore dopo la nascita o un leggero senso di inadeguatezza.

 

 

QUANDO IL BISTURI E' NECESSARIO?

 

Il ricorso al cesareo deve avvenire quando proprio non si può fare altrimenti. Quando cioè il parto naturale potrebbe mettere a repentaglio l’incolumità di mamma o bambino. In presenza di complicazioni impreviste il cesareo avviene d’emergenza e rapidamente nonostante sia comunque necessario il benestare della partoriente. Negli altri casi si parla invece di cesareo "elettivo", programmato cioè con il proprio ginecologo quando vi sono dei fattori di rischio già venuti alla luce durante la gestazione.

 

 

  1. In particolare per quanto riguarda l’integrità del neonato, i motivi più frequenti per ricorrere al cesareo sono: l’eccessiva dimensione del bambino rispetto al canale pelvico della madre;
  2. la posizione del neonato che rende impraticabile un parto naturale;
  3. i segnali di sofferenza fetale;
  4. l’eccessivo prolungamento del parto;
  5. il fallimento dell’operazione di induzione del parto;
  6. la presenza di una gravidanza gemellare e di feti che si ostacolano a vicenda;
  7. la necessità di far nascere il bambino con urgenza.

 

Meno ricorrenti sono i motivi riguardanti la madre che potrebbero consigliare l’adozione del cesareo. Si interviene chirurgicamente se la vita della madre potrebbe essere messa a repentaglio da una grave gestosi (malattia della gravidanza che comporta, nel terzo trimestre della gestazione, gravi edemi e pressione alta) o se la gestante potrebbe rimanere vittima di gravi emorragie provocate da placenta previa o distacco anticipato della placenta.

 

 

IL PARTO CESAREO E LE MOTIVAZIONI DELLE AZIENDE

 

Esistono poi ulteriori motivazioni, forse le più note, che possono indurre al parto cesareo ma che diversamente da ciò che si pensa non sempre costringono alla scelta dell’intervento chirurgico:

  • La prima è di carattere economico: difatti un taglio cesareo viene pagato alle singole società ospedaliere come operazione chirurgica, cioè con una cifra nettamente superiore rispetto a quella corrisposta per un parto naturale;
  • a causa del minor numero di nascite, molte realtà ospedaliere preferiscono ricorrere all’operazione chirurgica per evitare contenziosi.

 

 

ECCESSIVA MEDICALIZZAZIONE NELLA SOCIETA’ MODERNA

 

A partire dal XVIII secolo è entrato sulla scena del parto e della maternità una sempre maggiore presenza, e una via via maggiore influenza maschile, fino ad allora quasi se non totalmente assente. Viene inoltre data maggiore fiducia e rilevanza all'approccio medico nelle questioni riguardanti il parto e la gravidanza.

 

Al tempo, inoltre, era stata la stessa medicina a non interessarsi a queste questioni, considerate marginali. Si viene a creare, in questo periodo, una convergenza di interessi provenienti da aree di interesse profondamente diverse: la medicina, appunto, la religione, le scienze sociali. L’esistenza e la sopravvivenza del feto all'interno del grembo materno acquisisce una rilevanza fino ad allora sconosciuta. A questo coincide una profonda modificazione della attività di assistenza.

 

Il luogo del parto si sposta dalla casa, agli ospizi di maternità, agli ospedali. Prima per quanto riguarda le partorienti illegittime o indigenti, per poi allargarsi via via a tutte quante le donne in dolce attesa. L'assistenza alla partoriente non viene più fornita dalle donne della famiglia e del vicinato, da mamme o levatrici, ma da medici e assistiti ostetriche diplomate.

 

La donna è, per la prima volta in questo contesto, sottoposta all'uomo, che detiene autorità e controllo. Questo è indicativo di una chiara elaborazione del parto e della gravidanza, in cui questi eventi vengono considerati medici, patologici fino a prova contraria, che devono essere dunque posti sotto il controllo ospedaliero, per scongiurare qualsiasi inconveniente, perché potenzialmente pericolosi per la donna, che viene perciò considerata una paziente: è il modello di parto medico.

 

La medicalizzazione viene giustificata dalle supposte esigenze del controllo del rischio, a partire dal presupposto che ogni gravidanza e parto sono pericolosi al punto da richiedere sempre il livello più alto delle cure .

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