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editoriale

Delibera Emilia Romagna. Sono ancora tante le perplessità degli Infermieri

di Domenica Servidio

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BOLOGNA. Da pochi giorni è possibile consultare integralmente l’aggiornamento della delibera Regione Emilia Romagna 220/2014, la quale approfondisce le “Indicazioni sui percorsi relativi alle pratiche assistenziali eseguite a domicilio da personale laico su pazienti con malattie croniche, rare o con necessità assistenziali complesse”.

L'argomento cardine della delibera è la centralità del paziente, del suo contesto e del ruolo che rivestono i familiari nella vita dell’assistito.

 

Viene ribadito quanto già affermato nella precedente delibera 427/2009 per quanto riguarda la valorizzazione del ruolo degli Infermieri nelle Cure Primarie e si fa riferimento a quanto espresso nella Delibera 313/2009 sul sostegno del Case Management nella Salute Mentale.

 

Inoltre vi è il riferimento alla Legge Regionale 2 del 28/03/2014 sul Riconoscimento e sostegno del care giver in cui l’Infermiere è identificato come referente ed educatore, nonché responsabile nel coinvolgimento del malato e del proprio care-giver ai PAI (Piani Assistenziali Individualizzati) e/o ai PTP (Piani Terapeutici Personalizzati).

 

L’allegato A della delibera descrive nello specifico che ciascun intervento o iniziativa deve essere autorizzata da un Responsabile Scientifico, il quale per la formazione ne dà informazione al Responsabile aziendale.

 

Il team di progettazione:

 

  • Valuta le necessità di addestramento sulla base dei PPA e/o dei PTP
  • Determina gli interventi da realizzare e le relative modalità di svolgimento
  • Valuta l’esito complessivo dell’intervento

 

Tale valutazione conclusiva verrà comunicata formalmente al paziente e/o familiare o cargiver e se l’esito risulta positivo, vi sarà il coinvolgimento degli stessi alle attività previste nei PAI/PTP esclusivamente per il paziente individuato.

 

Se per il paziente in questione non verrà attivata l’assistenza domiciliare, sarà lo specialista del team di riferimento a verificare periodicamente la necessità di retraining per i pazienti, familiari e caregiver coinvolti nei PAI/PTP.

 

L’allegato B evidenzia invece gli interventi di informazione e addestramento, che vengono identificati sulla base degli obiettivi e dei contenuti dei PAI e PTP.

 

È infatti responsabilità del team di presa in carico individuare, per ciascun paziente in assistenza domiciliare, i livelli di self care nell’ambito dei PAI; è responsabilità del medico specialista in ciò che concerne i PTP.

 

Tra gli obiettivi principali descritti nella delibera, vi sono quelli di sostegno alla vita quotidiana: alimentazione, respirazione, igiene personale, sonno, riposo, comunicazione, mantenimento della propria spiritualità, eliminazione urinaria ed intestinale, mobilizzazione attiva e passiva, mantenimento della temperatura corporea, controllo del dolore cronico e acuto, avvicinamento alla morte e cure di fine vita.

 

Gli obiettivi del self care sono rivolti in particolar modo alla gestione/assunzione della terapia, all’automonitoraggio dei parametri vitali e al controllo del dolore.

 

L’aggiornamento del testo sembra non aver chiarito appieno dove termini l’attività infermieristica e abbia inizio quella del personale laico. Gestire un paziente a domicilio ha notevoli complessità e nell’era della “questione infermieristica”, nella quale si parla tanto di competenze specialistiche, può risultare discordante quanto espresso nella delibera.

 

Può un team specializzato preparare adeguatamente un familiare e/o badante allo svolgimento di attività di sostegno alla vita quotidiana? L'assistenza di base è in questi casi sufficiente o c'è il rischio di incorrere in  pratiche specialistiche per le quali sarebbe fondamentale la presenza di personale sanitario? Se il sanitario non c’è, ci si può davvero accontentare di un ibrido saldo di mezza estate?

 

A voi commenti e riflessioni.

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